di Gaetano De Monte
Le competizioni elettorali in Puglia, ad eccezioni di alcune lodevoli eccezioni, ed in determinati momenti storici, hanno sempre avuto una triste fama. Sin dai primi anni del 1900, quando il sistema giolittiano al potere, servendosi di ogni mezzo – di ogni corruzione e di ogni violenza – fece di questa regione, e del Mezzogiorno più in generale, una terra di conquista per i deputati ministeriali. Lo stesso allargamento del suffragio non contribuì, soprattutto nei primi anni del secolo, a mutare di senso la lotta politica, che restava, priva di motivazioni politiche specifiche, dominata dalle beghe personali ed amministrative dei singoli deputati, e ancorata agli interessi delle loro clientele al potere nei comuni, come nelle province. Mascherati con etichette politiche intercambiabili, le varie fazioni locali si scontravano e si battevano al solo scopo di conquistare il deputato governativo che da Roma permettesse poi il perdurare di quel “sistema”, attraverso il quale ottenere impieghi, appalti, favori di ogni genere. “ Le stesse autorità politiche provinciali, non esitavano a praticare contro gli oppositori tutti i mezzi repressivi in loro potere”[1]. E le masse popolari venivano coinvolte passivamente in una battaglia elettorale che, in qualunque modo si fosse risolta, non avrebbe portato loro alcun vantaggio, ma solo perpetuato lo scandalo ”della deputazione meridionale, di questa corte di vili” [2] . (altro…)