di Ernesto Voccoli
Anna Rita Lemma è senz’altro una degli esponenti politici di primo piano della città di Taranto. Prima dei non eletti alle passate elezioni regionali per il Partito Democratico con 4828 preferenze, al quarto mandato consecutivo in consiglio comunale, da sei mesi è Assessore alla Pubblica istruzione e alle Pari opportunità della giunta Stefàno. Insegnante di lettere e storia, ha fatto la trafila tra Pds, Ds e ora Pd. Una dei pochi reduci della opposizione consiliare alla giunta Di Bello, è stata tra coloro i quali hanno denunciato, portando i libri contabili in tribunale, il saccheggio delle casse comunali da parte delle giunte di centro-destra; operazione che portò alla dichiarazione di “dissesto finanziario” grazie ad un default di circa 900 milioni di euro. Con lei abbiamo parlato di politica locale e non solo.
Partiamo proprio dagli anni bui dell’ultimo decennio. Le cronache ricordano consigli comunali totalmente deserti da parte del pubblico. Una città totalmente assuefatta alle logiche della propria classe dirigente, distante dal palazzo, vittima della propaganda dei lustrini di facciata. Una opposizione relegata ai margini, isolata, cupa. La storia vi ha dato ragione. Cosa ricorda di quel periodo? In cosa si sente di dire che è cambiato in città il rapporto cittadini – istituzioni – politica?
L’opposizione di quegli anni non la definirei assolutamente cupa ma, anzi, molto seria, puntuale e documentata. Ricordo quel periodo con molto piacere perché abbiamo dimostrato come si sta nelle istituzioni, anche da minoranza.
Dietro le nostre denunce però, avvenute non in un clima sereno ma assolutamente imprescindibili, la città non c’era. Questo è accaduto sia per il ruolo di disinformazione mirata da parte di una certa stampa, ma anche per una concezione di delega verso la politica, tutt’oggi presente, per la quale difficilmente i cittadini monitorano la propria classe dirigente.
Oggi, anche per un trend nazionale di allontanamento dalle istituzioni e disaffezione dalla politica, non mi sento di dire che il rapporto sia molto cambiato . Quello che è cambiato, soprattutto da parte dei giovani, è l’interesse e la sensibilità verso grandi questioni. Su tutte quella ambientale.
Uno dei primi provvedimenti da Assessore è stata l’adesione formale, il 13 Febbraio, alla manifestazione “Se non ora quando?”nata come risposta,di pancia, allo scandalo “Silvio/Ruby – rubacuori”. Crede che in questo momento storico c’è qualcosa che accomuni il ricatto del Potere, anche sessuale, sul corpo e la vita materiale delle donne al ricatto di Marchionne a Pomigliano e Mirafiori? O la vicenda Ruby ci parla solo di una presunta morale dicotomica generale tra “puttane e donne per bene che si sacrificano”?
Quest’ultima considerazione non l’ho mai sostenuta, il problema non è interno alle donne. C’è un’idea diversa del potere rispetto al passato. Da parte delle donne c’è sempre stata la volontà di emergere, ma non in maniera così marcata di subalternità all’uomo. Il berlusconismo e il modello televisivo in questo sono stati devastanti. Le adolescenti, se non hanno alle spalle dei riferimenti familiari o la scuola che provochi riflessioni diverse, non hanno termini di paragone e i modelli di riferimento sono quelli televisivi: carine e disponibili, avendo un uomo all’ombra del quale emergere. In politica tutto ciò è devastante, ci sono molte donne in
parlamento che sono lì per questo e quindi non sono giunte con una formazione ed una motivazione adeguata. Questo è accaduto a causa di un ventennio di valori “al contrario” dove la scuola e la famiglia sono riusciti a fare da argine fino ad un certo punto. Le manifestazioni di marzo sono state un punto di partenza ma serve un lavoro quotidiano. Concordo nel dire che c’è un collegamento generale nell’ottica di smantellamento dei diritti, che si allarga al mondo del lavoro e delle fabbriche. C’è il tentativo di isolare sempre di piu’ i soggetti e di allentare le reti della solidarietà sociale . Ed allora serve a tutti, uomini e donne, recuperare una dimensione collettiva di risposta a questi attacchi, sapendo che le battaglie sono dure e i nemici si chiamano Potere finanziario, economico e mass – mediatico del Paese.
