di Roberto Polidori
Non sono un giornalista stipendiato da una testata. Non ho voce in capitolo nel determinare i delicati equilibri politici della mia particolare servile bella città, studio l’economia e sono convinto che una parte delle sciagure umane siano strettamente connesse ai conflitti d’interesse economico generati dall’esercizio delle attività che l’uomo stesso sviluppa sulla terra. Rivendico il diritto di formarmi un’opinione – la MIA opinione – su problematiche vitali afferenti la quotidianità del mio nucleo familiare. Ma non vivo su un’isola, perciò ritengo essenziale un seria e matura presa di coscienza collettiva di tali problematiche con chi lo voglia fare, una socializzazione delle esigenze, indipendentemente dalla condivisione di vedute: la moltitudine informata è una forza politica.
Mi sono sempre chiesto se il degrado ambientale a Taranto – che considero una problematica vitale per la mia famiglia e per la collettività – possa essere affrontato cercando di non strumentalizzare gli scudi umani che lavorano all’interno delle industrie inquinanti o presunte tali: la moltitudine strumentalizzata è una leva politica azionata da poche persone (spesso per interessi non collettivi).
Per maturare la mia opinione, ritengo essenziale riferirmi direttamente alla fonte che considero attendibile (meglio se le fonti sono più di una) e farmi illustrare in modo semplice – come se fossi un bambino di quattro anni – quali siano le grandezze in gioco delle problematiche da analizzare. Una volta maturata la mia opinione cerco di capire quali siano le incongruenze tra enunciazione di principi e comportamenti pratici dei miei compagni di viaggio e delle istituzioni preposte al governo del territorio e al recepimento delle istanze della comunità. Cerco di capire anche le incongruenze tra il mio pensiero e le mie azioni.
Ho visto ed ascoltato per la prima volta il Dott. Gianluigi De Gennaro Il 22 Marzo 2011 in occasione dell’evento pubblico organizzato dalla Dott.ssa Lina Ambrogi Melle e dal Dott. Romandini (Rotary Club Taranto) per presentare un macchinario di nuova concezione capace di misurare particolari emissioni inquinanti. Per capire chi sia Gianluigi De Gennaro basta interrogare un motore di ricerca su Internet dopo aver digitato “ Gianluigi De Gennaro Taranto”.
Lo contatto telefonicamente il giovedì successivo all’evento e gli invio le domande via mail il venerdì. Mi risponde via mail alle 3:48 del mattino di domenica 27 Marzo, dopo un week-end di lavoro a Servola (Ts): anche questo dettaglio può contribuire a delineare il profilo complessivo della persona e il sua attenzione per il nostro territorio che va ben oltre l’interesse professionale. Grazie.
Buongiorno dottore. Potrebbe illustrare brevemente al lettore la Sua attività?
«Sono ricercatore di Chimica dell’Ambiente presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari. Sono Coordinatore del Gruppo Interdivisionale di Scienza e Tcnologie degli Aeorosol (GISTA) della Società Chimica Italiana»
Quali specifici studi ha effettuato sull’inquinamento a Taranto?
«Dal 2003 ho effettuato periodicamente indagini sulla qualità dell’aria di Taranto per la realizzazione di progetti finanziati»*
Ci dice brevemente cosa sono gli IPA ed il benzo(a)pirene e quale pericolo comportino per la salute umana ed animale?
«Gli IPA, idrocarburi policiclici aromatici, sono molecole che vengono immesse in atmosfera principalmente in seguito a processi di combustione incompleta che non realizzano l’ossidazione esaustiva della sostanza organica. Alcuni di questi sono classificati come possibili o probabili cancerogeni: il benzo(a)pirene, considerato dalla normativa vigente, è classificato come accertato cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)».
Perché Lei ha deciso di interessarsi di Taranto in particolare?
«Mi occupo da 15 anni di fenomeni di inquinamento atmosferico, sono pugliese, metto a disposizione del territorio le mie competenze, tanto più per una questione così drammatica come questa di Taranto».
Data per appurata la gravità della situazione ambientale della nostra città, Lei denota un miglioramento o un peggioramento complessivo della compromesso quadro tarantino?
