Lettera aperta (ed informale) ad un “allenatore” della politica

di Serena Miccoli

Cara Betty,
è un po’ che le tue notizie non destano più tanto clamore, che le tue barzellette restano all’interno delle tue mura domestiche – che racchiudono comunque spazi sicuramente ben frequentati – , che l’Italia è lontana dalle tue gaffe.
Ce la stai mettendo tutta per farti ricordare, ma anche il processo riguardante la vicenda più chiacchierata e “rosa” della tua carriera si guadagna solo un piccolo servizio a telegiornale già avviato. A tal proposito volevo davvero complimentarmi con te per il look castigato delle ragazze, ma in particolare quello da educanda della signora Ioana Visan¹ , che ha ispirato le memorabili parole di Libero dell’altra mattina, degne del migliore dei romanzi Harmony

«Ieri, nei corridoi del Palazzo di Giustizia di Milano, Ioana Visan si confondeva fra gli avvocati, con il corpo sottile infilato in un completo nero e i lunghi capelli raccolti, camicetta bianca e scarpe basse. Il suo metro e sessantaquattro circa si defilava fra la folla: non per nulla la chiamano Annina. »“Ioana, la ragazza che ha cacciato i pm fuori dal suo letto”  (F. Borgonuovo – Libero 9/6/2012)

Hai sempre avuto gusto ed attenzione per lo stile, la presentabilità: ce ne siamo subito resi conto da quando quello spillino appuntato sulla giacca ci ha abbagliati tutti al primo confronto televisivo con Occhetto, alla trasmissione “Braccio di ferro” del Mentana; da lì fra bandane, brillantina, maglioncini sulle spalle e doppiopetto, il divenire della tua immagine è stato inarrestabile ed ha fatto tendenza.
Il tuo impegno per farti notare però, cara Betty, non sta risultando ultimamente sufficiente: hai avuto la bella e giusta intuizione di cavalcare l’onda del calcio mercato per farti dedicare qualche pezzo su incontri con sceicchi (parenti di Ruby?) interessati al Milan, notizie sulle trattative per cedere Ibra; ma se vuoi diventare il futuro presidente della Repubblica, oltre che delegare il lavorio politico al tuo figlioccio e fare qualche colpaccio per la tua squadra, devi tornare ad essere la star di prima, più di prima. E ben venga, a questo proposito, consolidare amicizie preziose con la creazione di liste civiche con personaggi di spessore incommensurabile quali l’elegante Vittorio Sgarbi, il salvatore della patria tuo intimo amico Guido Bertolaso e – ho sentito – Gerry Scotti; ma l’affare l’hai fatto con Luca Cordero di Montezemolo, la cui vicinanza, diciamolo, faceva gola veramente a tanti – tu sei arrivato prima, però!
Ma, pensandoci bene, questo tuo restare defilato ma non troppo forse ti ha anche giovato. Sto pensando alla sentenza della Corte Europea sull’affare “Centro Europa 7”. Pensa che casino sarebbe successo se solo la cosa fosse stata divulgata in maniera poco più diffusa: fortunatamente, per te, non ha ottenuto, nonostante la sua gravità, il peso che le spetterebbe nell’opinione pubblica. Ma d’altronde è meglio che non si sappia che 10 anni di ingiustizie e inadempienze giuridiche per mandare in onda il tuo fedelissimo Emilio Fede sulle frequenze dei canali analogici, costeranno all’Italia la bellezza di 10 milioni di Euro. E sì, all’Italia. Perché le accuse contro la tua Mediaset, su cui hai vegliato dall’alto del tuo allora governo, mosse da Francescantonio Di Stefano – proprietario di Europa 7 – , non sono state prese in esame dalla corte di Strasburgo. “Mors tua, vita mea”, lo so, ci risponderesti così.
Cara Betty, capiamo la tua volontà di agire dalle retrovie, di “allenare” i tuoi adepti del Pdl, in questo momento più che mai smarriti e timorosi; ma ti vogliamo più evidente: questo tuo ruolo di allenatore manca di stile e visibilità, nonostante la presenza. E poi ci manchi e manchi soprattutto a certe redazioni giornalistiche e ad alcuni movimenti che dalla tua assenza non hanno trovato più argomenti di accordo e si sono estinti.
Un’idea per la tua visibilità: perché non proponi in Mediaset, una volta a settimana, le tue seratine di barzellette e balletti in mutande? Con Pippo Franco alla conduzione e Pingitore alla regia? E anche se fosse vera la versione dei “maligni”, non potrebbe essere, riportata sul piccolo schermo, un’attualizzazione di “Salò e le 120 giornate di Sodoma”?
Ciao Betty, pensaci e salutaci la Santanchè che senza di te muore.

“Oltre che la metafora del rapporto sessuale (obbligatorio e brutto) che la tolleranza del potere consumistico ci fa vivere in questi anni, tutto il sesso che c’è in Salò(e ce n’è in quantità enorme) è anche la metafora del rapporto del potere con coloro che gli sono sottoposti. In altre parole è la rappresentazione (magari onirica) di quella che Marx chiama la mercificazione dell’uomo: la riduzione del corpo a cosa (attraverso lo sfruttamento). Dunque il sesso è chiamato a svolgere nel mio film un ruolo metaforico orribile. […]
Chi sono gli attori che rappresentano i quattro mostri? Non so se saranno mostri. Comunque non meno e non più delle vittime.” (Intervista a Pasolini – Corriere della Sera, 25/03/1975 cit. da “Il sesso come metafora del potere” – di G. Bachmann)

¹http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#day=2012-06-08&ch=3&v=129366&vd=2012-06-08&vc=3 (minuto 17:25)

1 comment

  1. Anonimo Giugno 11, 2012 7:36 pm 

    ma guarda si schifosi non se ne può più.

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