Quando si parla di Pari Opportunità, spesso ci si dimentica anche delle differenze di genere, di omosessualità, transessualismo, etc. Nel territorio jonico non ci sono centri di ascolto, vi è una scarsa informazione su questi temi nei luoghi della formazione che incida sulle dinamiche del pregiudizio e della discriminazione. come intenderebbe intervenire in merito a tali questioni?
Il mio assessorato in teoria non dovrebbe proprio esistere in quanto delega a sè nel senso che “creare le condizioni pari per tutti” riguarda tutti gli ambiti del governo di una comunità. . Invece questa delega viene vista ancora quale settoriale. Per quanto riguarda la tematica delle differenze di genere legate all’omosessualità ed alla transessualità sono assolutamente disponibile ad ascoltare associazioni e proposte dal basso, per la realizzazione progetti che sicuramente trovano nei luoghi d’ascolto un punto di forza.D’altro canto la commissione alle pari opportunità del Comune di Taranto , quando ne facevo ancora parte, ha messo in cantiere la realizzazione proprio di un primo sportello di ascolto per le donne in città vecchia.
L’università di Taranto vive un momento di grosse nuove difficoltà, chiusura e riduzione dei corsi di Laurea per i tagli della Gelmini. Qual è lo stato dell’arte di asili comunali e scuole elementari? Riescono ad essere un elemento di supporto alle famiglie e ad offrire un servizio di qualità?
I nidi a Taranto nascono con l’amministrazione Cannata. Da 11 asili iniziali, ora ci ritroviamo ad averne 9 e tutti rigorosamente pubblici e per questa gestione pubblica siamo la prima città in Puglia. C’è infatti una diffusa tendenza a privatizzare ed esternalizzarne la gestione a causa degli alti costi; Taranto invece è assolutamente in controtendenza. L’offerta qualitativa è molto buona, ma c’è un problema di concorrenza con le strutture private legate all’orario di chiusura e alla difficoltà per molte famiglie di riprendere i figli da scuola entro l’orario di chiusura previsto per le 14. Di recente dalla Regione sono arrivati 300 mila euro e puntiamo perciò a potenziare il servizio per l’anno prossimo. Nel frattempo stiamo per far partire un’indagine per carpire meglio i bisogni delle famiglie con bimbi piccoli e cercare di dare risposte complessive. La scuola dell’infanzia, elementare e secondaria di primo grado offre una offerta didattico formativa molto buona nella nostra città; il problema invece molto importante è quello legato alle strutture; in alcune l’assenza di manutenzione ordinaria nel passato comporta oggi interventi straordinari, a volte “straordinarissimi”, il punto di maggiore criticità è segnato dalle palestre scolastiche.
L’inizio della forte dequalificazione del sistema formativo italiano ha una data:18 giugno 1999, adesione alla “Dichiarazione di Bologna”, insieme a 29 ministri dell’istruzione europea. Da quel momento Zecchino – Berlinguer, il fallimento del 3+2, Moratti, Gelmini. Da quel momento studenti sempre per le strade, scuole e facoltà occupate, precari sui tetti e privati pronti ad entrare nei Cda delle Università. Si sente di condividere le preoccupazioni dell’intero mondo della formazione sul ruolo dell’istruzione in Italia?
Le preoccupazioni sono condivisibilissime, anche se non metterei tutte le riforme sullo stesso piano nonostante il malcontento diffuso sul 3+2 sia sotto gli occhi di tutti. Una riforma, per essere tale, deve prevedere un investimento; in questi anni invece non si è fatto altro che tagliare le risorse perchè gli interessi di questo governo sono nel privato. Non ho niente contro il privato ma riconosco il ruolo Pubblico dell’istruzione. Un paese che non investe in scuola, formazione e ricerca non guarda al futuro. Se avessi 20 anni mi sentirei davvero persa . Anche il centro-sinistra ha le sue responsabilità. Ricordo ad esempio che nel 2009, dopo la finanziaria dei tagli di Berlusconi, tutto il mondo della formazione si fermò e tutto insieme, fatto senza precedenti. In quel momento l’opposizione assunse la scuola come elemento centrale di contrasto alle politiche del centro-destra. Ciò però è durato poco . Il tema della formazione non può essere assunto a singhiozzo e il nostro elettorato, sempre molto attento, potrebbe farcela pagare proprio per questa discontinuità.
