di Serena Miccoli
Mediterre, cantiere mediterraneo della sostenibilità: questo è ciò che si legge da circa un mese sui manifesti che tappezzano Bari e sul sito dedicato all’evento.
Tre simpatici simboli che accompagnano il logo dell’evento attirano l’attenzione: rappresentano Energia, Acqua e Clima. Argomenti interessanti per i pugliesi, specialmente quelli che lottano contro forme insostenibili già presenti o che minacciano di invadere presto il territorio; pugliesi che “meritano” l’attenzione mediatica solo quando scendono numerosi e uniti in piazza a protestare. Mediterre si piazza a due settimane dalla manifestazione di Monopoli in cui cittadini, società civile, sindacati, forze politiche hanno voluto porre all’attenzione pubblica la minaccia delle multinazionali del petrolio in territorio pugliese. Inevitabile un intervento, durante il forum, da parte del neo Ministro dell’Ambiente Clini.Dapprima il Ministro tiene a specificare che “il problema delle prospezioni geosismiche nell’Adriatico è di regolamentarle e di gestirle, non si tratta di aprire battaglie ideologiche perché queste battaglie si perdono”; poi ricorda i meriti del Governo nell’aver conservato le misure di tutela e salvaguardia – fra cui distanza di trivelle e prospezioni oltre le 12 miglia dalla costa – rispetto alla proposta, sempre del Governo (!), di diminuire tale distanza a 5 miglia (1 miglio è circa 1,8km).
In seguito Clini si impegna a portare le richieste, non solo della Puglia ma anche di altre regioni, alla conferenza Stato-Regioni. “Ragioniamo in termini di costo-beneficio” – dice – “Quali costi e quali vantaggi per il territorio ha l’estrazione di petrolio? E, a parità di risorse, investire sulle energie rinnovabili produce gli stessi benefici?”
L’investimento in rinnovabili, per quel che riguarda il nostro territorio, è decisamente significativo: la Puglia alla produzione nazionale di energia da rinnovabili contribuisce con un 25% di energia eolica e un 13% di energia fotovoltaica; oltretutto si segnala che la Puglia produce 37.000 GWh di energia contro i 19.900 GWh di fabbisogno. In soldoni produce quasi il doppio di quanto consuma. I dati numerici non rendono però giustizia alle distese di pannelli solari per tanto tempo installate anche su terreni agricoli, non più coltivali – magari accanto ad antiche masserie – e svenduti ad neonate s.r.l. costole di altre s.r.l. facenti capo a s.p.a.: matriosche societarie, insomma. Dal 2009 la Puglia ha imposto restrizioni alle installazioni di impianti a terra – solo in terreni non agricoli – e vincoli paesaggistici. Si vuole, forse, prediligere l’installazione per l’autoconsumo, unica installazione in grado di scostare ogni dubbio su fenomeni di “caporalato fotovoltaico”1 o di presenza di longa manus della criminalità organizzata.
Il Ministro Clini con quel “investire sulle energie rinnovabili” vuole però fare esplicitamente riferimento ad un’altra installazione che potrebbe riguardare l’Adriatico: l’eolico offshore.
Il progetto Powered, inserito nel programma IPA transfrontaliero – finanziato con fondi europei e che riunisce le provincie che si affacciano sull’Adriatico di Italia, Grecia, Bosnia-Herzegovina, Montenegro, Albania, Croazia e Slovenia – è in fase di sperimentazione e ricerca: si studiano le condizioni meteorologiche del mare, nonché l’impatto ambientale.
Non sarebbe il primo impianto ad affacciarsi sul territorio italiano: quello proposto all’Asinara, in Sardegna, ha incontrato il contrasto delle associazioni ambientaliste nonché, burocraticamente, della Regione Sardegna – altra regione su cui si è fortemente investito/speculato sulle rinnovabili– ; a Pisa è battaglia aperta sulle autorizzazioni per l’impianto presentato dalla S.e.v.a..
Ovunque l’ombra di poderosi impianti si insinui, il coro diviene unanime: si rivendica il già copioso contributo alla produzione energetica e si lamentano i danni alla fauna, al paesaggio, nonché all’economia, in particolare al settore della pesca e del turismo.
Il Ministro Clini ha anche affermato che chi vorrebbe uno sviluppo diverso non ha fondi né idee per svilupparlo: quindi la battaglia contro il petrolio, vecchio caro e sicuro oro nero, è persa.
Peccato che il volere della popolazione che ci vive in un territorio, che “ci campa” dal mare, in sostanza, stando a quanto detto dal Ministro, non conti per niente, o forse è ritenuto insignificante dinanzi ai grossi interessi economici che ruotano attorno a prospezioni e trivellazioni.
E’ in gioco la dignità di un territorio e delle genti in queste battaglie, battaglie che forse hanno bisogno di qualche sostanza in più.
E’ in gioco la dignità di un territorio e delle genti in queste battaglie, battaglie che forse hanno bisogno di qualche sostanza in più. Giusta considerazione finale, nel corpo di un articolo efficace. Vorrei aggiungere che dell’enorme quantità esportata nelle altre regioni una parte considerevole viene persa lungo gli elettrodotti. Si calcola sia la produzione equivalente di una centrale di media potenza. Una vergogna nazionale ed uno spreco se si considera la grande produzione elettrica pugliese da carbone. Auto-produzione ed utilizzo decentrato di energia elettrica l’unico futuro. Il mare, l’aria, l’acqua salata e dolce sono beni comuni, il loro controllo pubblico!!!