di Francesca Razzato
“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da essi che si misura il grado di civiltà di una nazione.” ( Voltaire )
Come osserva Michel Foucault “la strana pratica, e la singolare pretesa di rinchiudere per correggere” derivano da una nuova tecnologia sviluppatasi tra il XVI e il XIX secolo, caratterizzata da una serie di procedure dedite a controllare, incasellare, addestrare gli individui, per renderli docili e utili.
Se il XVIII secolo ha inventato la libertà, bene che appartiene a tutti nello stesso modo, la prigione che si fonda sul principio della “privazione della libertà” non poteva non essere la pena per eccellenza, e la più “egalitaria” possibile.
Sempre Foucault descrive la prigione come un apparato disciplinare esaustivo, che deve prendere in carico tutti gli aspetti dell’individuo. La sua azione deve essere ininterrotta, e il suo metodo di azione è la costrizione di una educazione totale, spesso attraverso i meccanismi della repressione e del castigo. (altro…)