di Roberto Polidori
Incontro l’ingegnere Biagio De Marzo la mattina di Sabato nella sede storica dell’A.I.L. di Taranto, presieduta da Paola D’Andria, che tanto ha fatto per coagulare istanze isolate e non coordinate sul territorio. Ci tiene a dirmi che si tratta della sede storica di Altamarea, il luogo in cui sono state prese le decisioni importanti dell’associazione ambientalista: “nei momenti topici della nostra vita ci ricordiamo che abbiamo questa bella sede”.
L’ingegnere, il Presidente di Altamarea, è letteralmente uno scrigno di preziose informazioni tecniche, date, eventi che solo in parte possono essere riportate in questo pezzo. Preferisco cominciare dalla parte finale del nostro colloquio, quella che riassume il “dato politico” della recente evoluzione organizzativa del noto cartello ambientalista. Consiglio, per chi ha tempo e voglia, la lettura della seconda parte di questo colloquio, che pubblicheremo la prossima settimana e che analizza nel dettaglio i punti salienti della grande battaglia (per ora persa) condotta dal cartello ambientalista: la concessione di un’Autorizzazione Integrata Ambientale “vera”.
Cos’è Altamarea?
E’ un’associazione di cittadini, AIL, Peacelink, Impatto Zero, Tribunale dei Malati, Cittadinanzattiva, Italia Nostra, con un Consiglio Direttivo costituito da 21 membri eletti dall’assemblea e dai rappresentanti delle singole associazioni aderenti. La trasformazione del Comitato per Taranto in coalizione Altamarea è avvenuta tra il 2007 ed il 2008, con la sottoscrizione di un unico documento; la marcia antidiossina del Novembre 2008 ha allargato il perimetro delle associazioni. Dopo la seconda marcia del 2009 abbiamo deciso di darci dignità giuridica, al termine di un lungo dibattito interno; per diventare un movimento politico avevamo necessità di darci una struttura: io ero d’accordo, ma non tutti la pensavano così, preferendo lasciarsi le “mani libere” per evitare che anche le associazioni ambientaliste fossero assimilate a strutture burocratiche riconducibili dalla cittadinanza al vecchio modo di “fare politica”. L’organizzazione comporta una irregimentazione ed una logica che alcuni movimenti, legittimamente, non volevano darsi in quel momento (parliamo del 2010). Io personalmente, pur essendo favorevole a una strutturazione più complessa, ho valutato che i tempi non fossero allora maturi per la trasformazione del movimento; la maggior parte dei movimenti hanno voluto però optare per uno sbocco diverso ed abbiamo stilato uno Statuto con un Comitato Promotore. A quel punto abbiamo nominato un Direttivo con le relative cariche provvisorie fino all’Assemblea Generale del settembre 2011, che ha confermato le cariche sulla base della volontà dei convenuti.
Ma perché si è resa necessaria l’evoluzione “politica” di Altamarea? In breve: perché ritenete necessario presentare una lista elettorale con un candidato sindaco alle elezioni di Maggio?
Perché è crollata la fiducia della cittadinanza nella nostra capacità di incidere sulle decisioni nazionali in materia ambientale e quindi, di politica economica, senza intervenire direttamente nel processo decisionale. Proprio ad Agosto 2011 è stata concessa all’ILVA un’AIA scandalosa; si tratta di un’autorizzazione che alza clamorosamente per legge l’asticella del “potenziale inquinante” dell’industria siderurgica, disattendendo completamente le nostre osservazioni rese in sede di Conferenza di Servizi. Abbiamo saputo, tra le altre cose, che l’ILVA non avrebbe potuto usufruire di un finanziamento della BEI (Banca Europea Investimenti) senza AIA. L’ILVA è libera di fare quello che vuole con quest’AIA: si parla addirittura di costruire una terza acciaieria con i rottami di ferro; ma chi controlla la provenienza dei rottami soprattutto dopo la sospensione – voluta da questo governo – del SISTRI, il sistema di tracciamento del trasporto dei rifiuti industriali – ndr. Mi verrebbe da chiedermi: ma le polveri captate dagli elettrofiltri utilizzati per cercare di limitare le emissioni diffuse sono scevre da diossina o sono piene di diossina? Io ho girato questa domanda alla Procura della Repubblica chiedendo, inoltre, chi siano i poveri lavoratori addetti allo smaltimento di queste polveri, quali siano le norme di sicurezza in merito e dove vanno a finire le polveri. In qualche area dello stabilimento vanno a finire queste polveri e quelle dei conglomerati. Qualcuno ha verificato lo stato di salute degli operai che hanno smistato e smistano queste sostanze?