«Il monitoraggio sistematico degli inquinanti pericolosi è molto recente. Solo un monitoraggio sistematico nel tempo può consentire tale valutazione. Ritengo che se ci sono state variazioni nella concentrazione di benzo(a)pirene in atmosfera negli ultimi 3 anni si debbano attribuire a temporanee riduzioni delle attività dell’area siderurgica».
Come giudica i recenti dati ARPA sui livelli di benzo(a)pirene nell’aria di Taranto?
«Confermano che la popolazione dei Tamburi è esposta a livelli di concentrazione di benzo(a)pirene, un accertato cancerogeno, significativi e comunque superiori a quelli indicati nella normativa e che il legislatore ha considerato socialmente accettabili».
Hanno senso i limiti “socialmente” accettabili di emissioni in ambiente per inquinanti di questo tipo?
«Lì dove per una sostanza, in relazione alla sua pericolosità, non si può esprimere un livello di concentrazione che garantisca l’assenza di un impatto sulla salute della popolazione, qualora la comunità ritenga strategiche per lo sviluppo della stessa le attività che determinano la produzione di detta sostanza, l’unica possibilità resta quella di fissare un limite che rappresenti un compromesso tra le necessità di sviluppo e la salvaguardia della salute della popolazione. Non avviene solo per il benzo(a) pirene: gran parte della normativa ambientale contiene limiti o valori obiettivo così stabiliti».
Può confermarci che l’inquinamento di Taranto è prodotto da numerosissime tipologie di inquinante, che si indaga solo sugli inquinanti conosciuti e non si può avere una stima dell’effetto dannoso sulla salute umana causato dall’incredibile mix degli stessi?
«Questo vale non solo per l’inquinamento di Taranto. Monitoriamo fondamentalmente le molecole note, i parametri che riteniamo influenzino la qualità dell’aria che respiriamo. Spesso solo quelli previsti dalla normativa. Con l’acquisizione di nuove conoscenze scientifiche sulla pericolosità delle sostanze, implementiamo nuove metodologie di monitoraggio sperando che la normativa vada di pari passo. Non conosciamo la completa composizione dell’aria che respiriamo. Ma non conoscere tutto non significa non conoscere niente!!! Quando le concentrazioni di un parametro rappresentativo della produzione di microinquinanti organici, come il benzo(a)pirene, sono elevate è legittimo dedurre che possano essere elevate anche le concentrazioni di altri microinquinanti organici, che come noto dalla letteratura rappresentano la parte più tossica oltre che più consistente del particolato respirabile. Ma non solo IPA. Tra le emissioni diffuse va studiata anche la pericolosità dei metalli aerodispersi dei parchi minerari. Chi può garantire che non vi sia un rischio associato alle elevate concentrazioni di Fe e di Mn [Ferro e Manganese – NdR] presenti in atmosfera nell’area tarantina? Concentrazioni così elevate si verificano in molte altre parti del mondo? Il Manganese in atmosfera è normato anche negli USA. Credo che lì dove i parametri della qualità dell’aria, indipendentemente dalla normativa, dovessero assumere valori significativamente differenti da quelli generalmente misurati , in assenza di informazioni tossicologiche sugli scenari espositivi che si verificano, si dovrebbe a buon diritto applicare il principio di precauzione».
Secondo lei Taranto può essere definita come una delle città più inquinate d’Europa?
«Non credo che sia rilevante fare delle classifiche, soprattutto nelle disgrazie. Sicuramente a Taranto ci sono rilevanti criticità ambientali; quast’area rappresenta di certo una priorità per la nostra regione e per questo deve essere oggetto di attenzioni che vanno al di la’ dell’ordinario».
Ritiene che i controlli effettuati dall’ARPA siano asaustivi per determinare il livello di emissioni inquinanti del polo industriale tarantino?
«L’ARPA Puglia è molto cresciuta in questi 5 anni. Nonostante le ridotte risorse credo stia esprimendo un importante risultato sul territorio tarantino. Ha effettuato rilevanti investimenti in termini di risorse umane e strumentali in quest’area. Ha percepito la straordinarietà del problema e lo sta affrontando adeguatamente. Per certi aspetti rappresenta un modello per le altre agenzie regionali. Per quanto concerne le misure di qualità dell’aria ha stretto forti collaborazioni con le università e gli enti di ricerca pugliesi garantendosi il supporto scientifico necessario per affrontare problematiche complesse come questa di Taranto».
Secondo Lei l’ILVA è ecocompatibile?
