D’Addario: una dinasty in default

di Gaetano De Monte

Erano i ruggenti primi anni 2000, gli anni delle vacche grasse, quelli della Taranto da bere, ma soprattutto da spremere; della città da spolpare. Una dinastia di imprenditori più di ogni altra, i D’Addario, prosperava all’ombra del potere cittadino. Di quella stessa classe politica e dirigente che avrebbe prodotto, poi, un buco di bilancio pari a quasi un miliardo di euro. Di quel sistema che avrebbe governato Taranto per sette anni. E che restò sepolto sotto i colpi dei debiti e delle inchieste giudiziarie, che coinvolsero politici, imprenditori e funzionari comunali, accusati a vario titolo, di aver contribuito a prosciugare le casse del Comune. Quello che vedeva al vertice Rossana Di Bello, sindaco, e lady di ferro, marchiata dalla fedeltà a Forza Italia. Ed al suo fianco il vice- sindaco Michele Tucci, deputato dell’ Udc.

Fu in quel periodo che Enzo D’Addario, il cui nome sino ad allora era stato legato prevalentemente al commercio delle automobili, diversifica ed amplia i propri investimenti. Intuisce le potenzialità del mercato dell’usato, ed inventa il Km 0. In pratica la vendita delle vetture immatricolate non facendo pagare l’iva a chi l’acquista. Sbaragliando così la concorrenza. Macchine nuove vendute come usate. Truffando in maniera velata lo Stato. Nasce così la D’Addario.It. Che diventa così leader in Italia nella commercializzazione di auto nuove, km 0 e semestrali dei marchi più prestigiosi. Che intanto continua a crescere. Apre numerosi centri in tutto il territorio nazionale ed è presente a Milano, con un prestigioso Showroom. Ed anche nel resto d’Europa acquisisce aziende in fallimento cercando di risanarle. Diventando una holding. Investendo nel settore dell’intermediazione finanziaria( General Prestiti); in quello immobiliare, con la “D’Addario Case e Progetti”; e nel business dell’oro, con la “Gold and Money”. E’attivissimo, sembra inarrestabile nell’ascesa al mondo della borghesia parassita e cozzarizzata tarantina. Costituisce una nuova propaggine del gruppo, rilevando un’importante azienda agricola, una delle cento storiche masserie di Puglia, con oltre 70 ettari produttivi a vigneti, oliveti e ciliegeti: “Masserie di Puglia Le Monache Srl”, con cui tenta di rilevare la “Borsci”, produttrice dell’elisir San Marzano, un’eccellenza del patrimonio enogastronomico tarantino. Progetta l’acquisizione e l’apertura di alberghi nel centro cittadino. Ma soprattutto è del  24 giugno 2009  l’accordo che vede la ripartizione in parti uguali tra D’Addario e Luigi Blasi delle quote societarie della Taranto Sport, e la nomina per entrambi della carica di presidente della società. A sorpresa, poi, qualche mese dopo, il 6 settembre 2009, l’imprenditore, re delle auto, dopo aver dichiarato di voler lasciare il comando della Taranto Sport a Luigi Blasi e di rimanere come semplice azionista, decide di acquistare il restante 50% del pacchetto azionario della società divenendone l’unico presidente. E diventando così il padrone del Taranto Calcio.

Viene accolto a furor di popolo come il principe della più rinomata “imprenditoria” ionica, capace di coniugare il lavoro, la capacità manageriale e quella  gestionale. Come il salvatore del “pallone” a Taranto, dopo gli anni dei  fallimenti e delle gestioni dilettantesche. Le premesse, o meglio le promesse, erano roboanti. Grandi investimenti. Stadio nuovo o comunque ristrutturazione dell’attuale Stadio “E. Jacovone”. Cittadella dello sport, ricostruzione del settore giovanile, il ritorno degli sponsor a bordo campo, il pagamento puntuale degli emolumenti a calciatori e tecnici. Una strategia imprenditoriale che fa sognare la Città e gli aficionados rossoblu.