E qual’ è il piano d’azione di Altamarea per il prossimo futuro?
Diciamolo chiaro e forte: le nostre osservazioni alla richiesta di concessione dell’AIA erano assolutamente ineccepibili; abbiamo messo in campo una potenza di fuoco di eccezioni tecniche che non potevano essere contraddette. Eppure chi ci governa a livello nazionale è riuscito ad ignorare le nostre osservazioni fornendo ben tre pareri tecnici diversi, aiutati in questo dall’ISPRA, fino a garantire ad ILVA la libertà d’azione per legge. Dobbiamo entrare nelle istituzioni perché Taranto è un sito di interesse nazionale solo per l’acciaio che produce e per il petrolio che raffina, ma le conseguenze locali sono tutte sulle nostre spalle: costoro non fanno altro che far finta di non vedere o truccare le carte. Il “problema Taranto” deve diventare nazionale: o le fabbriche o noi cittadini, questa è la scelta. Il problema è nazionale, quindi politico.
Perché avete deciso di affidarvi a Bonelli, un papa straniero? Sempre ammesso che aderisca alla vostra proposta.
Inizialmente abbiamo cercato di far convergere tutte le associazioni, anche quelle esterne ad Altamarea, su un unico organismo: tentativo fallito perché molte associazioni hanno appunto preferito evitare commistioni con il mondo politico. Ma, una volta assodato che la pressione mediatica fatta di marce, manifestazioni ed altro non danno frutto; una volta capito che neanche documentate eccezioni tecniche sortiscono effetti, che altro si deve fare? “Il cambiamento è evocato dalla pubblica opinione, ma è deciso nella cabina elettorale. Tutte le personalità locali alle quali abbiamo proposto la candidatura a sindaco si sono dichiarate onorate ma hanno declinato.
E perché?
Io ho rinunciato per motivi personali e familiari; Matacchiera, uomo generoso, si è dichiarato non adatto a questo tipo di esperienza; anche Alessandro Marescotti, una persona che io giudico eccezionale e poliedrica lo spreco italiano sugli aerei F35 è stato individuato da lui in primis, ha declinato: peccato perché si tratta di una persona conosciuta e stimata. Abbiamo proposto a Mazza una sorta di primarie interne e gli abbiamo chiesto di rinunciare all’IDV, perché l’idiosincrasia nei confronti di “partiti” classici è troppo alta e c’è il rischio che la gente non aderisca; ha rifiutato nel modo che si sa.
Che ne pensa di una collaborazione con eventuali liste civiche e/o focalizzate sui “beni comuni”?
Un accordo con liste civiche non lo escluderei assolutamente; non conosco i componenti della lista “beni comuni” ma la vicinanza ai partiti politici classici potrebbe costituire un problema; il superamento delle riserve nei confronti di Bonelli è avvenuto solo dopo la costituzione ufficiale del Movimento Ecologisti e Reti Civiche, che ha risonanza nazionale. Accanto a questo Movimento c’è il movimento Aria Pulita che, a mio modo di vedere, ha i numeri necessari. Avvicinarsi a qualche politico che avrebbe potuto fare ma non ha fatto sarebbe pericoloso e contraddittorio; d’altra parte sento parlare del dottor Nume, una persona stimata ma fortemente caratterizzata politicamente.