Anche da quanto emerso da un recente sondaggio pubblicato su Siderlandia, i giovani di Taranto reclamano maggiori attenzioni, anche per fermare la “fuga dei cervelli”. Servirebbero dei segnali, dalla prospettiva di un futuro degno e salubre nella propria città alla richiesta minima di spazi adibiti alla creatività e alla socializzazione. Si sente dire che in queste direzioni la Giunta ha la coscienza apposto?
Partiamo dicendo che nessuna Giunta può dire mai di avere del tutto la coscienza a posto, considerata anche la mole dei problemi in campo ci sarà sempre qualcosa che non sarà riuscita a fare come si era prefissata. Per quanto riguarda la questione degli spazi per la socialità, per giovani e non, ammetto che il problema in città c’è ed è evidente. Tra le tante vicende, su tutte emergono quella del Cloro Rosso e di Cantiere Maggese. Dopo 2 anni di attività, interrompere l’operato del centro sociale ammetto che non sia stato un bel segnale ; auspico perciò il rispetto del protocollo d’intesa sottoscritto tra le parti, sarebbe un messaggio importante per i ragazzi che su quel progetto avevano investito molte energie. Su Cantiere Maggese il discorso è diverso: è un laboratorio urbano realizzato con finanziamenti regionali; occorrerà verificare a termine di questo anno di attività se sia riuscito a perseguire l’obiettivo di essere una struttura perfettamente integrata con il quartiere, in grado di averlo saputo coinvolgere. Se questo non dovesse essere accaduto, ammettere di aver sbagliato sarebbe un segnale di grande saggezza, tra l’altro i finanziamenti per la gestione stanno finendo ed è importante evitare che quel luogo vada perso.
Ultimamente ha rivendicato l’esistenza di un altro PD a Taranto, quello della buona politica e della partecipazione della base. Un congresso bloccato da mesi, la mancanza di sintesi tra le anime del partito e il rischio commissariamento. Questa vicenda sta assumendo i caratteri della barzelletta, che dice?
Onestamente non credo che la città si sia appassionata alle vicende interne del PD, così come non penso si possa parlare di barzelletta, questa storia invece è assolutamente triste. Quando la sintesi tra le varie anime dovesse avvenire su progetti e linee politiche a me andrebbe anche bene, invece qui sembra che il problema sia trovare soltanto “un nome”. Se così è uno vale l’altro; al contrario vorrei che questo ritardo fosse l’occasione per tornare a parlare del “cosa” e non del “chi”. Purtroppo non vedo questa generale e diffusa disponibilità. Anche i segnali lanciati da alcuni giovani del partito, come il questionario sul futuro candidato sindaco, mi hanno lasciata parecchio perplessa. Chi ha suggerito proprio quei nomi? Con che obiettivo? Credo che i giovani a tutto dovrebbero essere interessati tranne che a queste logiche, significa che un certo germe li ha contagiati.
Quando il consiglio comunale approvò la variante “ad hoc” per il San Raffaele, dopo alcune remore, anche lei votò a favore. Tranne la sinistra radicale, da AT6 a SeL votaste tutti a favore. Dopo piu’ di un anno il quadro è questo: la fondazione San Raffaele è in perdita di 900 mln di euro, sindacati contro, Emergency contro, 60 mln su 120 già erogati dalla Regione ad un privato a fronte di una riforma sanitaria pugliese che prevede la chiusura, per mancanza di fondi, di 18 ospedali (2 a Taranto) su 53 e il reinserimento del tiket sui farmaci. Don Verzè, già condannato per tentata corruzione, un personaggio quantomeno “discutibile”. Un “enigmatico” Stefàno da un lato approva in consiglio, dall’altro si leva la fascia davanti a Vendola con gli altri sindaci contro il riordino ospedaliero. Si è sbagliato qualcosa? Che accadrà?
