Vendola e i 70 mila detenuti

di Annarita Digiorgio

Nichi Vendola nei suoi ultimi interventi nei talk nazionali, Ballarò e Annozero, a una domanda sulla riforma della Giustizia ha risposto che il vero problema della Giustizia italiana sono i settantamila detenuti. Vero. L’Italia è il paese europeo che ha avuto l’aumento più consistente di popolazione carceraria dal 2007 a oggi. Secondo i dati del ministero della Giustizia a fine 2010 erano ristretti nelle patrie galere 67.961 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 45.022 posti. In pratica, circa 150 persone devono dividersi lo spazio previsto per 100. L’ultimo aggiornamento fornito dal Ministero, datato 28 febbraio, porta la cifra a 67.615.

Questo dimostra che a nulla è servito quel provvedimento, erroneamente chiamato Svuotacerceri, che esperti cronisti giudiziari come Travaglio avevano soprannominato indulto mascherato, e che invece ha permesso di scontare l’ultimo anno ai domiciliari a meno di mille detenuti. Lo scorso anno ne sono morti in cella 173, di cui 66 per suicidio. Il legame tra Riforma e Carcere sottolineato da Vendola è palese: per notarlo a colpo d’occhio basta guardare un solo dato. Il numero dei detenuti per carcerazione preventiva, in attesa di condanna definitiva: 28.478, quasi la metà del totale.

Quindi è indubbio che Vendola abbia ragione, il problema della giustizia in italia è il problema delle carceri. E’ per questo che i Radicali da anni lottano per una Riforma che comprenda responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere, depenalizzazione dei reati senza vittima, amnistia. L’onorevole Rita Bernardini insieme ai suoi altri 8 colleghi parlamentari radicali trascorre tutti i suoi fine settimana a far visita agli istituti penitenziari della penisola, compilando per ognuno articolati e dettagliati dossier che puntualmente si trasformano in interrogazioni parlamentari al Ministro della Giustizia: sono più di 600 quelle che ormai pendono sulla scrivania di Alfano in attesa di risposta.
Ma Vendola, invece, che cosa fa?
Lo sa il Presidente della Regione Puglia, qual è la regione d’Italia peggio ridotta?
La sua. 4.621 presenze a fronte di 2.528 posti regolamentari, con un esubero di 88 detenuti ogni 100 posti. E lo sa Vendola che come Presidente ha grande responsabilità sulle sue 13 carceri?

Un affollamento del 182 %. Gli imputati 2.055 (43,4%). Quelli che lavorano, all’ultima rilevazione, 125. Al 28 febbraio 2011 i detenuti agli arresti domiciliari in base alla legge ‘Svuota-carceri’ 128 di cui 8 stranieri.
Dal 1 gennaio 2010 ad oggi sono morti negli Istituti di pena della Puglia 10 detenuti, 6 dei quali per suicidio. 6 nel carcere di Lecce, come il primo registrato nelle carceri italiane nel 2011. Salvatore Morelli, 35 anni, di Foggia. Trovato morto all’alba del primo giorno del 2011 nella sua cella di Borgo San Nicola.
Lecce che lo scorso anno si è aggiudicata la bandierina nera come carcere con più decessi: 5 (2 per suicidio), mentre negli ultimi 5 anni nelle celle di Borgo San Nicola hanno perso la vita 17 persone, delle quali 7 per suicidio. In tutta la Puglia 9 i morti del 2010.
Di questo degrado non ne fanno le spese solo i detenuti, ma la comunità penitenziaria tutta. L’ultima notizia da Borgo San Nicola è del 18 febbraio quando un agente della polizia penitenziaria è stato trasportato presso l’ospedale Vito Fazzi, poiché aggredito da alcuni detenuti. A Lecce la polizia penitenziaria è cosi in carenza d’organico che un poliziotto penitenziario è costretto a sorvegliare una utenza tripla rispetto all’ordinario: un agente per oltre 70 detenuti.
Le cose non vanno meglio nel carcere di Taranto, dove è stata in visita qualche settimana fa il Sottosegretario per la Giustizia Elisabetta Cesellati, la quale all’uscita ha definito quello un “buon carcere. Senza problemi di sovraffollamento”. I dati? Al 31 dicembre, 619 detenuti per una capienza di 315. Il doppio di quelli regolamentari. Questo per la Sottosegretaria vuol dire che non c’è sovraffollamento. Un carcere che ha fatto cronaca gli scorsi mesi a causa delle sue criticità Strutturali con il crollo di un cornicione, con interi settori che attendono ristrutturazione interna, il muretto dei colloqui che la legge ha vietato ancora eretto a impedire ai parenti di scambiarsi persino un abbraccio. Tutto sospeso per carenza di stanziamenti. Un istituto in cui, come raccontava Claudio, un ex detenuto di Taranto a Riccardo Arena, conduttore di Radiocarcere, trasmissione cult di Radioradicale, ci sono attività al massimo per 20 detenuti.
Questo è un buon carcere per la Sottosegretaria Casellati?