Biagio De Marzo Egregio Ariodante, mi occupo di questioni siderurgiche, e di quelle tarantine in particolare, dal 1972: il termine “ecocompatibilità” è della fine del secolo scorso, inventato per riassumere le condizioni alle quali assoggettare i progetti di nuove installazioni, in qualunque ambito. La verifica dell’ecocompatibilità si fa prima di concedere le autorizzazioni. Se tali concetti fossero stati in vigore e rispettati, l’Italsider di Taranto (poi divenuta Ilva) non sarebbe mai nata così com’è nata. Sempre alla fine del secolo scorso, l’Europa introdusse la legislazione per ridurre l’inquinamento di origine industriale prodotto dalle aziende esistenti ed impose l’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui tutte le aziende europee dovessero essere dotate entro il 30 ottobre 2007. All’Ilva di Taranto l’AIA è stata rilasciata, al netto di ricorsi, ad agosto 2011, priva di tutte le prescrizioni che noi per 4 anni abbiamo richiesto. Nello specifico non ho mai raccontato la favoletta dell’ecosostenibilità di questa industria. Ferma restando l’assoluta “eco-INcompatibilità” della fabbrica con la città, ho indicato provvedimenti tecnici che ridurrebbero l’inquinamento mentre le istituzioni locali e nazionali e la società civile realizzano l’alternativa occupazionale alla chiusura parziale o totale della fabbrica. Ovviamente su quei provvedimenti hanno fatto orecchie da mercante. Per i dettagli sulla “eco-INcompatibilità” di quell’industria con la città, egregio Ariodante, pazienti fino alla pubblicazione del prossimo numero di Siderlandia. Nelle oltre due ore dell’intervista i primi quattro quinti sono stati dedicati proprio all’ “eco-INcompatibilità” dell’Ilva e solo negli ultimi minuti abbiamo parlato del momento politico, in merito al quale ho precisato che parlavo a titolo personale, senza impegnare la totalità di AltaMarea. Biagio De Marzo
sarebbe auspicabile da parte dell’amico Roberto Polidori una intervista al Dr. Patrizio Mazza per conoscere i veri motivi che lo hanno indotto a declinare la commistione con la lista Aria Pulita….per ora posso riportare questa sua replica: ” il sottoscritto, preso atto che, per quanto riguarda gli ambientalisti descritti da Biagio De Marzo, si esprimevano come un gruppo che fa fatica a identificarsi in un progetto definito e privo di contraddizioni, anzi essi passavano dalla scelta di un candidato sindaco ad un altro e , al momento mi risulta che ancora non abbiano deciso, a parte l’ipotesi del leader del partito dei Verdi Bonelli, star nazionale, quindi per rispetto della propria dignità di pensiero sempre coerente, e soprattutto nel rispetto delle scelte del gruppo di cittadini che mi sostengono condividendo un programma civico/politico basato sulla necessità di alternative economiche e lavoro sul territorio, rispetto delle vere vocazioni territoriali, si è fatto da parte. Patrizio Mazza non riteneva opportuno che il proprio nome venisse messo alla berlina per essere usato in scelte poco serie. Sciascia diceva: vi sono gli omini, gli ominicchi e i quaquaraqua, dove si collocano i de cuius dell’ambientalismo?….” spero Roberto che con Siderlandia Redazione tu possa garantire un corretto trasparenza e la possibilità del diritto di replica…grazie a tutti e buon lavoro. Sabrina Sabatelli per il Dr. Patrizio Mazza
Quale risposta e quale proposta si può fare se non c’è a Taranto un PM alla Guariniello !!! S’è visto come ha trattato il board di Eternit e che sberla di sentenz aha ottenuto: Possiamo pensare che alla procura tarantina ci possa essere un PM alla stessa altezza ??? Magari !!!!
[…] anticipato nel numero precedente di Siderlandia, si è parlato molto di AIA nella parte più cospicua dell’intervista concessa dall’ingegnere […]