di Massimiliano Martucci
Davvero, volevo scrivere un articolo su Berlusconi, ma poi Renzi decide di chiedere le chiavi del Pd e allora sono stato talmente combattuto che ho continuato a giocare a Medieval Total War. Poi ci ho pensato e mi sono reso conto che l’articolo poteva essere uno solo: primo perché Berlusconi ha in qualche maniera aperto a Renzi, secondo perché Renzi mi provoca le stesse reazioni di Berlusconi. Renzi ha usato un’espressione che mi ha lasciato impressionato: “Non possiamo più lasciare spazio ai professionisti della nostalgia”, riferendosi a D’Alema & Co. – la cui ora sembra essere arrivata -; apparentemente non significa assolutamente nulla, e tuttavia racchiude il messaggio politico di cui i suoi Mille sono portatori. La nostalgia è l’attaccamento alle vecchie dottrine politiche, tipo quella che dice che alla base di ogni ricchezza c’è un furto e sfruttamento, quella che vorrebbe emancipare l’uomo attraverso il lavoro e dal lavoro.
Ma chi sono davvero?
Sono belli, giovani e forti e se la prendono con i vecchi. Bene, sono decenni che i giovani non se la prendevano con i vecchi, rincoglioniti dalla droga e dalla playstation e Renzi lo fa dopo tanto tempo. Ma Renzi e i suoi Mille non sono né giovani né tanto meno garibaldini, perché la loro intenzione è un po’ quella che si legge sulle riviste di cultura tecnologica in cui per tutto c’è una app. C’è un’app per quello, un’app per questo, e tutti siamo felici.
Nel frattempo nel Canale d’Otranto continuano a morire esseri umani, e pure in Siria, ma anche a Locorotondo, se è per questo. L’analisi da cui parte Renzi, e che per questo motivo piace a Berlusconi (ma non a noi, anzi), che ce lo svela nella sua interezza, è che la sua intenzione è sostituire la generazione al potere per rinnovare e non rinnovare per sostituire, che sarebbe diverso. Confondendo la forma con la sostanza, Renzi e i suoi sembrano trovarsi nel Pd solo per il fatto che il verde insalata sta meglio con i mocassini e non per un reale senso di appartenenza politica. La mancanza di un legame forte con la teoria, di una struttura ideologica che guidi l’azione politica lo rende preda ambita per il Berlusconi di turno che, intuita la capacità di domare la folla e l’impressionante ambizione, lo accarezza manco tanto velatamente.
Renzi rappresenta la versione politica del rampantismo anni novanta, di giovani belli e ben pettinati che non sono reali portatori di rinnovamento, di rivoluzione, ma solo di una nuova mano di pittura.
Ok, magari a nessuno frega del Pd. Ma vi invito a pensare a tutti i nuovi politici che si sono affacciati sulla scena e vi chiedo, se vi va, di riflettere sul messaggio di cui sono portatori.