«Considerata la prossimità ad aree ad elevata densità abitativa e l’impatto cospicuo sui diversi comparti ambientali, strategici per lo sviluppo della nostra comunità, ritengo di no. A meno di significativi ridimensionamenti della produzione o di variazioni strutturali, che per quel che concerne l’impatto sulla qualità dell’aria significa eliminare/ridurre drasticamente la produzione di inquinanti da sorgenti non convogliate».
Il 22/03/2011 Lei ha illustrato le caratteristiche tecniche dell’Echocem Pas 2000, il rilevatore portatile di IPA da 1,3 Kg acquistato dal Rotary di Taranto presieduto dal Dott. Romandini ed affidato a Peacelink di Taranto presieduto dal Prof .Marescotti. Quali sono le proprietà salienti dello strumento e perché rappresenta una novità assoluta?
«Ha grandi potenzialità che si possono riassumere nell’elevata definizione temporale delle misure che consente rilevazioni in tempo reale, e nella trasportabilità, rilevante per le attività in campo».
Le misurazioni hanno valore legale? Possono cioè certificare una relazione diretta tra emissioni industriali ed inquinamento a Taranto?
«Non hanno valore legale se per legali si intendono le misure effettuate ai sensi della normativa vigente. Le misurazioni dell’Ecochem Pass 2000 se associate ai valori degli strumenti convenzionali certificati possono rilevare la presenza di una relazione tra le emissioni industriali e le concentrazioni di IPA in atmosfera. E’ proprio qui l’utilità di questa strumentazione».
Il prof. Marescotti vorrebbe sistemare l’Echocem Pass 2000 in diversi punti della città, in modo tale da mappare le emissioni di IPA e determinarne la differente concentrazione nell’aria al variare della direzione dei venti. Un’altra idea prevede una misurazione in continua da parte di eco-sentinelle disposte a girare per Taranto magari con biciclette. Un “tecno-sogno”, si è detto. Alla luce dell’interessante esperimento illustrato dal prof. Marescotti ai presenti, Lei la considera un’idea valida e se si perché?
«Serve per accrescere la consapevolezza dei cittadini sul problema: perchè si possano direttamente rendere conto delle sorgenti e dei fenomeni che governano i livelli di concentrazione di IPA in atmosfera. Personalmente avrei preferito una collocazione fissa dello strumento magari integrando con un ulteriore punto la rete di ARPA. Forse perché io ho un “sogno istituzionale”».
Lei studia l’inquinamento di Taranto da molto tempo. Ritengo, quindi, che avrà parlato con molte persone della comunità scientifica e con qualche uomo delle istituzioni. Lei, naturalmente, è un uomo oltre che uno scienziato e ha manifestato chiaramente il Suo pensiero non solo in occasione dell’avvenimento organizzato dal Rotary, ma anche in occasioni precedenti. «Qui non si tratta di valutare se si è superato 1 ng/mc oppure no. Nel caso dei cancerogeni, anche stando al di sotto della soglia legale ci sono dei rischi per la salute umana. E questo discorso vale per la diossina, il benzene, il piombo. C’è da chiedersi: la città sostiene grandi costi ambientali e sanitari, ma quali benefici ottiene in cambio? Perché non pretende la copertura dei parchi minerali e la riduzione delle emissioni diffuse?» In altre occasioni ha detto: «In questi ultimi anni è cresciuta notevolmente la cultura e la sensibilità ambientale ma ora l’approccio ai problemi deve cambiare. L’ambiente è una risorsa e la sua gestione deve rientrare nella sfera economica del sistema, non può essere più lasciata ad interventi estemporanei, ma ad una gestione organica che tenga conto delle possibilità tecnologiche a disposizione e del territorio dove si interviene. Per questo la politica e l’impresa devono confrontarsi con la comunità scientifica, ma non semplicemente per parlarne, ma per trovare insieme le soluzioni». Che idea si è fatto della “politica” e dell’ “impresa ” a Taranto? Secondo Lei l’approccio ai problemi ambientali è cambiato?
