Dentro la città vecchia

di Francesca Razzato

Angelo Cannata, del centro studi documentazione e ricerca “Le Sciaje”, ci racconta le condizioni del quartiere Città Vecchia dal punto di vista privilegiato di chi quotidianamente si spende per sottrarlo al degrado sociale e culturale.
Il presidio, che l’associazione “Le Sciaje” cura da ormai un anno all’interno della “Esposizione Permanente sulla Mitilicoltura Tarantina” nella Torre dell’Orologio di Piazza Fontana a Taranto Vecchia, rappresenta un osservatorio importante e un punto di partenza per promuovere, attraverso lo scambio, la contaminazione e il rispetto dell’alterità con la gente del posto e con le realtà dell’associazionismo, la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale.

La rinascita di un Quartiere necessita sicuramente di interventi urbanistici di riqualifica, assolutamente indispensabili; ma come si evince dalle parole di Angelo, la rinascita di questo quartiere, non può avvenire senza la riappropriazione della propria storia e della propria cultura, che devono essere percepite come strumento di sviluppo e fondamenta indispensabili per un’altra Taranto possibile.

L’attività dell’associazione “Le Sciaje”, come curatori delle visite guidate all’interno della “Esposizione Permanente sulla Mitilicoltura Tarantina” nella Torre dell’orologio in città vecchia, funge ormai da punto di riferimento culturale del quartiere. Dal vostro punto di vista privilegiato, qual è la fotografia delle condizioni che il quartiere vive?

La gente della città vecchia ha una grande dignità, che ci coinvolge profondamente. Ma la fotografia generale non è positiva. Dal punto di vista sociale ci sono profondi disagi dovuti agli “shock” culturali che questa gente ha subito. Le cause, secondo me, sono riconducibili agli annunci e alle promesse della propaganda politica, parzialmente realizzate e poi vanificate, e all’isolamento e provincialismo culturale .
Dal punto di vista economico, la povertà è largamente diffusa, con i disagi che ne conseguono. I diritti fondamentali, come quello dell’acqua corrente, ad esempio, ancora non vengono garantiti del tutto, nonostante i recenti lavori dell’acquedotto pugliese. Se le abitazioni non sono dotate di cisterne e di idrovore, l’acqua cessa di uscire dai rubinetti già dalle primissime ore pomeridiane.
L’emancipazione personale non passa, per molti giovani, attraverso la formazione scolastica: spesso in giovanissima età i ragazzi vengono spinti a costruirsi una famiglia, nonostante le difficoltà legate ad una maturità non raggiunta, e ad un’assente stabilità economica. A questo si aggiunge la volontà di raggiungere una legittima dignità di vita. Questo, spesso, porta le famiglie ad indebitarsi e conseguenzialmente, in alcuni casi, a delinquere per sanare i debiti e per supplire alle carenze economiche.
Dal punto di vista culturale, negli ultimi tempi, si è creato un certo interesse nei confronti della città vecchia, da parte dell’associazionismo e delle istituzioni, che è da considerare positivamente.
Quello che con l’associazione “Le Sciaje” ci preme sottolineare, attraverso il nostro impegno, è che qualsiasi operazione culturale e sociale deve necessariamente avere una progettualità e una continuità nel tempo; la sua costruzione, poi, non può prescindere dal coinvolgimento della popolazione che abita oggi questo luogo.

Il coinvolgimento della popolazione è uno dei momenti più importanti per il progetto “Le Sciaje”. In che modo siete riusciti coinvolgere la gente del quartiere?

