di Salvatore Romeo (’85)
Quando, dopo una giornata intensa, ti siedi sulla tua poltrona preferita, forse l’unica che hai in casa, ciò che desideri è che il cd che stai per ascoltare ti piaccia. Che sia il migliore cd che tu abbia mai ascoltato.
E così, luci soffuse e volume alto, ho ascoltato “Il sogno eretico” l’ultima fatica di Michele Salvemini, in arte Caparezza.
Le aspettative erano molto alte: con il precedente lavoro, il rapper molfettese ha portato alla ribalta temi politico\sociali che molti “intellettualoidi” hanno snobbato. L’ ILVA di Taranto ed il relativo caso diossina, le morti sul lavoro, il nuovo caporalato nelle campagne del foggiano, la condizione degli operai nelle fabbriche sono stati le colonne portanti del precedente album.
Era dunque lecito aspettarsi che, in virtù del successo ottenuto, Caparezza in questo album avesse cavalcato l’onda dei temi sociali, della crisi economica e del “Bunga bunga”. Con mia somma gioia ho appurato quasi subito ,che tutte le mie preoccupazioni erano (almeno in parte) fugate.
Alzi la mano (non mentite mi raccomando) chi si sarebbe mai aspettato, in un album pubblicato da una “Major” nel 2011, che il tema principale sarebbero stati gli eretici? Io decisamente no!
Galileo Galilei, Giordano Bruno, Savonarola, Giovanna D’Arco ecco i principali protagonisti di un album che già dalla copertina fa comprendere che il tema sarà “il fuoco” e le sue accezioni. Ovviamente così facendo il rapper pugliese si espone ad alcuni rischi: quanti scambieranno Savonarola per un attaccante della Regina?
L’asprezza inconfondibile di Caparezza si rileva nel brano “cose che non capisco”: in un passo della canzone, si scaglia nei confronti di tutti i soldati che partecipano alla crociata pro-Saviano, definendo il loro sforzo nella condivisione e nel successo del libro, inutile. Questo perchè non è seguito da un impegno attivo e concreto. In un altro passo, si domanda se poi sia così difficile “passare da Italia ad italia1”: il riferimento è agli attacchi di carattere “scandalistico” diretti a Berlusconi, dalle aree sinistroidi italiane, ree di tralasciare i veri perché del fallimento dell’attuale capo del governo. Nei secondi conclusivi del brano ecco la “chicca”: viene ripreso parte del film “Ecce Bombo” di Nanni Moretti in cui il protagonista Michele, si scaglia contro i suoi collaboratori gridando la famosissima frase: “io non parlo di quello che non conosco”.
La sigletta in stile Disneyano del brano “Marchetta di popolino” potrebbe essere considerata una pecca; in realtà dietro il ritmo da marcetta, si cela una irreverente disamina del “popolino” e dei suoi più grossi difetti, evincibili, che si voglia o no, in tutti noi.
Un’altra traccia degna di nota è sicuramente “house credibility” in cui sono menzionate varie tipologie di tragedie domestiche; è una critica sulla pericolosità del vivere in casa, salita tristemente alla ribalta dopo gli scandali emersi nella costruzione di uffici ed abitazioni durante il terremoto de L’aquila.
Ovviamente “Il sogno eretico” è pur sempre un cd pubblicato e distribuito da due grandi Major del settore (Universal music,); dunque l’obietto insito è quello della vendita. Per questo motivo l’album contiene diverse tracce “commerciali”: il singolo Goodbye Malinconia, pezzo estremante d’attualità sulla diaspora della “meglio gioventù italiana”; “Kevin Spacey”; “Legalize”( un raggea che a mio parere sembra preso da una “prima pagina” di Repubblica) e “Non siete stato voi”. Quest’ultimo brano rappresenta, a mio parere, la pecca più grande dell’intero cd; è indubbio che qui Caparezza abbia voluto riproporre i canoni che hanno portato al successo la traccia “Eroe” contenuta in “le dimensioni del mio caos”. Ma questo pezzo non è riuscito a raggiungere “l’aulicità” di “Eroe”, risultando troppo sontuosa con il rischio troppo evidente di scadere in facili cliché.
Tralasciando le apologie proprie dei pensieri notturni, i brani scorrono discontinui, apparentemente slegati dalla mancanza di un filo conduttore musicale. Notevole è infatti l’abilita e il poliedrismo di Caparezza, furbo a non rimanere confinato entro il recinto del rap-hip pop rimettendosi sempre in gioco, sperimentando generi musicali tra loro vari e spesso inusuali. Perché è con l’irrazionalità propria dell’eresia che si cambiano le cose.
E Caparezza, in fondo, è l’eretico del rap italiano.