Oliver Twist all’italiana (viaggio nell’orfanotrofio degli ideali postberlusconiani)

di Andrea Cazzato

Più di un mese fa, il nostro Paese era una terra di rivoluzionari, di ragionanti e di “compagni”. Tutti si interessavano alle vicende governative ed ognuno di noi inveiva contro l’allora premier, trovando in lui la causa dei mali italiani. Una truppa di neo-rivoluzionari si affacciava nella schiera dei già tanti incazzati che il governo Silvio 3 aveva creato. La rinascita di un pensiero critico nel nostro Stato aveva fatto pensare alla fine dei mali, all’inizio di una nuova era “illuminata”. Quanti facevano fuoco e fiamme contro l’uomo di Arcore, quanti si andavano a piazzare davanti alle sedi parlamentari e a Palazzo Grazioli, quanti abbiamo visto attendere, cartelli alla mano da veri rivoltosi, la fine dell’ennesimo esecutivo Berlusconi, quanti intonavano cori carichi di storia politica come “Chi non salta, Berlusconi è!”?

Ebbene, alla fine della fiera, dopo anni di travasi di bile, la squadra antibiscione ha vinto. Non per mano sua, chiaramente, ma per mano dell’alta finanza, che ha piazzato al governo del Paese un tecnocrate dal passato non proprio cristallino come Monti. Ne si apprezzi la sobrietà, va bene. Non si può fare altrettanto, dando un’occhiata al suo primo decreto, il cosiddetto “Salva Italia”. Sicuramente qualche privilegio, ben radicato, è stato salvato, questo è fuori da ogni dubbio. Non sto qui a fare l’analisi completa del provvedimento (qualcuno saprà dare meglio di me un’impronta più seriosa all’argomento), però neanche il tempo di approvarlo, che esco di casa e la benzina è aumentata di 10 centesimi al litro. ‘Tacci che velocità. Poi qualcuno dice che non esistono settori in Italia in grado di recepire subito le direttive.

Comunque, manovra alla mano, mi sarei aspettato che i khmer anti-berlusconiani si aizzassero contro questo scempio, contro questo taglio sociale. Ed invece, silenzio assordante. Probabilmente ancora in cerca di un enorme vuoto da colmare, molti di loro non sembrano ancora essersi ripresi.

Immagino che se fosse stato Mr.B a fare una manovra del genere, questi gendarmi sarebbero scesi in piazza, orchestra al seguito. Ma invece, no! Al grido di “responsabilitè, sacrificiè e inevitabilitè”, ecco sollevarsi da più parti, da alleati insospettabili, il richiamo all’unità. La Repubblica, per un decennio capofila dell’intolleranza contro le vessazioni governative, pare essersi di botto ammorbidita, quasi cercasse di giustificare questa macelleria. Il popolo viola, da anni movimento leader delle manifestazioni antiberlusconiane, si è dissolto, travolto da un’insana voglia di rettitudine e pace. Altri, come l’Idv, dopo primi giorni di amore montiano, sembrano volgersi al risveglio, ridestati dopo la sbornia postcaduta del dittatore brianzolo, per essere subito ricattati con termini come “irresponsabili” o “populisti”. Santoro, forse a corto di ospiti, per meglio equilibrare la sua trasmissione Servizio Pubblico, è costretto a chiamare Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista-Fds, che si è espresso, fin da subito, contro le politiche rigoriste del nuovo esecutivo. Il Partito Democratico, a gamba tesa come è nel suo stile, ha detto che qualcosina, piccina, si potrebbe fare per rendere la manovra un tantino più equa. Vendola, altalenante, una volta è responsabile, una volta no; non sa nemmeno lui che fare, ormai. Sempre lungimiranti i grandi leader della sinistra, non c’è che dire. Talmente avanti, da dare il monopolio dell’opposizione parlamentare, e quindi regalare valanghe di consensi, agli analfabeti adoratori del Dio Po e fondatori di nazioni inesistenti. La Cisl e la Uil (ben accompagnati dalla Cgil, questa volta) proclamano 2 ore (passate a 3 dopo lunghe trattative) di sciopero generale. Lunedì, a fine turno, dicono. Ho sentito tremare il Governo e Confindustria per questa durissima presa di posizione, per questa svolta “di forza” delle confederazioni sindacali.

Il vostro finto senso di responsabilità, che tanto propugnate, lo stiamo pagando caro e vi sta costando quel minimo di credibilità che vi era rimasto, truppe di ultrà anti-berlusconiani. Orfani del vostro capro, brancolate nel buio come tanti Oliver Twist; vi scaldavate ed esultavate quando un Montezemolo o un Della Valle qualunque lanciavano appelli scritti con le loro Montblanc. Ed ora? Ritirata strategica? Oppure, a volerla dir tutta, siete solo dei complici dei Montblanchisti?

Se solo Berlusconi non rappresentasse più una minaccia, non avrei altro desiderio che vedervi finalmente tutti compatti dove meglio vi si confà. Spero che prima o poi abbiate la dignità di rivelarvi davvero al vostro elettorato o, meglio, che la gente che ancora nutre speranze in un vostro lucido ripensamento si rompa le scatole. Belli miei, i tempi della tifoseria sembrano essere deceduti, l’anti-politica (ahimè) vi sta divorando completamente e il sistema economico, che tanto frettolosamente avete abbracciato, si sta rivelando una bella mazzata alla “Tafazzi”. Credo sia giunto il momento che diate qualche risposta concreta, senza rifugiarvi dietro parole d’ordine incolori e penso che sia giunto il momento che diciate o facciate qualcosa di sinistra o almeno, per citare Moretti, non per forza di sinistra ma almeno di buon senso. Chiedo troppo? Mi sa di sì! Dobbiamo aspettare che nasca, politicamente, un nuovo Berlusconi? Oppure sarà meglio che finalmente si torni a studiare, nel senso gramsciano del termine (“Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”), cosicché si possa essere più indipendenti nelle valutazioni? La risposta per me è scontata: “Statt tu!”.

1 comment

  1. Tommaso Dicembre 14, 2011 2:26 pm 

    Era necessario fare fuori Berlusconi per mantenere la finanza ai suoi standard di sempre.

    Mi sono un po’ rotto il cazzo delle dietrologie. Ciò che posso dire con assoluta certezza è che basta guardare i grafici dello stock sharing di Goldman Sachs, Citigroup, Barclays e altre super banche per capire cosa è successo.
    Non c’era bisogno di capire nient’altro: Le agenzie di rating li hanno avvertiti, loro hanno venduto ed eccoci qua.
    Berlusconi l’hanno cacciato i mercati, non l’abbiamo cacciato noi.
    Quanto a noi? Beh, la rivoluzione (termine che comincia a diventare spinoso) dovevamo farla prima di Monti, per mò dobbiamo tenere le braccia conserte fino al 2013 quando doneremo il 50% del nostro sette e quaranta alla Chiesa e alle banche.

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