In pochi mesi, tutto cambia. Gli stipendi non vengono pagati. Ed il Taranto viene penalizzato di sei punti, che impediscono alla Città Dei Due Mari di ottenere la promozione diretta in serie B, e tornare nel calcio che conta dopo diciannove anni di assenza. Il resto è cronaca di questi giorni. Il sogno, ancora una volta sfumato di un soffio, nella semifinale dei Play Off. L’incubo del ritorno nei dilettanti, che si materializza insieme al fallimento delle aziende di Enzo D’Addario. E’ default per quello che un tempo era il re delle auto. In Puglia, ma non solo. Una maxi evasione fiscale, ma non solo, fa infatti vacillare l’impero del re delle automobili. Sotto sequestro sono finiti nelle settimane scorse beni per un valore di 4 milioni e mezzo di euro. La Guardia di finanza al termine di una verifica fiscale avrebbe rilevato, per i periodi d’imposta che vanno dal 2009 al 2011, omessi versamenti di Iva per un importo corrispondente alla somma di 4 milioni e mezzo di euro. E’ scattato così il sequestro per equivalente di un intero palazzo: un edificio di pregio che si trova in via Anfiteatro. Ma sono soprattutto i debiti con le banche e le operazioni finanziarie spregiudicate a farne vacillare l’Impero. E a far tremare le sue aziende – ed i circa 1.000 dipendenti tra maestranze direttamente assunte ed indotto, che da mesi non percepiscono gli stipendi. Intanto, per ciò che riguarda il Taranto Calcio, il titolo sportivo è stato rimesso nelle mani del sindaco Ezio Stefano, che dovrebbe trovare in pochi giorni qualcuno disposto ad accollarsi cinque milioni di euro di debiti, o forse anche di più, prodotti in soli tre anni di presidenza D’Addario. Gli scenari che si prospettano intanto sono davvero inquietanti. Potrebbero essere le grandi presenze industriali del nostro territorio – l’Ilva, L’Eni, la Cementir – ad intervenire per aiutare la squadra di calcio e per salvarla dall’irreparabile. Gli stessi che hanno sulla coscienza morti sul lavoro e disastri ambientali, potrebbero esporre la Città ad un’ulteriore ricatto, o magari lo farebbero per lavarsi la coscienza, o per la questione del risarcimento per i danni ambientali e sanitari prodotti.

Intanto si “aspettano” i famosi imprenditori e aziende tarantine, chiamate in causa ogni volta c’è un fallimento alle porte. Certo è che, per adesso, l’unico fallimento che si prospetta davvero, l’unico default ormai certificato è quello della famiglia D’Addario. Sono davvero lontanissimi i tempi delle vacche grasse. Sono lontani anche per Daniela D’Addario, sorella minore di Enzo. Che di quell’epoca e di quelle amministrazioni ne è stata diretta beneficiaria. Come quando, tra un Oban invecchiato quindici anni bevuto da Michele Tucci, vice sindaco, ed un Mohito sorseggiato da Daniela, allo Shamballas, villa di famiglia adibita dalla stessa proprietaria a una mezza discoteca ( ma che per lo stato e l’erario figurava come associazione culturale), si siglava “l’accordo” sulla gestione del Molo Sant’Eligio. Lo “Shamballas” sarà poi chiuso dalla guardia di finanza per la mancata osservanza di nessuna delle prescrizioni imposte ai locali pubblici. Dipendenti tenuti a nero, e la mancanza persino di un estintore.

Era il 4 Settembre del 2002, invece, quando il comune di Taranto, a conclusione di una gara ad evidenza pubblica, affidava la concessione per nove anni della gestione del porto turistico Molo Sant’Eligio all’Ati, associazione temporanea di imprese, costituita dall’Italiana Servizi di Daniela D’Addario, da Elettrojolly ( società del suocero Armando Cavallo) e da Bartolomeo Maugeri, allora direttore della scuola velica. Per quell’affidamento c’è un processo ancora in corso – che coinvolge alcuni dirigenti comunali –  per cui si è concluso il primo grado, che ha visto condannati l’architetto Antonio Liscio, allora coordinatore del servizio risanamento città vecchia, l’ex dirigente comunale Santo Barraccato, l’ex capo di gabinetto Antonio Licciardello. Accusati di abuso d’ufficio e falso. Membri della commissione di gara. Accusati di aver conosciuto in anticipo il contenuto delle buste sigillate delle offerte, per favorire l’associazione temporanea di imprese di cui è capofila Italiana Servizi. Ma oltre al principio di segretezza, si è contestato, in particolare, il non aver avuto alcuno dei requisiti previsti dal bando. Addirittura L’Ati si sarebbe costituita solo successivamente all’indizione della gara.

