di Serena Mancini
Navigando in rete ciascun utente ha la possibilità di trovare il viaggio su misura per le proprie esigenze. Tra le varie tipologie quella della vacanza naturalistica è certamente particolarmente richiesta e la società caotica in cui viviamo ne spiega le ragioni. Ma per vivere esperienze a diretto contatto con la natura non sempre è necessario abbracciare il “fascino dell’esotico”, specie se si considera il patrimonio naturalistico di cui la terra jonica dispone. L’associazione Terra delle Gravine nasce proprio dall’esigenza di valorizzare questa immensa risorsa territoriale, promuovendo la diretta partecipazione dei cittadini alla tutela dei beni culturali e ambientali. Ne abbiamo intervistato il fondatore Antonio Greco.
Quando nasce l’associazione e perché?
L’associazione culturale terra delle gravine nasce circa sei anni fa come completamento di un’attività politica fatta in seno ad un coordinamento di associazioni e di personalità singole che intendevano promuovere la creazione del parco regionale della terra delle gravine. Una volta nato il parco, che purtroppo ancora non vive realmente, abbiamo pensato di dar vita a questa associazione che potesse promuovere il territorio delle gravine con le sue innumerevoli valenze storiche, culturali, antropologiche e naturalistiche.
Perseguiamo la nostra missione attraverso una serie di iniziative che sono innanzitutto l’attività conoscitiva sul campo. Noi svolgiamo due programmi di escursioni: una in autunno e l’altra in primavera (e quest’ultima è attualmente in corso) caratterizzate da incontri bisettimanali. Durante queste escursioni si impara a conoscere camminando, cioè si cerca di individuare il “senso del vivere il territorio”. Con questa espressione non ci riferiamo solo all’attività fisica svolta durante il tragitto, ma anche alla possibilità di riuscire ad entrare in contatto con le realtà produttive delle aziende agricole del territorio delle gravine per conoscerne i problemi e cercare di valorizzarne le varie capacità produttive. Al loro interno infatti spesso si nascondono abilità (pensiamo ad es. alla produzione dei derivati del latte) che potrebbero essere valorizzate maggiormente se incanalate in flussi di marketing adeguati.
Quali sono i vostri progetti?
A parte l’attività escursionistica un nostro importante progetto è il Gran Tour. Si tratta di un viaggio in quattro tappe che si svolge generalmente alla fine di aprile e che ci porta a percorrere circa 100 – 120 km partendo dal lato orientale della provincia per raggiungere quello occidentale. In genere alloggiamo all’interno di strutture rurali: aziende, masserie, talvolta anche nei centri storici. Ad es. quest’anno dormiremo a martina franca, a noci e la terza in un b e b di un’azienda agricola vicino noci. Questo è sicuramente il progetto più impegnativo e prestigioso, perché ci inserisce in un filone di attività simili che si svolgono in tutta Italia. Questa esperienza ci permette di entrare in contatto con realtà differenziate e di ospitare persone che, venute a conoscenza dell’iniziativa, ci raggiungono per parteciparvi. Ad esempio quest’anno ci ha contattato un grottagliese che vive a Stoccarda il quale, colpito dal Gran Tour, verrà appositamente per unirsi a noi. Questa è certamente un’occasione che ci inorgoglisce perché è un’esperienza che colpisce i partecipanti ed è vissuta un po’ come un pellegrinaggio nel senso etimologico del termine. Ci allontana dal mondo edulcorato della vita cittadina e ci pone di fronte alla realtà più cruda: difficoltà fisica certamente, ma anche paura di non farcela o di perderci lungo il tragitto, nonché possibilità di rimanere soli con noi stessi a riflettere, estraniandoci dal mondo esterno.
Come potrebbero contribuire le Istituzioni locali alla valorizzazione del nostro territorio?
La istituzioni potrebbero fare molto, ma come associazione non abbiamo mai cercato di interfacciarci con esse per timore di ritrovarci inseriti in una ragnatela burocratica che finirebbe per irretire i nostri progetti. Grazie alla rete di solidarietà creata attorno a noi, l’associazione è in grado di portare avanti i propri progetti in maniera autonoma. Con un discreto gruzzoletto accumulato stiamo pianificando di fare una produzione editoriale che raccoglierà i pensieri dei viaggiatori di questi primi cinque anni di gran tour.
Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate nell’organizzazione del Gran Tour?
La difficoltà principale è sempre la stessa, ogni anno: il reperimento dei luoghi dedicati all’ospitalità. Questo può sembrare un controsenso in un paesaggio costellato di masserie che potrebbero fungere da strutture ricettive e che invece risultano in larga parte sottoutilizzate. Sono aziende che hanno funzionato per secoli come strutture produttive e che ora difficilmente vengono riconvertite dai proprietari al settore terziario dell’ospitalità. Alla base di questa problematica c’è sicuramente un ritardo culturale se si considera che molti di loro manifestano la tradizionale diffidenza del contadino che ha paura del forestiero. In questo sicuramente le istituzioni potrebbero intervenire con la formazione e l’informazione.
Come divulgate e promuovete le vostre iniziative?
Abbiamo un sito chiamato Perieghesis che è il nostro strumento principe anche per fornire materiali informativi sulle caratteristiche delle terra delle gravine. Molto conta il passaparola perché le nostre attività riscuotono successo ed entusiasmo nei partecipanti. Oltre all’attività escursionistica che certamente esercita un elevato impatto empatico, mettiamo in atto una serie di spettacoli, rappresentazioni “recitative” – per non dire teatrali – per realizzare le quali abbiamo messo su una compagnia composta da attori professionisti e non. Il 25 marzo abbiamo messo in scena una favola russa “la fanciulla di neve” presso la masseria Galeone, azienda gestita dal corpo forestale dello stato, e ora stiamo lavorando ad un nuovo progetto per la notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 di giugno che ci auguriamo abbia lo stesso successo della passata edizione.