di Cosimo Spada
Ciao a tutti nostalgici del Ballo del quaqua, e alle nostalgiche del cuore di panna, ancora con voi torna la rubrica Perle ai Porci.
È da due settimane che la mia amica Daniela mi chiede insistentemente di farle una compilation.
Se avete letto quel memorabile manuale sulla fragilità maschile dal titolo Alta Fedeltà, di Nick Hornby, (se non lo avete fatto mollate subito questa rubrica e correte a leggerlo!) saprete che fare una compilation è una questione maledettamente seria, ma se nel libro il problema era mettere insieme delle canzoni, Daniela me lo ha complicato ulteriormente, chiedendomi una compilation di album interi.
Ma dopo tanti pianti, diversi bicchieri di Zabov e la visione di video con simpatiche giovani e simpatici giovani, ho trovato una soluzione.
Mi sono ricordato del jazzista Sonny Rollins, e del suo tour del 2006 “This what I do”, dove per i concerti ricorreva all’usanza inglese delle spose, quella che si esprime nella formula: qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di blu.
Così ecco questa compilation per Daniela secondo questa formula:
QUALCOSA DI NUOVO
- Killing Time – Terry Malts
Da San Francisco arriva spesso roba pazzesca, loro fanno punk, o meglio, fanno un casino pazzesco che potremmo chiamare punk, urgenza, nervosismo, confusione, bisogno d’amore. Sono i sentimenti che affiorano da queste canzoni, è l’album adatto per i momenti incerti, e per tutte le volte che rimanete immobili sul letto a guardare il soffitto (come nella copertina del disco)
- Young & Old – Tennis
Io li ho scoperti quest’anno, avevo sentito parlare del loro primo ed acclamato album, Cape Dory, ma non ci avevo fatto caso, ma grazie ad un amico non ho perso questa seconda prova della band, formata dai coniugi Alaina Moore e Patrick Riley, le loro influenze sono tutte nel pop e r n’b degli anni 60. Per me è stato il disco della primavera mancata, essendo uscito a marzo, per questi mesi in cui la primavera è stata latitante mi bastava far partire questo disco per ricrearla in casa, sono riuscito a risvegliare anche le mie allergie al polline grazie a questo disco, quindi è una garanzia. Qualcuno ha storto il naso davanti a questo album, considerandolo inferiore al primo, ma ascoltatevi Traveling e vediamo se sarete della stessa opinione.
QUALCOSA DI VECCHIO
- Some Girls – Rolling Stones
Nel 1978 i Rolling Stones erano dei dinosauri. Il punk li derideva, come derideva tutto il rock che era stato grande nei 60, eppure gli stessi punk si rifacevano proprio a quello stesso rock, i RS dopo una serie di album un po’ troppo pomposi decisero con una prova d’orgoglio, di far vedere che non erano finiti. E tirarono fuori questo album, essenziale, sia per quanto riguarda la formazione, via i fiati e altre percussioni, solo loro cinque e il loro rock delle origini, ed essenziale anche per la loro storia futura. Anche grazie a Miss You, canzone aliena, influenzata dalla disco music dove il resto dell’album suona della storia del rock e del blues di Chicago. Il titolo chiarisce che è un disco dedicato alle donne, e non potrebbe essere altrimenti, in quel periodo Jagger dopo la separazione da Bianca Jagger, iniziava a frequentare Jerry Hall e Keith Richards, oltre ai suoi problemi con la droga, vedeva sgretolarsi la sua relazione con la storica fidanzata Anita Pallenberg. Tutto questo finì in quell’album.
QUALCOSA DI PRESTATO
- American Recodings IV, The Man Comes Around – Johnny Cash
generalmente odio gli album di cover, e di solito quando una grande star, com’era Cash, ne arriva a fare uno è perché ha finito la benzina e per pagarsi le bollette arriva a fare questo tipo di cose. Fortunatamente non è il caso di Cash, che qui è al quarto capitolo di queste rivisitazioni di grandi canzoni, anche se all’interno di quest’album non mancano anche alcuni pezzi nuovi di Cash come la apocalittica The Man Comes Around. Cash non si limita risuonare classici della musica, ma ci mette dentro tutto se stesso, rendendole qualcosa di proprio. Andatevi ad ascoltare Hurt dei Nine Hinch Nails in questa versione, la voce cavernosa di Cash, la sua chitarra e poco altro, canta di dolore e autolesionismo, ma dove la versione originale e cupa ed elettrica, Cash sembra raccontare una storia che ormai appartiene al suo passato, per non parlare della bellissima versione di Personal Jesus dei Depeche Mode, che Johnny Cash riporta alla sua anima blues. Wow!
QUALCOSA DI BLU
- For Emma, Forever Ago – Bon Iver
Nella tradizione inglese il colore blu è un colore bene augurante, adatto ad una sposa. Ma nella musica il blu è legato alla tristezza e a sonorità laguide. Per questo ho scelto questo album del 2008 per la copilation. Justin Vernon è un bel ometto di razza caucasica, con una band rock e con una ragazza di nome Emma. È felice, non ha bisogno di cercare nulla all’orizzonte, ha già tutto quello che desidera. Poi arrivano le sfighe: la band se ne va in Carolina del Nord e lui lascia la band, si becca la mononucleosi ed Emma lo molla. Ora non so se lo molli prima o dopo la mononucleosi, ma il buon Justin non la prende bene. Si ritira in Wisconsin, nella casetta dei genitori per passare un periodo isolato da tutti, con se ha solo una chitarra e un registratore. Nei tre mesi successivi scrive tutte le canzoni di questo album, poi si da’un nome anche un nome d’arte, Bon Iver. Quasi fosse un’operazione catartica affronta nel disco la fine del proprio rapporto, non nascondendosi, ma anzi liberandosi da qualsiasi ipocrisia, la gente lo capisce e lo premia, io sto aspettando di avere una relazione per essere lasciato e poter così versare una lacrimuccia su questo bellissimo disco.
Cara Daniela spero che questa compilation ti sia piaciuta, non è stata proprio una faticaccia, ma qualcosa del genere.
ATTENZIONE: IL SEGUENTE ARTICOLO È STATO REDATTO IN MUTANDE E CANOTTIERA PER VENIRE IN CONTRO ALLE ALTE TEMPERATURE DEL PERIODO.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:
Comet Gain: Broken Record Prayers, 2008
mia madre che mi racconta del fidanzato tamarro della figlia di una sua amica