Dal 1 Giugno, intanto, il Molo Sant’Eligio sarà gestito da una nuova società. Sino ad ora, e per nove anni, il Comune di Taranto ha avuto un contratto di gestione per il Molo pagando un canone annuo di 67 mila euro all’Autorità portuale. L’amministrazione comunale, affidandone poi la gestione all’Ati, già richiamata, avrebbe dovuto guadagnare centomila euro netti all’anno dall’affidamento. Tuttavia, l’Italiana Servizi della Dottoressa Daniela D’Addario ha un debito nei confronti del Comune di poco meno di un milione di euro, di cui 925mila per canoni insoluti e 54 mila per gli interessi maturati. Debito che la società aggiudicataria avrebbe dovuto pagare indipendentemente a prescindere dal procedimento giudiziario che vede la Società in causa con il Comune. Il collegio arbitrale, in prima battuta, ha condannato addirittura il Comune di Taranto a versare nelle casse della Società 1,4 milioni di euro entro il 31 maggio 2009. La Corte d’Appello ha ribaltato poi la decisione. Ma la Società, intanto, non ha più pagato il Comune negli anni 2010 e 2011, ed anche se negli anni precedenti l’ha fatto, ha sempre versato più o meno la metà della somma prevista dall’appalto. Intanto la Società è stata messa in liquidazione volontaria il 22 febbraio, creando non pochi problemi ai diportisti. Quello del fallimento, del default, forse, deve essere un vecchio vizio di famiglia. Certo è che la Dinasty D’Addario, forse, non ce la farà ad arrivare a fine mese!

22 Comments

  1. Anonimo Giugno 4, 2012 1:39 pm 

    Non vorrei insistere ma a me sembra proprio tutto una macchinazione diabolica per lasciare i Tarantini senza alternative. Possiamo impedire in qualche modo che le macchine della morte comprino il Taranto e con esso la coscienza di una voluminosa fetta di popolazione?
    C’è una maniera di ostacolare il gioco delle grandi industrie inquinanti che ne divengono, con mezzi sempre più discutibili, le uniche padrone? Ditemelo voi, io non lo so. Tutto l’ accaduto a me puzza tanto di bruciato, io non mi intendo di calcio, ma per capir questo non è di calcio che bisogna intendersi.

  2. Anonimo Giugno 4, 2012 1:55 pm 

    La corruzione, il malaffare, dilagano dappertutto e i signorotti medievali si spartiscono torte, Lucie, utili e casinò per la dabbenaggine delle oche e dei capponi nel cortile.
    Poi ogni tanto qualcuno ci lascia le penne. Ogni tanto. Magari quando diventa scomodo? O l’ ha fatta troppo grossa? Tanto poi non succede niente.
    E intanto la nave va, sospinta dall’ assenteismo dei babbioni ma anche dal dolore di Renzo Chenientepuò, o dall’ ignoranza di Peppino Fatevoi, e di chi fa comprare per un piatto di ceci in cambio del silenzio.

  3. Anonimo Giugno 4, 2012 2:43 pm 

    Le grandi industrie si lavano la coscienza? Ah ah buona questa!

  4. Anonimo Giugno 5, 2012 12:52 am 

    Già vero, le grandi industrie lavano la coscienza agli altri, mai la propria!

  5. Anonimo Giugno 6, 2012 1:08 pm 

    Sembra quasi che nell’articolo l’autore sia compiaciuto e soddisfatto delle disavventure della famiglia D’Addario, che comunque ha dato pane e lavoro a centinaia di famiglie, in una città che sempre si è lamentata della mancanza di imprenditori capaci che rischiano sulla propria pelle. Che magra consolazione Sig. De Monte !!!