Innanzitutto chiariamo che il San Raffaele rientra nel piano sanitario regionale ed il Consiglio Comunale non ha votato per il S Raffaele ma per la variante che ne consentisse la realizzazione in una particolare area della città. In quella fase si diffuse la convinzione, peraltro ancora prevalente, che esso fosse un centro di eccellenza oncologico; in realtà è un ospedale ordinario. Il consiglio comunale a maggioranza , non avendo quindi potere decisionale nel merito del progetto, votò un ordine del giorno articolato essenzialmente su tre aspetti : la certezza delle risorse, il vincolo di destinazione del SS. Annunziata a struttura socio-sanitaria, la salvaguardia del personale medico-paramedico tarantino . Durante tutta la mia campagna elettorale per le regionali ho teso a dire che fosse stato un errore rendere quello del San Raffaele quale tema della campagna stessa. Quando si promette qualcosa e poi non si realizza, si diventa poco credibili . Oggi sembra che il piano finanziario e operativo, sia saltato o comunque molto rallentato e quello delle risorse è il problema principale . Stiamo parlando di un qualcosa che forse non si realizzerà più. Occorreva maggiore prudenza e maggiore rispetto verso il territorio.
Da consigliera comunale spesso prendeva parola pubblicamente sui grandi temi della città. Ora sembra concentrata esclusivamente sulle competenze del suo assessorato. Che idea di Taranto ha complessivamente Anna Rita Lemma?
Ad una domanda così generale si rischia di rispondere con delle banalità. Penso che come prima cosa vada recuperata una propria identità, perché la città ha potenzialità enormi: Arte, storia, cultura e mare. Taranto è una città dove ci si lamenta troppo e dove ci si mette poco in gioco, quasi come se ci fosse un ripiego ingiustificato su se stessi. Taranto deve tornare ad avere stima di sè perchè ne ha davvero motivo. In quest’ottica servirebbe anche una nuova classe dirigente capace di fare gioco di squadra su profili e sfide importanti. Anche sulla questione ambientale ; Taranto 40 anni fa scelse il siderurgico ed allora non c’era la consapevolezza delle
conseguenze annesse..Oggi c’è una diffusa attenzione nei confronti dei temi ambientali ed io credo che negli ultimi anni siano stati fatti interventi importanti per rendere la grande industra meno dannosa; ciò che oggi paghiamo in termini di morti e malattie è il frutto di quanto nel passato non sia stato fatto anche perchè non sempre nel passato l’interlocutore pubblico di Riva è stato all’altezza del compito. La città, sull’ambiente, è attenta e non permette più di sbagliare. Non siamo nelle condizioni di dire “chiudiamo il siderurgico e facciamo altro”ma dobbiamo operare per costruire le alternative e continuare ad interloquire con la grande industria per ottenere sempre maggiori garanzie per la nostra salute ed il nostro lavoro.
Nell’ultima classifica del Sole 24 ore il sindaco Stefàno ha perso 20 punti percentuali di consenso. La stagione e il meccanismo che si mise in moto per la sua elezione sembrano un ricordo lontano. Lui, indipendentemente da chi vorrà sostenerlo e dalle continue difficoltà della sua maggioranza, ha già detto che nel 2012 si ricandiderà. Fa bene a essere così sicuro o sono ipotizzabili altri scenari, primarie o centro sinistra nuovamente diviso al primo turno? E se fosse Anna Rita Lemma il nome nuovo?
Partiamo col dire che Anna Rita Lemma non si ricandiderà più in Consiglio Comunale . Da 15 anni sono consigliere comunale e penso che quello che dovevo o potevo fare in quella veste l’ho fatto. Cambiano le motivazioni e c’è bisogno di entusiasmo e forze fresche. Per quanto riguarda la ricandidatura di Stefàno penso sia un fatto politico naturale e ovvio; il sindaco uscente è il naturale candidato a meno che non sia lui a scegliere di non esserlo. Oggi quasi tutto il centrosinistra appoggia il sindaco ; il Partito Democratico è in maggioranza ed ha tre assessori in Giunta; se non dovesse decidere di sostenere Stefàno dovrebbe davvero spiegarlo politicamente. Nel PD comunque io non ho ancora partecipato ad alcun momento di discussione collettiva sul tema amministrative. Certo, il sindaco ha fatto le sue dichiarazioni molto presto ma questo è legittimo; vediamo cosa accadrà. Personalmente spero non prevalgano dispute nella coalizione, giochini e giochetti da parte di qualcuno o gente che fa riunioni fuori dai luoghi convenzionali.