«Mi occupo principalmente di comprendere i fenomeni ambientali più che quelli politici. In ogni caso confermo quello che lei ha riportato. Da osservatore esterno, credo che qualcosa stia cambiando: ma forse si procede a scossoni: tipico di una dinamica conflittuale fatta di assestamenti successivi. Credo che non basterà il responsabile accanimento diagnostico per risolvere le criticità ambientali tarantine: serve un confronto franco tra gli interessi della comunità e quelli dell’impresa. In assenza di questo tutto si perpetrerà secondo il solito gioco delle parti, ancestrale per il caso Taranto, un classico per il nostro paese. Chi ha la responsabilità di fare gli interessi della comunità deve essere determinato nell’imporre le condizioni minime di accettabilità sociale. Dall’altra parte ci deve essere un’impresa che riconosca lealmente i propri impatti e che valuti l’opportunità e l’interesse di fare business alle condizioni poste dalla comunità».
Nel dibattito finale il Dott. Mazza, consigliere regionale, ha giudicato l’evento utilissimo per aiutare a definire ciò che in medicina lui chiama “diagnosi” dell’inquinamento a Taranto, «il problema – dice Mazza – è la “terapia”, ossia la soluzione economica che liberi la città dalla grande industria salvaguardando i posti di lavoro». A parte il fatto che iniziative di ogni tipo concorrono nel mantenere alta l’attenzione della collettività sulla questione, Lei crede che il connubio “inquinamento Taranto-grandi industrie adiacenti alla città” abbia bisogno di ulteriori diagnosi?
«Sono 4 anni che diciamo che una diagnosi c’è. L’ho ribadito all’incontro del Rotary, mi ha fatto piacere la citazione del Dott. Mazza.
Un approfondimento diagnostico definirà ulteriormente la dinamica dei fenomeni, renderà l’interpretazione inconfutabile, ma non aggiungerà molti altri elementi per individuare una terapia.
Chi determina gli impatti dovrebbe essere consapevole delle proprie responsabilità, se non lo fosse sarei ancora più preoccupato. Perciò insieme occorre porre rimedio subito elaborando una terapia sostenibile».
Subito dopo l’intervento del Dott. Mazza – l’ematologo che certifica un aumento continuo di leucemie e malattie auto-immuni sul territorio – Fabio Matacchiera, noto esponente dell’ambientalismo tarantino e Presidente del Fondo Antidiossina che ha contribuito ad organizzare l’evento, ha ribadito l’utilità dello strumento e ha dichiarato «la possibilità di pensare a nuove strategie economiche in questa città è una cosa troppo teorica. [….] Un’industria così grande e a ridosso della città non può esistere […]. La salute delle persone è più importante del business; le nuove tecnologie devono portare a certificare che la situazione grave sia sancita in modo ufficiale dai magistrati e “dopo” la chiusura delle cokerie si potrà sperare di avere nuove economie. Sento parlare di cambiamento da venti anni ma non cambia niente». Lei cosa ne pensa e secondo Lei perché le cose non cambiano?
«Vorrei rispondere ma non ho una risposta a questa domanda, perché la situazione è complessa e non conosco tutti gli elementi che concorrono a renderla tale».
*:[ NdR Ecco alcune pubblicazioni: Amodio, M., Caselli, M., de Gennaro, G., & Tutino, M. (2009). Particulate PAHs in two urban areas of southern italy: Impact of the sources, meteorological and background conditions on air quality. Environmental Research, 109(7), 812-820. Retrieved from www.scopus.com Amodio, M., Bruno, P., Caselli, M., De Gennaro, G., Dambruoso, P. R. Daresta, B. E., et al. (2008). Chemical characterization of fine particulate matter during peak PM10 episodes in apulia (south italy). Atmospheric Research, 90(2-4), 313-325. Retrieved from www.scopus.com Bruno, P., Caselli, M., De Gennaro, G., & Tutino, M. (2007). Determination of polycyclic aromatic hydrocarbons (PAHs) in particulate matter collected with low volume samplers. Talanta, 72(4), 1357-1361. Retrieved from www.scopus.com Caselli, M., De Gennaro, G., & Ielpo, P. (2006). A comparison between two receptor models to determine the source apportionment of atmospheric pollutants. Environmetrics, 17(5), 507-516. Retrieved from www.scopus.com Bruno, P., Caselli, M., De Gennaro, G., De Gennaro, L., & Tutino, M. (2006).High spatial resolution monitoring of benzene and toluene in the urban area of Taranto (italy). Journal of Atmospheric Chemistry, 54(2), 177-187]