di Andrea Cazzato
Ma c’è un po’ puzza di anti-politica e di qualunquismo in giro? Risposta più che scontata direi, visto gli ultimi sondaggi sugli umori dell’opinione pubblica. L’odio per i politici, in generale, le affermazioni del tipo “sono tutti uguali” o “destra e sinistra sono la stessa cosa” ormai sono frasi talmente trite e ritrite che appena aggiorni la tua pagina di Facebook, già qualcuno l’ha scritto nei suoi commenti.
Che questa classe dirigente faccia poco per meritarsi stima e affetto, è un altro dato di fatto. Di certo, non siamo qui a difendere l’attuale classe politica, troppa poca cosa rispetto ai nostri padri costituenti e, senza andare poi così lontano, rispetto a Berlinguer e ad Aldo Moro. Chiaro è anche, però, che non è possibile generalizzare. Non credo siano tutti bidoni; quanto meno c’è da riflettere: perchè i vari Stracquadanio, Calderoli, Renzi e Rutelli sono perennemente ospiti in tv ed altri, sicuramente molto più qualificati, appaiono sempre molto raramente, o in programmi dall’audience molto limitato che, a confronto, la trasmissione Protestantesimo (con tutto il dovuto rispetto) sembra presentata da Fiorello. E’ scontato capire il perchè…perchè fanno AUDIENCE. Questa è la parola magica della comunicazione politica in Italia, oltre al termine “personalismo”. Pensate a grandi eminenze politiche come Gramsci, Togliatti o De Gasperi alle prese con le “ospitate” nei grandi salotti della tv. “Ma non si curano”, “Sono sciatti”, “Non hanno la moglie gnocca”, “Non urlano”, una vera e propria barbarie per i mass media. Quanto la cura dell’immagine, quindi, ha influito su questo china presa dalla politica? Tanto, cari miei. E tantissimo anche sulla sinistra, se diamo un’occhiata ai nostri leaders. Sicuramente meno in termini di bellezza, ma molto più in termini di linguaggio. Da un elettore di questa area culturale ci si aspetta un’attenzione molto più focalizzata, ma venti anni di stordimento berlusconiano hanno ridotto la capacità di buona parte di noi di intendere i contenuti e l’azione politica come principali, rispetto alla forma della parola e dello slogan.
“E’ la nuova politica, bello mio!” mi direbbe qualcuno di voi. Mi si prenderà come un nostalgico, come un vecchio rintronato capace di infiammarsi solo con le relazioni lunghe anni e non provare alcuna emozione davanti a luoghi comuni, prose affascinanti o slogan da reazionari. Ma, sicuramente, questa nuova politica, la politica “mediata” ha generato codesti mostri, capaci di distruggere l’amore per quest’arte (se così possiamo e vogliamo definirla). Che la gente veda sempre questi programmi con i soliti noti, che hanno, in taluni casi, coscienze poco pulite, è sintomo del malumore. Se poi si va ad aggiungere l’elenco dei privilegi che i parlamentari hanno, allora apriti cielo! Tutto è marcio in Danimarca. Ed ecco che molti tromboni italici, famosi e non, salgono su questo carro dei vincitori, vista la portata (da sempre piuttosto cospicua nella storia della Repubblica) così vasta del fenomeno. Tra i tanti furboni che, carichi di odio per questa politica, cercano di riciclarsi anche loro e darsi una bella lavata, come poter tacere davanti agli spot Fiat?
Avete presente la pubblicità della Nuova Panda? Quella con Luca e Paolo, che impersonano un politico ed il suo autista? Cadendo nei cliché più banali, c’è il politico, il solito “magnaccione”, che fa il furbo con i buoni pasto della mensa scolastica, che vuole evitare il traffico e fa attivare la sirena al suo autista, che raccomanda i parenti all’università, ed altri vuoti cosmici delle menti nostrane, tutta rappresentata dai pubblicitari incaricati da Marchionne and Co.di reclamizzare il nuovo modello Fiat. Però bisognerebbe ricordare alla nota azienda torinese che, quando si è trattato di prendere gli incentivi dallo Stato dopo i paurosi buchi di bilancio accumulati, “la casta che tanto prendete in giro era piuttosto utile”. Poi la voce che, fuori campo, afferma: “No ai privilegi, si ai vantaggi con Fiat”. La prima volta non ci potevo credere; chi rifiuta i privilegi? Quelli che si sono salvati col sedere degli operai per non rinunciare a qualche zero in più in fondo alla cifra degli stipendi? Quelli che hanno proposto il contratto decentralizzato ai propri dipendenti, con notevole ricaduta dei diritti dei lavoratori, per un rilancio che non è mai avvenuto? Pensate ad un metalmeccanico di Termini Imerese che vede questo spot…come l’avrà presa?
Non è che siano proprio gli industriali alla Marchionne, alla Della Valle e alla Montezemolo a voler trarre il vantaggio più grande da questa crisi di consenso della politica mediata? Non è che, cavalcando l’istinto più basso e becero del medio cittadino italiano, siano loro a voler prendere, stavolta, in prima persona il potere e non demandarlo a qualcun altro dei loro pari? Si ai privilegi e si ai vantaggi per Fiat (e Confindustria).
TANTO PER 20 ANNI A GIOCATO UNA PERSONA SOLA ADESSO SPERIAMO CHE GIOCHINO PIU PERSONE CHISA CHE QUALCUNO SI RICORDI DI NOI