L’aver vinto il bando di “Principi Attivi”, ci ha permesso di essere presenti con una certa continuità alla Torre dell’Orologio. Questo ha permesso che il nostro progetto venisse conosciuto sul territorio. Lo stesso nome de “Le Sciaje” rievoca i tempi passati in cui il nostro Mar Piccolo era molto pescoso e ricco di risorse ittiche; i frutti del mare venivano coltivati dagli operatori proprio lungo le peschiere in spazi denominati Sciaje, i giardini del mare.
L’opera meritoria di questa Amministrazione Comunale, che ha rimesso in funzione l’orologio della torre da lungo tempo inattivo, ha dato la possibilità a tutta la cittadinanza di riascoltare lo storico rintocco di campana che per decenni ha scandito il tempo e la vita di chi abitava e viveva piazza Fontana e il quartiere, in particolare la parte della marina dei pescatori.
E allora ecco riaffiorare i ricordi collettivi della comunità Tarantina, come racconta anche la poesia “u relogge da chiazze”: quella delle quattro del mattino che decretava l’avvio del mercato sia nella piazza che sotto la pensilina della dogana, la campana delle otto del mattino, che avvisava i più piccoli dell’ora di andare a scuola, quella delle sette la sera dell’orario del rientro da una lunga e faticosa giornata di lavoro.
Ricordi collettivi che ci permettono di socializzare e condividere la storia e il folklore della gente di Taranto, che per generazioni ha abitato le zone più vivaci del nostro centro storico.
Rievocare questo antico scandire del tempo ci permette di far riaffiorare i ricordi, di raccogliere queste memorie dimenticate e di ricostituire la storia del luogo attraverso le testimonianze e i racconti di chi lo abita ancora oggi.
Questo coinvolgimento è possibile solo intessendo rapporti umani profondi, basati sullo scambio e sulla contaminazione, sull’empatia e sul rispetto dell’alterità.

L’Università nell’ex-convento S. Francesco, sebbene rappresenti un’occasione di crescita importantissima, corre il rischio di rimanere isolata dal contesto della città vecchia.
Quali potrebbero essere le iniziative da promuovere per cercare di superare questo isolamento e creare un legame tra l’Università e il suo contesto?

La presenza dell’ università rappresenta una grande conquista per la città vecchia. Affinché essa non resti isolata è necessario, secondo me, che il contesto in cui si trova venga riqualificato in modo da essere reso attraversabile. Le “ombre” della città vecchia, quelle zone non praticabili e sconosciute, corrispondono a circa metà del quartiere.
Inoltre, lo sviluppo di una microeconomia di piccoli negozi e attività, come già si sta avvenendo, può essere una spinta importante, sia per la gente del quartiere, sia per chi lo frequenta senza abitarci.

Quest’anno ci sono le elezioni amministrative ed è facile prevedere che si verificherà il solito rincorrersi di promesse. Secondo voi, al di là della propaganda, di quali interventi avrebbe bisogno la città vecchia?

In città vecchia tutte le edicole sono state chiuse e non è possibile acquistare un giornale. Un’idea potrebbe essere quella di collocare all’interno di un palazzo comunale un’emeroteca, o comunque destinare uno spazio per la rassegna stampa, come per esempio una bacheca pubblica dove leggere notizie che riguardano la città. E’ impossibile pensare che la democrazia possa essere esercitata in un luogo in cui l’informazione è completamente assente.
Inoltre, sarebbe fondamentale riportare l’acqua nel quartiere (in alcune zone viene a mancare alle tre del pomeriggio) e garantire i servizi igienici essenziali. Le idee da suggerire sono molteplici, come gli interventi che dovrebbero essere intrapresi. In generale pensiamo che questo quartiere non debba più essere considerato il luogo della “cattiva coscienza” del tarantino. Questo è il luogo della nostra storia più antica, che deve essere ricostruita e valorizzata.

A un anno dall’ inizio della vostra esperienza associativa, quali sono i progetti e le iniziative che pensate di costruire per il futuro?

L ‘esperienza del progetto “Le Sciaje”, grazie alla sinergia con altre associazioni, ha scatenato una certa dinamicità nel territorio, e un interesse verso la valorizzazione di una delle risorse più importanti per la nostra città: il mare.
Per il futuro vorremmo che l’esperienza avuta all’interno della Torre dell’orologio diventi paradigmatica. Ci piacerebbe che altri spazi abbandonati al degrado venissero riqualificati e riportati alla “vita”, come le lancette dell’orologio della torre che ci ospita.
Inoltre, stiamo organizzando dei seminari di approfondimento sul comparto pesca e mitilicoltura, che si svolgeranno all’interno dell’Università. In primavera ci piacerebbe promuovere delle iniziative presso il fiume Galeso, per continuare ad affrontare il problema della fruibilità del Mar Piccolo.
Molto bolle in pentola, e siamo ansiosi di costruire, un passo alla volta, attraverso il nostro entusiasmo e a quello di chi ci circonda, un “destino” diverso per questa città.

Per info:
http://www.lesciaje.it/

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