di Salvatore Romeo (’84)
Per più di un anno Giovanni Vianello è stato il “signor acqua”. Fra i più attivi promotori del Comitato per la ripubblicizzazione dei servizi idrici della provincia di Taranto, Giovanni ha allestito centinaia di banchetti, distribuito migliaia di volantini, attacchinato decine di manifesti… Nel pomeriggio del 13 giugno finalmente sono arrivati i meritati frutti di tanto lavoro. Lo incontro in prefettura, dove è accorso per raccogliere i risultati della provincia. I dati relativi all’affluenza confermano che anche nella nostra provincia si è raggiunto il quorum – siamo oltre il 53% -, anche se in città l’obbiettivo sfuma d’un soffio. Finalmente la tensione dell’attesa – fattasi fortissima in questa due giorni di voto – si scioglie e c’è tempo per una analisi a caldo del risultato. Ma anche per togliersi qualche “sassolino” dalla scarpa…
Allora Giovanni, cosa ricavi dal risultato del referendum?
Beh, innanzi tutto dobbiamo dire che hanno vinto i cittadini! Questo referendum è stato boicottato sin dalla raccolta firme; e nonostante ciò, dopo aver raccolto un milione quattrocento mila firme, si è raggiunto un quorum altissimo, il 57%. Gli organi di informazione hanno fatto di tutto per ignorarlo e la comunicazione è girata praticamente solo su internet. Nelle ultime settimane le televisioni ne hanno parlato, ma in maniera molto strumentale, offrendo la sponda soprattutto ai partiti. Guardando certe trasmissioni sembrava che la consultazione fosse promossa dai partiti, quando il referendum sull’acqua è invece “storico” proprio perché promosso interamente dalla cittadinanza.
Ora il PD pare stia facendo passare il tutto come una sua vittoria…
Beh, questi dirigenti politici dovrebbero perlomeno essere coerenti. Il PD è stato sin dall’inizio contrario al referendum; poi negli ultimi mesi, dopo aver constatato che c’era un certo movimento nella loro stessa base, si sono pronunciati a favore. Inizialmente però hanno invitato a votare “sì” solo al primo quesito (quello contro il “decreto Ronchi”) – fingendo di ignorare fra l’altro che loro stessi avevano sostenuto un disegno di legge, promosso dall’allora Ministro Lanzillotta del 2006, molto simile al Ronchi; soltanto nell’ultima settimana si sono pronunciati per il “sì” anche al secondo quesito – quello che obbliga le società che gestiscono il servizio idrico a reinvestire il profitto. Fra l’altro loro sono ben consapevoli che nei cassetti del Parlamento giace una proposta di legge di iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell’acqua. E invece portano avanti una proposta che si basa ancora una volta sulle s.p.a., che sono la vera causa del disastro degli acquedotti italiani.
Da quella stessa parte politica viene sostenuta una distinzione fra privatizzazioni e liberalizzazioni. Le prime creerebbero problemi, ma le seconde sarebbero “buone” a prescindere…
In realtà non ci può essere liberalizzazione perché stiamo parlando di un monopolio naturale. Abbiamo un unico acquedotto che ci porta l’acqua a casa; questo significa che chi vince l’eventuale gara gestirà per trentanni quell’impianto in condizione di monopolio totale. Non ci sarà nessuno che potrà fargli concorrenza; quindi non si creerà nessun libero mercato. Chi parla di “liberalizzazioni” mistifica la realtà e inganna i cittadini. Il soggetto può essere pubblico o privato, ma si tratta pur sempre di un monopolista.
Andiamo ai dati della provincia di Taranto. Che te ne pare?
La cosa che emerge con forza è che i risultati migliori li si è avuti nei contesti dove i comitati “due sì per l’acqua” erano presenti e operativi. Per esempio a Carosino, dove si è votato votato due settimane fa per le amministrative – per cui i cittadini avrebbero potuto accusare una certa “stanchezza” –, si è raggiunto quasi il 62% dei votanti, il dato più alto della provincia. Lì il comitato locale si è formato a partire da alcuni cittadini attivi già nella battaglia contro le discariche. Situazione analoga anche a Lizzano, dove si è raggiunto il 60%. Altro dato molto alto è quello di Laterza, dove il comitato ha lavorato anche sul nucleare. E ancora Roccaforzata: lì sono state soltanto quattro le persone che hanno fatto campagna attiva, ma il loro lavoro ha pagato: si è raggiunto il 60%. E poi Maruggio, Fragagnano…Tutti questi esempi dimostrano che con la cittadinanza attiva si può sopperire al deficit d’informazione dei grandi media.
E’ interessante questa chiave di lettura che proponi: i risultati migliori si sono ottenuti nei luoghi dove c’è stata una precedente mobilitazione per questioni apparentemente lontane da quella dell’acqua, ma comunque afferenti alla sfera della “vita” (si pensi ai rifiuti). Sembrerebbe che la gente abbia voglia di una politica ancorata alla concretezza…
E’ proprio così. Facendo volantinaggio in questi giorni nelle piazze, nei mercati, per le strade ci siamo accorti che non è vero che la gente non voglia più parlare di politica. Piuttosto non vuole parlare di partiti. Anche perché è tutt’altro che smemorata e ricorda bene che le privatizzazioni sono state portate avanti da tutti gli schieramenti. Quello che la campagna referendaria ci ha fatto scoprire è quindi la voglia delle persone di occuparsi delle “cose pubbliche”, cioè delle cose che le toccano direttamente.