Avrebbe potuto fargliela Vendola questa domanda quando il Sottosegretario era a Taranto. E invece tacque.

Speriamo riuscirà a farla invece ad Angelino Alfano, si il Ministro che sta proponendo la riforma. Se per Vendola il vero problema della Giustizia sono i 70mila detenuto, ci aspettiamo da lui che ne chieda conto al Ministro. L’occasione potrebbe essere proprio nei prossimi giorni. A fine marzo infatti è previsto l’arrivo in Puglia di Alfano per l’inaugurazione di una nuova sezione presso il carcere di Trani. Sezione di 70 posti. Ne verrano rinchiusi sicuramente 150. Senza che a questo segua una politica d’indirizzo preventivo da parte di chi ha responsabilità a livello di amministrazione penitenziaria regionale. Senza che a questo corrisponda un aumento del personale di polizia penitenziaria, gia carente di 300 unità in regione.
Glielo dica Presidente al Ministro come stanno i nostri detenuti. Senza spazio, senza lavoro, senza speranza, senza dignità.

Oppure no, forse è meglio che non glielo dice. Perché poi Alfano potrebbe risponderle “e lei, Vendola, l’ha nominato il Garante dei detenuti?”
Già, il Garante, una figura che aspettiamo da 5 anni. Da quando lei firmò la Legge 19 del 10 luglio del 2006, che all’art 31 istituiva l’Ufficio del Garante, e impegnava la su Giunta ad approvare il regolamento
per la composizione e il funzionamento dello stesso entro 180 giorni.
Quel regolamento è stato emanato il 29 Settembre 2009 (n.21). Tre anni dopo.
Nel regolamento ha stabilito che il “Consiglio regionale procederà all’elezione del nuovo organismo entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore”. Siamo nel 2011 e in Puglia il Garante ancora non l’abbiamo. Le proporzioni aumentano: se per il regolamento 180 giorni sono diventati 3 anni, per la nomina 90 giorni quanti diventeranno?

In quel regolamento è stabilito che il Garante promuoverà iniziative positive mirate alla tutela dei diritti costituzionali delle persone sottoposte a limitazioni della libertà à personale: recupero e reinserimento sociale, cura e salvaguardia della salute, istruzione, formazione professionale e lavoro”. Chi ci pensa nel frattempo, signor Presidente?
E’ un suo dovere rispettare la Legge. Legge che tra l’altro lei stesso ha firmato.

E’ dovuto venire apposta in Puglia quest’estate Marco Pannella per ricordarglielo. Per ricordarle la condizione dei detenuti in Puglia, senza spazi, senza lavoro, senza dignità. Per ricordarle la Legge che lei ha firmato.
Lei ha risposto “nella prima riunione utile di settembre la giunta proporrà la terna di candidati alla carica di Garante” e “invito sin da ora Pannella a partecipare alla seduta del consiglio regionale che dovrà eleggere questa figura estremamente importante per la difesa dei diritti dei detenuti”. Grazie a quella sollecitazione la terna è stata finalmente depositata a fine novembre, Pannella sta ancora aspettando impaziente il suo invito per la nomina.
Nell’attesa l’On. Rita Bernardini ha presentato una proposta di legge per estendere la facoltà di sindacato ispettivo nelle carceri, oggi limitata a parlamentari e consiglieri regionali, anche a Sindaci e Consiglieri di Provincia. Stiamo raccogliendo le adesioni di Sindaci e Presidenti di tutt’Italia per supportarla. Il Sindaco di Bari e di Lecce hanno già firmato. Invito quelli delle altre città ad aderire. Magari aspettando la Regione, possono far qualcosa loro.
Non è uno Stato civile l’Italia. E non è una regione civile la Puglia.
Nonostante esista un obbligo in tal senso da parte delle Nazioni Unite, l’Italia non ha mai istituto un organismo indipendente di controllo dei luoghi di detenzione. In Parlamento un disegno di legge per questo pende da troppo tempo.
Alcune competenze, quella sanitaria in maniera esclusiva dall’entrata in vigore del D.P.C.M. 1 Aprile 2008 con il trasferimento della stessa dal Ministero della Giustizia al Sistema Sanitario nazionale (quindi regionale), ma anche la formazione professionale, l’inserimento lavorativo, l’integrazione sociale, sono di pertinenza e responsabilità territoriale. Per questo sono stati istituiti i Garanti regionali.
Il problema della Giustizia italiana sono i 70 mila detenuti. Lo ha detto Vendola.  Ora faccia qualcosa.

1 comment

  1. Mina Lafratta Marzo 30, 2011 11:07 am 

    Le carceri e tutti i problemi correlati non sono altro che lo specchio del decadimento abissale dell’ Italia e della regione Puglia.

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