di Massimiliano Martucci
A Taranto sono state fatte delle perquisizioni in alcune sedi di presunti terroristi anarchici. La provincia è diventata ormai culla di sovversioni e di movimenti pericolosi: scrivono sui muri, affittano masserie, vivono nelle case come noi normali. Non bastava aver sconfitto i talebani, o aver catturato Kony grazie ad un video virale trasmesso su Youtube, che adesso pure gli anarchici iniziano a fare i capricci. Non capiscono, poveri anarchici, che lo Stato, rappresentato dai suoi uomini migliori, difenderà il cittadino da ogni possibile sovversione, da ogni terrorismo, da ogni violenza. Basta che qualcuno scriva “NO TAV” sui muri della città che partono i ROS con le perquisizioni.
Ma anche la stampa farà la sua parte, citando le fonti, facendo domande, andando sul posto. Nessuno rovinerà la nostra domenica pomeriggio fatta di televisione e di quotidiani sportivi, nessuno ci impedirà di dispiacerci per gli operai morti accidentalmente nei capannoni o per le bombe esplose davanti alle scuole.
Ci sono degli argomenti che si tirano fuori dal cilindro quando serve e vanno bene per ogni occasione. Uno di questi sono gli anarchici, che non hanno volto, non hanno nome, ma hanno covi e materiale di propaganda, organizzano attentati e eversione. Un argomento buono per tutte le stagioni, sventolato sui telegiornali e sui quotidiani come spauracchio contro ogni possibilità di informazione: il cittadino non può vivere tranquillo, il cittadino deve sapere che attorno a lui le forze del male si organizzano contro la pace e la traquillità.
Questo è quanto accaduto a Crispiano qualche giorno fa, quando un comunicato dei Carabinieri informava la stampa che erano state effettuate delle perquisizioni a casa di anarchici e che avevano scoperto una loro sede in una masseria. La stampa, composta per la maggior parte da precari che lottano ogni giorno per portare a casa dagli otto ai venti euro a pezzo, riprende la notizia che rimbalza di desktop a desktop e crea un caso che immediatamente, fortunatamente, si spegne. Una notizia che fa ridere e preoccupare, perché dimostra come la responsabilità della stampa di decidere gli argomenti che di cui si parlerà in piazza e nei bar, non tiene conto di raccontare davvero i fatti, ma basta fermarsi all’apparenza di una notizia eclatante. La stampa non racconta che nella masseria, affittata ormai da anni, si tengono corsi e concerti, che le scuole e gli scout di tutta la provincia vi vanno a fare i corsi per le arti circensi, che gli anarchici di cui si parla per la maggior parte sono trentenni con figli che hanno semplicemente fatto la scelta di non essere d’accordo con la maggioranza delle persone, che ancora in Italia vige la libertà di credere in qualsiasi tipo di ideologia.
Eppure si parla del “pericolo anarchico”, del rischio di attentati, delle minacce all’ordine pubblico, parole scandite dai telegiornali in prima serata, parole lanciate sulle tavole imbandite di famiglie normali, notizie costruite per attirare l’attenzione, per provocare ansia e paura, notizie sillabate per spostare il punto di vista, per distogliere, per distrarre. I media, e nel caso di Crispiano diventa lampante, hanno una responsabilità sociale non indifferente, che travalica qualunque altra attività: possono creare paura e felicità, possono trasformare la realtà in qualunque verità.
Anche questo articolo potrebbe raccontare un fatto che non esiste.