  6. Anonimo Giugno 6, 2012 7:14 pm 

    come potrei essere contento se centinaia di famiglie di lavoratori perdono, anche di che mangiare, a causa dell’avidità di un uomo, e di una famiglia,emblema di chi si è arricchito alle spalle della collettività…. e come al solito, a pagare con i licenziamenti sono sempre gli stessi??? non scriviamo sciocchezze giusto per il gusto di attaccare…. e chiediamoci piuttosto come sia stato possibile che ad esempio: “la Società italiana Servizi intanto, non ha più pagato il Comune negli anni 2010 e 2011, ed anche se negli anni precedenti l’ha fatto, ha sempre versato più o meno la metà della somma prevista dall’appalto”. Un consiglio: si firmi la prossima volta,se vuole avere un dialogo costruttivo sulle tematiche che affrontiamo nei nostri articoli. Come facciamo noi, mettendoci la faccia. Gaetano De Monte

  7. Anonimo Giugno 6, 2012 7:52 pm 

    Carissimo Sig. De Monte, e’ troppo bello sparlare per agevolare gruppi, soprattutto quando non si sa la verita’! Infangando la famiglia D’addario che ha sempre lavorato e fatto lavorare. Noi siamo due persone che rispettano e vivono in questa citta’ e conosciamo bene il loro operato.Non si butta fango inutilente e soprattutto gratis. Chi sputa in cielo, in faccia gli cade. Non fare agli altri quello che non vuoi che facciano a te. Dio ti guarda…….

  8. Anonimo Giugno 6, 2012 10:49 pm 

    ma quante inesattezze,signor De Monte.E’ noto a tutti che D’addario.it non e’ la stessa cosa di D’addario casa e progetti e di Gold Money.sembra quasi che qualcuno le abbia suggerito quello che doveva scrivere e che lei lo abbia fatto senza neanche andare a sincerarsi della verita’.non riesco ad immaginarla fisicamente ma la vedo allo “Shamballas”,che sicuramente ha poi saputo non essere villa della famiglia D’addario.comodamente seduto tra un “mohito” ed un “oban invecchiato”ad ascoltare e ad assistere alla firma degli accordi per la spartizione della citta.
    i miei complimenti per essersi doumentato sulle fonti come ogni buon giornalista dovrebbe fare

  9. Anonimo Giugno 6, 2012 11:28 pm 

    io c’ero allo shamballas… a lavorare dieci ore a sera per il prezzo di un oban invecchiato 15 anni….insieme ad altre venti ragazze e ragazzi pagate in nero…il ricordo più bello di quell’estate sono proprio loro…quanto al resto io faccio il giornalista, spendo ore a documentarmi su quello che scrivo, consultando sempre le fonti, come ho fatto in questo articolo, grazie a materiale che con adeguata ricerca si può reperire tranquillamente. Soprattutto non c’è nessun suggeritore o grande vecchio… dietro… siamo solo gente libera che prova a raccontare taranto ma non solo, con la massima aderenza alla verità e professionalità. In questo articolo non vi sono bugie o mistificazioni. Ho scritto centinaia di pezzi in tre anni, e nessuno mi ha mai contesto inesatezze. Soprattutto non l’ho mai fatto in forma anonima. Saluti Gaetano De Monte

    • Anonimo Giugno 7, 2012 9:21 am 

      E’ un gia’ visto. A Taranto non c’ e’ mai stata una imprenditoria degna di questo nome. E, comunque, e’ stata una citta’ colonizzata dal capitalismo pubblico da cui quel micro mondo imprenditoriale ionico ha succhiato sangue, creando profitti opachi e rendite parassitarie. Si potrebbero fare nomi e cognomi di vivi e di morti, ma e’ meglio finirla qui.
      L’ articolo da’ uno spaccato di un gruppo affaristico’ tanto potente ma tanto legato al malaffare, che non da’ prestigio a una citta’ che tanto amo.

      • Anonimo Giugno 7, 2012 9:23 am 

        Ps. La breve riflessione e’ stata scritta dall’ on Biagio Marzo.

