Migranti: la libertà in gioco

di Francesco Ferri

Che il calcio sia, come ricorda Pasolini, l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo appare assolutamente condivisibile. Sembra altrettanto evidente che la partita giocata sabato pomeriggio, alla presenza di più di duecento spettatori, tra tifosi dell’ AS Taranto e i ragazzi tunisini ancora presenti a Manduria sfugga da ogni ipotesi di sacralità. (altro…)

“Vicolo dell’acciaio”: la classe operaia in “prima linea”

di Salvatore Romeo (’85)

Il tutto è riconducibile all’uno. Così teorizzava il filosofo di Stoccarda. E l’”uno” di Mino Palata è il quartiere Italia-Montegranaro. Il suo fulcro via Calabria 75.
In un trilocale più servizi Mino, il Generale – suo padre – e Liliana – madre di origini milanesi ma sradicata da così tanti lustri da aver perso ogni inflessione lombarda – trascorrono giornate simili a tante famiglie del siderurgico tarantino. Il filo conduttore delle loro vite è un comune destino fatto di stenti, telefonate improvvise, turni notturni massacranti, pelle arsa e sottile come carta velina. E quel vuoto incolmabile negli occhi di chi affronta la morte ogni giorno, mascherata nei modi più bizzarri, senza lamenti: alla strenua di una condanna da scontare e per cui ci si è professati colpevoli. (altro…)

A colloquio con Anna Rita Lemma

di Ernesto Voccoli

Anna Rita Lemma è senz’altro una degli esponenti politici di primo piano della città di Taranto. Prima dei non eletti alle passate elezioni regionali per il Partito Democratico con 4828 preferenze, al quarto mandato consecutivo in consiglio comunale, da sei mesi è Assessore alla Pubblica istruzione e alle Pari opportunità della giunta Stefàno. Insegnante di lettere e storia, ha fatto la trafila tra Pds, Ds e ora Pd. Una dei pochi reduci della opposizione consiliare alla giunta Di Bello, è stata tra coloro i quali hanno denunciato, portando i libri contabili in tribunale, il saccheggio delle casse comunali da parte delle giunte di centro-destra; operazione che portò alla dichiarazione di “dissesto finanziario” grazie ad un default di circa 900 milioni di euro. Con lei abbiamo parlato di politica locale e non solo. (altro…)

di Roberto Polidori e Salvatore Romeo (’84)

Si apre la settimana della Passione. Taranto si prepara a celebrare quello che è forse il suo più intenso simbolo di unità. Ma una comunità esiste se non si interroga su sé stessa? Se non mette “il dito nelle piaghe” sparse sul suo corpo? Abbiamo voluto improvvisarci moderni San Tommaso, convinti che chi scrive non debba “credere” nelle cose che passano di bocca in bocca, ma “vedere (e toccare)” soprattutto gli aspetti più dolorosi della realtà.
Abbiamo individuato due ferite aperte, che scavano a fondo il corpo della città e rischiano di portarlo alla paralisi: l’emarginazione di un’intera generazione e la frattura fra ambiente e lavoro. Per ciascuno di questi argomenti abbiamo organizzato un’iniziativa pubblica. La prima, dal titolo “Questa non è una città per giovani” (un confronto gli esponenti di alcune fra le realtà giovanili più vivaci della nostra città) si svolgerà lunedì 18, a partire dalle 16:00, presso la Facoltà di Giurisprudenza (via Acton, 77); la seconda, che abbiamo chiamato “Dentro e fuori la fabbrica” (un forum fra esponenti del movimento ambientalista e lavoratori dell’ILVA) si terrà mercoledì, dalle 17:00, a Palazzo Galeota (via Duomo, 124). Di seguito vi proponiamo alcuni degli spunti che animeranno i dibattiti. (altro…)

di Gaetano De Monte

33 anni, ma già importanti pubblicazioni alle spalle. E’ Alessandro Leogrande: giornalista, scrittore, vice-direttore della rivista di cultura “Lo Straniero”, fondata e diretta da Goffredo Fofi, fucina di giovani talenti come poche altre oggi in Italia (alcuni fra i nomi più interessanti emersi di recente nel panorama letterario italiano sono passati di qui: da Mario Desiati a Nicola Lagioia). Ma soprattutto tarantino che conserva un legame strettissimo con la città d’origine. L’ha raccontata per la prima volta poco più che ventenne in “Un mare nascosto” e si appresta a tornare sull’argomento nei prossimi mesi. Parlare con lui è come assistere alla crescita di un albero: i pensieri si diramano, mantenendo tuttavia sempre un’unità.

L’ultimo tuo libro, “Uomini e caporali”, ha segnato un passaggio significativo nel giornalismo d’inchiesta italiano: per la prima volta è stata ricostruita la vicenda degli immigrati dell’Est Europa ridotti in schiavitù nel Tavoliere. Ma nell’attuale panorama del mercato editoriale italiano (inclusi i periodici) è più o meno facile per un giornalista riuscire a raccontare realtà complesse in maniera ampia e dettagliata? Insomma, che spazio c’è per il lavoro d’inchiesta al momento nel nostro paese?

Un primo dato di fatto oggettivo che qui mi preme sottolineare è che oggi il giornalismo d’inchiesta tende a scomparire dai giornali, e ciò avviene non per precise scelte editoriali – non è quindi tanto un discorso di censura –, ma è piuttosto un problema di come sono costruite le stesse macchine dei giornali.

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Ambiente e lavoro: la lezione di Alex Langer*

di Alessandro Leogrande

Per tutta la vita Alexander Langer non ha fatto altro che saltare muri, attraversare confini culturali, nazionali, etnici, religiosi. Fin da ragazzo si è impegnato a favore della convivenza inter-etnica nella sua terra, l’Alto Adige/Sudtirolo, si è speso per sgretolare i blocchi monolitici contrapposti tra italiani e tedeschi, evitare la rappresentazione del Sudtirolo per “gabbie”, e aprire a una nuova dimensione delle relazioni umane, sociali e politiche. Ma Langer è stato anche molte altre cose: giornalista, insegnate, militante di base e poi dirigente in Lotta continua, parlamentare europeo. Negli anni ottanta è stato tra i maggiori animatori del movimento “verde”; negli anni novanta un costruttore di ponte tra “linee nemiche” in Bosnia e nei Balcani, fortemente orientato dalla ricerca di soluzioni concrete di pace, inter-etniche e dal basso, che mettessero insieme i “traditori” delle rispettive parti, sulla base di quelle elaborate molti anni prima nel suo Sudtirolo. (altro…)