di Roberto De Giorgi
In una conversazione con il dott. Vincenzo Verrastro consulente del Consorzio Italiano Compostatori, parlando della Regione Puglia e dell’indagine che il Consorzio dovrà fare sul sistema impiantistico di Taranto, il discorso è caduto sull’impianto di compostaggio del Comune di Taranto ceduto all’Amiu.
Tale impianto, come si sa, annesso all’Inceneritore a due linee, è croce e delizia nel dibattito tarantino, tra le vicende giudiziarie del passato, le fermate a singhiozzo, e la confusione che si determina ora nella gestione. E’ fuor di dubbio che le linee guida che la stessa Regione sta predisponendo, al pari delle altre in Italia, per quanto riguarda questi impianti, risponde innanzi a tutto, a quanto dispone il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nella parte quarta all’art 182 ter comma due “…. Le Regioni, i Comuni e gli Ato ciascuno per le proprie competenze e nell’ambito delle risorse disponibili allo scopo a legislazione vigente, adottano misure volte a incoraggiare: il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale; c) l’utilizzo di materiali sicuri per l’ambiente ottenuti dai rifiuti organici, ciò al fine di proteggere la salute umana e l’ambiente”.
In particolare il decreto legislativo del 29 aprile 2010, n. 75, riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, stabilisce in modo rigido le caratteristiche che devono avere in uscita i prodotti compostati e “….se i predetti fertilizzanti hanno caratteristiche che possono rappresentare un rischio per la sicurezza o la salute delle persone, degli animali o delle piante ovvero un rischio per l’ambiente o per la pubblica sicurezza… è vietata la circolazione e l’immissione nel mercato” A tale scopo sono obbligatorie analisi del materiale certificato da centri autorizzati.
Questa premessa di carattere normativo per affrontare la situazione tarantina. Anche perché dalla situazione impiantistica dipende la riuscita della raccolta differenziata. Vale a dire o si ricicla davvero oppure dietro il bluff dell’incenerimento va in gloria ogni possibilità di far valere un impegno ecologista. Nel piano industriale dell’Amiu, presentato con grande enfasi, si fa confusione tra organico “ sporco – tecnicamente Fos” derivante dalla triturazione del tal qual raccolto giornalmente, e quello che invece viene dalla raccolta differenziata urbana e dai mercati (Forsu). E’ indubbio sul piano tecnico, ma chiunque lo capirebbe che solo dal secondo materiale si può produrre ammendante utile per l’agricoltura o il floro-vivaismo. Debbo dire che su questa vicenda, che nelle parole del tecnico del Cic sono: “un vero problema per Taranto” in chi, Regione in testa e Provincia dopo, l’una che autorizza e l’altra che controlla, non è mai scaturita una indagine. Anzi un dirigente della Regione sollecitato da me a dare una risposta mi dice che ho ragione e che non ha presente l’impianto di Taranto. Quindi la stessa coabitazione, nello stesso capannone di maturazione del prodotto, stabilizzato per essere bruciato il primo, e per essere vagliato e maturare lentamente l’altro, è problematica ai fini della qualità del compost. Ma c’è dell’altro. Gli impianti di compostaggio hanno una area esterna, anche molto vasta ( in rapporto al materiale che arriva ed anche in modo previsionale per un aumento della raccolta differenziata) secondo un semplice rapporto inversamente proporzionale tra le due fasi, quella di ingresso molto veloce (28 giorni) e quella lenta (di 65 giorni). Questo vuol dire che, nel tempo, all’esterno dell’impianto dove c’è la maturazione veloce, si riempiono diversi ettari di cumuli. Come possa questo realizzarsi a Taranto ognuno lo può immaginare. I cumuli esterni ( ammesso che ci fosse tale disponibilità di spazio) saranno sotto le due ciminiere dell’inceneritore.
Riporto alcune frasi di una discussione che non è affatto surreale:
Roberto: “ Tu dici che l’Amiu è un problema. Difatti concordo. Solo che ora hanno avuto un finanziamento per ampliare di 2500 mq l’impianto di compostaggio ( area di maturazione sotto gli inceneritori?) Una consigliera comunale mi diceva che se ci fosse uno stop, si potrebbe dirottare l’attenzione a fare l’impianto in un altra zona e che possa rispondere ad una città come Taranto?
Vincenzo Verrastro: Taranto è una caso non facile: se dallo studio della dotazione impiantistica verrà fuori che ci sono 4 impianti farne un altro non si può (con i soldi pubblici intendo) è il rapporto FORSU/capacità di trattamento che bisogna considerare. Se aumentano le capacità di trattamento degli impianti a Taranto forse è meglio che AMIU chiuda proprio”
Roberto: l’unica cosa è spegnere l’inceneritore
Vincenzo Verrastro: magari
Ritengo che ogni spirito ambientalista debba partire da questo obiettivo per denunciare la situazione, poiché dal punto di vista normativo è ampiamente dimostrato che sono incompatibili incenerimento e compostaggio. Ogni equilibrismo di maniera comporterà solo una perdita di danaro pubblico e tempo. La soluzione è che l’inceneritore va spento, e il compostaggio allargato ( la produzione della sola città di Taranto è di 60 mila tonnellate annue) e poi eventualmente si deve aprire una fase per affrontare nell’ottica di rifiuti zero una analisi su come si possa gestire la frazione residua, anche utilizzando parte dell’impianto esistente.