        • Anonimo Giugno 7, 2012 6:02 pm 

          Se la riflessione è stata scritta realmente dall’On. Biagio Marzo, gradirei sapere, come si permette di associare famiglie rispettabili al malaffare? Fossi uno di loro la querelerei.

  10. Anonimo Giugno 7, 2012 9:53 am 

    È troppo facile fare il giornalista andando a prendere articoli da internet di dubbia provenienza… È come il gioco del telefono… Una cipollina diventa una bomba atomica.. Informati DAVVERO prima di scrivere cavolate d’effetto…

  11. Anonimo Giugno 7, 2012 3:35 pm 

    Jack lo squartatore dava lavoro a diverse persone in quel di Londra…una gran brava persona. Perchè nessuno dice le verità “alternative” a quelle del Dott. De Monte? ANONIMO

  12. Anonimo Giugno 7, 2012 5:49 pm 

    Sei solo uno squallido sciacallo che scrive solo nella speranza di diventare qualcuno!
    Non esiste l’invenzione della notizia, o dici il vero o taci.
    Vergognati forse il tuo rancore, si capisce che è puro rancore, è dovuto a pura invidia?
    Inventare falsità, come la proprietà si società nelle quali lui non centra niente, non ti porterà gloria ma solo denunce per diffamazione.

  13. Anonimo Giugno 7, 2012 5:53 pm 

    Spero solo che l’ordine dei giornalisti ti cacci a calci nel culo!

  14. Anonimo Giugno 7, 2012 5:57 pm 

    Prima di pronunciare alcuni nomi sciacquati la bocca con l’ammoniaca!
    A Taranto la famiglia D’Addario è sempre stata e sempre sarà!
    De Monte è un nome da perfetto sconosciuto e così spero resti!

  15. Anonimo Giugno 11, 2012 1:30 pm 

    eh si noi tarantini siamo fatti cosi!!! le verità ci fanno male, le verità nn vogliamo ascoltarle…meglio essere presi per il culo…meglio essere rassicurati da chi ci dice …sta tranquillo tutto va bene!! E poi è una vergogna siamo i soliti….abbagliati dai soldi e dal potere. De Monte nn lo conosco ma ha detto quella che può essere definita, nn a torto, la lerità sulla famiglia daddario. A 60mila euro circa, ovvero 5 mila euro al mese, lo avrebbero preso in migliaia il porticcilo tusitico….considerato che il posteggio di un solo natante costa all’anno il doppio. Aprite gli occhi tarantini che a furia di chiuderli è sotto gli occhi di tutti dove siamo arrivati!!! grazie De Monte e grazie alle voci libere della città, nn condizionate da interessi e poteri. cristina

  16. Anonimo Giugno 13, 2012 1:05 pm 

    grazie a te cristina, con queste poche righe. “A 60mila euro circa, ovvero 5 mila euro al mese, lo avrebbero preso in migliaia il porticcilo tusitico….considerato che il posteggio di un solo natante costa all’anno il doppio”, hai fatto capire perfettamente ciò che intendevo dire…

  17. Anonimo Giugno 13, 2012 1:27 pm 

    bellissimo articolo, fondato e veritiero,anche perchè altrimenti non si spiegherebbero i sequestri di palazzi interi al caro presidente…libertà d’informazione,leggete Voltaire invece di criticare un giornalista parassiti,se volete criticare,criticate i fatti non la persona,ma dubito che abbiate l’intelligenza e la capacità di osare una ricerca…Sign. De Monte i miei più cari complimenti. Stefano

    • Anonimo Giugno 20, 2012 3:10 am 

      Nn ringraziarmi Gaetano, ho solo detto quello che pensavo, sei riuscito a fotogafare la situazione con estrema lucidità, con dovizia di particolari e soprattutto LIBERO!!!!! si libero e affrancato dal potere, dal denaro e dalle adesioni da gregge. Vorrei contattarti ho un idea che vorrei sviluppare, mi piacerebbe parlarne con te, ho provato dal sito ma nn riesco ad accedere, se potessi suggerirmi come fare te ne sarei grata. Vorrei aggiungere che sono lieta di aver letto il commento di stefano…per fortuna nn siamo monadi…..

Comments are closed.