Si ascoltino i giovani di Bengasi

di Domenico Cinquegrana

Alcune cose mi sfuggono di mente…perché spesso le parole e i pensieri volano e si susseguono senza una coerenza logica…e ci si sente smarriti dinanzi ad accadimenti più importanti di noi.
So bene che, dinanzi alla tragedia della guerra, polemizzare ed esprimere le proprie opinioni dinanzi ad un pc è relativo, spesso irrispettoso.
Ma ho ancora in mente il grande entusiasmo ed ammirazione con i quali i giovani sinistrorsi italiani hanno guardato alle ribellioni del nord africa degli ultimi mesi. (altro…)

Quello che gli Occidentali non dicono

di Filippo Bovo

Parto subito con una doverosa premessa: questo è un articolo scritto fuori dai denti da una persona che non ritiene d’avere la verità in tasca e basato solo su dei semplici dati di fatto che esistono e di cui dobbiamo prendere atto indipendentemente dal fatto che ci piacciano o meno.
Non ho mai creduto agli interventi umanitari e alle guerre giuste e, d’altronde, anche coloro che tuttora vi credono forse farebbero bene a cominciare ad avvertire qualche dubbio se è vero che in Afghanistan, tanto per fare un esempio, le vittime civili oggi sono il doppio di dieci anni fa e in Kosovo i Serbi, a seguito di una polizia etnica al contrario, sono calati dagli iniziali 360mila a meno di 60mila unità. (altro…)

“La nostra Unità si chiama Costituzione”

di Antonio Anteneh Mariano e Salvatore Romeo (’84)

Mercoledì 17 è stato il “compleanno dell’Italia”, come qualcuno ha detto. Un tripudio di bandiere, inni, discorsi celebrativi ha inondato il paese. Di questa ricorrenza abbiamo voluto parlarne con il prof. Alberto Mario Banti, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Pisa. Autore di numerosi saggi sull’idea di “nazione italiana” (fra gli altri: La nazione del Risorgimento. Parentela, santità e onore alle origini dell’Italia unita, Einaudi 2007, Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo, Laterza 2011), Banti ha indagato in particolare le origini di questo concetto nell’ambiente risorgimentale. (altro…)

La giunta Stefàno fra le secche della fontana

di Pinuccio Stea

Non si può sfuggire alla forza evocativa dei simboli, che spesso racchiudono in sé discorsi e programmi, similitudini ed analogie.
La fontana di Piazza Ebalia è sicuramente uno dei simboli delle vicende politiche di questi ultimi decenni a Taranto.
Alla fine degli anni ’80 del secolo scorso Taranto, attraversata da una crisi di prospettiva del suo sviluppo e da conseguenti violenti contrasti tra le forze politiche ed interni alle stesse, decise di affidare le sue sorti, come già aveva fatto in altre fasi storiche (per esempio nel 1956, con l’elezione del democristiano Raffaele Leone, appoggiato anche dai voti decisivi dei neofascisti e dei monarchici), alla destra politica tarantina. Una destra estrema, violenta nel linguaggio e rozza nei comportamenti, cui appaltare lo smantellamento del sistema politico precedente e la costruzione di nuovi equilibri (altro…)

L’acqua nel tempo che viene

di Francesco Ferri

La maggioranza dei cortei finisce per riprodurre se stessa e i propri riti in maniera sempre uguale, stanca e trascinata. Macchina organizzativa perfetta ed efficiente, servizio d’ordine puntuale ed inflessibile, posizioni e distanze precostituite, comizio finale con scaletta preimpostata, chiusura immancabile, sicura e rassicurante del segretario di turno. Il risultato finale ci palesa come il manifestare in maniera collettiva le proprie idee e i propri desideri, in dinamiche del genere, venga percepito e autopercepito quasi come un’ennesima forma di conformismo, alla fine non troppo dissimile da tante altre. (altro…)

Quando la Puglia disse no all’atomo

di Gaetano De Monte

La tragedia giapponese, uno degli eventi sismici catastrofici più devastanti mai registrati, rimbalzando sui media di tutto il mondo ha avuto un effetto paradossalmente “positivo”, o meglio propositivo, nel nostro paese. Le immagini delle esplosioni dei reattori nucleari della centrale nipponica di Fukushima hanno scatenato infatti un dibattito decisamente aspro sul nucleare, facendo ripiombare sull’Italia l’incubo atomico – in nome anche di una genuina consapevolezza nazionalpopolare che fa dire “se esplodono quelle dei giapponesi, figurati cosa succederebbe da noi”. (altro…)

La lavagnetta di Tremonti ed il primo mostro del videogame

“La vita è un cioccolatino: non sai mai cosa ti capita”: questo fa dire nel 1994 un grande Tom Hanks a Forrest Gump, poliedrico personaggio “per caso” del film di Zemeckis; stessa cosa ogni Giovedì sera guardando Annozero: non sai mai cosa ti capita. Il 10 Marzo è capitato il Ministro dell’Economia Tremonti con i suoi “mostri”: è così che lui definisce da almeno due anni le fasi successive di una crisi ecnomica che non sembra avere mai fine.
Quando ho visto la lavagnetta e il pennarello, ho percepito l’atmosfera da grande evento – tipo Berlusconi che firma il “contratto con gli italiani” sulla scrivania in noce o Vespa cha fa indagini in diretta con annesso modellino in scala della casa di Cogne – e mi sono accomodato sul divano in religioso silenzio per assorbire gli insegnamenti del noto tributarista. (altro…)

Stritolati dal lavoro – recensione di “18.000 giorni – Il pitone”

di Salvatore Romeo (’85)

Si muove silente, all’apparenza inoperoso, non tradisce sussulti. Si avvicina alla sua preda con fare sinuoso, l’avvolge, e, raggiunta la stessa dimensione, la stritola – incurante della sua specie.
Il pitone, pur non essendo un serpente velenoso, è un predatore.
E’ affidato a questo rettile il compito di “trait d’union” tra la realtà italiana (e non solo) e la vicessitudine di un uomo all’apice della sua (poco fulgida) carriera. (altro…)