di Andrea Cazzato
“Esci partito dalle tue pagine facebook”. Iniziare questo pezzo così, profanando l’arcinoto verso di Majakovskij, rende bene il quadro di quanto sta accadendo alla politica locale, regionale e nazionale in Italia.
Da mero strumento propagandistico, il social network più famoso del mondo diventa sede di discussione e di “fare” politico. Già mi ero occupato, qualche articolo fa, dei “leoni da tastiera”, figure mezzo uomo mezzo tastiera che, amplificando il valore sociale dei nuovi mezzi di comunicazione, agiscono esclusivamente a mezzo computer e lanciano i loro proclami via web. Tali azioni, purtroppo – e me ne accorgo da molti “amici” di Facebook – provocano un distacco dalla realtà e dal contesto che spesso rende questi personaggi succubi di meccanismi che hanno poco a che fare con quante accade nel mondo non telematico.
Prendo le mosse da quanto letto nella pagina di un noto esponente provinciale tarantino del Partito Democratico che, incavolato con la propria dirigenza sulla questione primarie, ha sollevato un vespaio dal quale i grandi capi locali non son riusciti a trattenere le loro dita; ed hanno dovuto commentare da par loro (vedi). Al di là delle discutibili tesi proposte, non mi dilungherò affatto su quanto emerso dalla lettura di questo post, dato che le beghe interne al Pd non sono particolarmente interessanti al fine del mio articolo. Vorrei invece capire perché i partiti politici abbiano deciso di dare sfoggio dei loro dissapori interni su Facebook; perchè, invece di chiudere le discussioni in assemblee all’ultimo sangue, decidono di farsi vedere belli ed indipendenti su Twitter. Qualcuno mi dirà “questa è la politica partecipata, bello mio”. Se per partecipazione alle dinamiche di partito però si intende far vedere che accozzaglia inumana si è, allora mi sa che non ci hanno capito una beneamata! Lungi da me ergermi ad oracolo, ma credo che le persone non è che trovino molto edificante assistere a questi dialoghi da bar. Credo, e spero, che la gente voglia partecipare attivamente alle scelte politiche. Non c’è da meravigliarsi quindi se, rifuggendo dall’odiato grillismo, si cerchi di emularne tristemente l’uso del web. Tale fenomeno, seppur di successo, inizia a fare acqua da tutte le parti; basti pensare, ad esempio, alle ultime uscite del comico genovese sulla cittadinanza agli immigrati. A farsi dettare l’agenda dal popolo della rete non è che si vada molto avanti, quindi.
La discussione e l’approfondimento, allora. Il confronto, in sede assembleare, sembra essere una delle tante soluzioni per risolvere tale dittatura “new mediale”. Non va di sorbirsi lunghe riunioni senza capo né coda? Che si torni a fare proposte, invece di parlare di vuoto. Che si torni a studiare (nel senso gramsciano del termine, come al solito). Vedere impegnata la nostra classe dirigente in inutili quisquiglie (Totò insegna) non fa altro che allontanare le persone. Non mi meraviglierebbe, infine, scoprire che si mandano i poke a vicenda, oppure che si tagghino nelle varie foto, o che si mettano a commentare fantomatiche partite di calcetto, con tanto di valutazioni e commento, proprio come un “bimbominchia” qualsiasi. Capisco la volontà di evadere da una situazione politica, come quella tarantina, a dir poco stressante, e quindi ricorrere a queste stronzate per svago. Che questa sia la generazione politica “made in Studio Aperto” è fuori da ogni dubbio.
Non demonizzo assolutamente lo strumento social-network. Vorrei solo che questo mezzo tornasse ad essere secondario su decisioni, sintesi e discussioni, che sono il pane del fare politico. La china che purtroppo si sta prendendo è invece quella di fare della piazza virtuale il principale vettore comunicativo di qualsivoglia candidato o dirigente, tralasciando colpevolmente il contatto reale, che ancora (e per fortuna) regge ed è fondamentale per la buona riuscita di un’elezione – e ve lo dico da studente di comunicazione politica.
Questa involuzione politica, che ha portato la sinistra italiana dal PCI ai pc, è l’ennesima riprova che siamo in pieno tracollo, affascinati dalle politiche liberiste e dall’individualismo più bieco, che su molti profili di compagni e meno si manifesta in questi sfoggi di ego smisurato. Capisco che, per molti di loro, sentire nominare Togliatti e Berlinguer sia come sentirsi infilare un coltello nel costato, parlargli dei disagi degli operai e dei precari d’Italia sia nulla di fronte ai seppur gravi problemi del popolo libico e di quello siriano. La vogliamo smettere di dimostrare che siamo più fighi degli altri? Riadattando e macellando ulteriormente Majakovskij, chiudo con una preghiera: “Esci compagno dal tuo io, torna amico dei ragazzi di strada”.
Come non condividere……… ma se lo strumento FB viene utilizzato come “megafono” delle cose fatte o da fare da li a poco da gente “in carne ed ossa” ……. che si confronta con problemi reali e con segmenti della società ……beh, allora mi permetto di dire che siamo sull’ ottima scia (per un sovietico come me!!!!) del MINCULPOP (ministero della cultura e propaganda)…….. oppure, per stare alla provocazione del fondo in discussione, al settore tanto caro ai comTogliatti e Berlinguer, della Stampa e Propaganda ( tanto per citarli entrambi i cari !!! leader del vecchio e amato ( almeno per me ) PCIS
Il Precedente e questo sono miei commenti non anonimi….. Sono COSIMO BORRACCINO. ……. ovviamente il touchscreen mi ha fregato prima e quindi non era il PCISa ovviamente il PCI
Le liti e i vituperi sono una costante nella storia del cosiddetto “comunismo tarantino” e non solo questo e’ avvenuto nel PCI ma anche nel triste circo Barnum della galassia che nel tempo si e’ collocato a sinistra del PCI e la storia continua ai giorni nostri.Berlusconi forse e’ morto ma il berlusconismo che e’ in noi (plurale maiestatis ) sarà duro a morire.
Non sono un anonimo.Sono Ciccio Voccoli
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