Tu prima richiamavi la funzione svolta dalla rete nella campagna referendaria. Però è anche vero che il nostro paese ha un enorme problema relativo alla diffusione della rete internet. Sembrerebbe che la mobilitazione “all’antica”, fatta di volantinaggi, presidi, “caseggiati” sia riuscita a compensare questo limite…
Abbiamo visto che il contatto diretto con le persone è imprescindibile. Magari col volantino non riesci a dire tutto, ma quanto meno puoi indicare la soglia di una porta: dopo toccherà al cittadino informarsi meglio – e per questo internet è uno strumento utilissimo. Quindi questi due aspetti sono profondamente intrecciati fra loro. In questo caso si è creato un circolo virtuoso fra reale e virtuale, reso possibile dal fatto che – riprendendo quello che stavo dicendo prima – le persone abbiano sentito tantissimo le questioni sul tappeto. La gente non vuole essere privata dei suoi beni comuni; non vuole energia pericolosa; non vuole che qualche cittadino, solo perché riveste particolari cariche politiche, sia “più uguale degli altri”.
A Taranto il quorum è stato sfiorato, ma non conquistato. Come spieghi questa differenza col dato della provincia, che invece è stato molto positivo?
In realtà ci sono sezioni, scuole e rioni in cui si è raggiunto e superato il 60%. Invece in altre zone, per esempio Via Dante-Via Oberdan-Via Regina Elena, il dato è molto basso (si è sfiorato il 40%). Io credo che sia dovuto al fatto che i cittadini di quelle zone siano stati abbandonati a sé stessi. Oggi siamo andati a fare il “porta a porta” alla Canfora, dove il dato era bassissimo, e abbiamo riscontrato che molte di queste persone non sapevano neanche che ci fosse il referendum.
Forse perché collegano le elezioni al fatto che qualcuno cerchi di comprarne il voto; e siccome questa volta non c’è stato nessuno che lo ha fatto…
Indubbiamente questo è stato un voto totalmente libero. Ma l’atteggiamento di quelle persone rivela il rapporto malsano che i politici hanno instaurato con la società. Chi arriva a vendersi il voto lo fa perché è sostanzialmente disilluso circa il fatto che la politica possa cambiargli la vita e allora cerca di ricavarci comunque il massimo. Alla base c’è l’idea che i partiti non siano altro che macchine di potere. Però c’è anche da segnalare che quando noi spiegavamo le questioni per cui si votava quelle stesse persone si mostravano interessate. Tanto che alla fine siamo riusciti a far aumentare la percentuale dei votanti dal 30 al 40%
Adesso quali saranno i prossimi passaggi del percorso per la ripubblicizzazione dell’acqua?
In quanto pugliesi ci interessa molto da vicino la vicenda dell’AQP. In questi giorni verrà portato finalmente in Consiglio Regionale il ddl elaborato un anno e mezzo fa dal comitato di tecnici indicati dalla Regione e dai movimenti. Ma restano ancora in piedi gli emendamenti presentati dall’assessore Amati, che ridimensionano decisamente l’impostazione originaria. Per questo i movimenti andranno a Bari, forti anche del risultato ottenuto nel referendum, a ribadire quali sono le loro richieste. E poi non dimentichiamo le proposte di legge cui facevo cenno prima parlando del PD. La possibilità che la volontà popolare venga “interpretata” dai politici ad uso e consumo di certi interessi c’è tutta – e d’altra parte non sarebbe la prima volta; si pensi al referendum sul nucleare: è stato necessario indirne un altro nonostante quello del 1987 avesse espresso un chiaro “no” allo sviluppo dell’industria dell’atomo in Italia. Quindi festeggiamo, ma non dimentichiamoci che abbiamo vinto una battaglia. La guerra è ancora lunga.
“Roccaforzata: lì sono state soltanto quattro le persone che hanno fatto campagna attiva, ma il loro lavoro ha pagato: si è raggiunto il 60%.”
Giusto per non sminuire il lavoro svolto in questa competizione referendaria è opportuno rettificare questo passaggio fatto dal Sig. Vianello precisando che oltre ai ragazzi del comitato un grosso apporto l’ha dato tutto il Circolo PD di Roccaforzata organizzando una campagna capillare fatta con il caseggiato, entrando direttamente nelle case dei cittadini spiegando le motivazioni per il SI. Porta a porta fatto in due passaggi, con volantini autoprodotti. Abbiamo collaborato alla buona riuscita della manifestazione in piazza mettendo a disposizioni mezzi, strumentazione fonica e la partecipazione di tutti gli iscritti e simpatizzanti. Ancor più attiva è stata la mobilitazione del Circolo durante la fase delle vorazioni presidiando il seggio (i 12 rappresentanti erano tutti del PD), attuando il “taxiquorum”, e sollecitando, ritornando nelle case, coloro che ancora non avevano votato. Il buon lavoro fatto nel Comune di Roccaforzata è di tutti, ma anche del Circolo PD di roccaforzata.
Un plauso ai militanti del PD di Roccaforzata che nell’ultima settimana hanno sostenuto il Comitato, anche se non sono voluti entrare nel comitato effettivamente e per questo vogliono un riconoscimento personale.
Plauso doppio perchè hanno sostenuto un Referendum, nell’ultima settimana, che come principi vanno diametralmente opposti a tutto quello che i dirigenti del PD hanno proposto e continuano a proporre, cioè privatizzazione di ogni bene comune. Bravi, Bravi, Bravi!!!
Grande ed infaticabile Giovanni…quante uscite insieme per raccoliere tante firme. Se stato un impareggiabile compagno, un esempio per tutti.