di Cosimo Spada
Il settimo giorno Dio pensò che doveva bersi una birra, sedersi sul divano, guardare le partite della sua squadra, mangiare le lasagne con la besciamella e passare tutto il resto della giornata in coma a digerirle. Alla fine vide che era cosa buona e la chiamò domenica. Era nato il giorno in cui ti puoi dimenticare di essere un essere umano.
Chi vi scrive è un buon cristiano che ogni domenica santifica le feste dormendo fino a tardi, mangiando le lasagne con la besciamella e quando può festeggia moderatamente per le vittoria della sua squadra – a titolo informativo bevo poco e mai a pranzo: non sono forse un ragazzo adorabile?
>Per me la domenica non è certo quel covo di paranoie o frustrazioni personale che i Velvet Underground cantano in Sunday Morning. Io la domenica l’ho sempre passata sonnecchiando, con ritmi lenti e… MON DIEU!!!! Qua è meglio che inizio a parlare di musica in questo articolo o il mega direttore galattico illustrissimo di questa web rivista farà conoscere il vero stalinismo al mio fondoschiena!!!
Ma perché fino ad ora vi ho rotto parlandovi della domenica? Non è solo per egocentrismo: anni fa’ ero convinto che l’unica musica ascoltabile fosse quella adatta al pogo. Mi ponevo spesso una domanda: che si fa ad un concerto dove non si poga? Ci provi con quella dietro di te, mangi, ascolti e ti fai i cazzi tuoi? La risposta a questa domanda mi venne grazie alla domenica. Svegliandomi sufficientemente rincoglionito la domenica mattina cercavo di ascoltare della musica che non mi facesse troppo male al cervello. Così incappai nel Fleet Foxes.
I Fleet Foxes sono una band americana formata da cinque uomini di razza caucasica, tutti vestiti da boscaioli e muniti di barba (tranne uno).
I FF (da ora li chiamerò così) si rifanno alla musica folk di Bob Dylan, ai CSNY, Beach Boys o i Byrds. Nella loro musica si possono ascoltare sia chitarre acustiche che armonie vocali, perfette per i vostri risvegli domenicali post sbronza.
Dopo due EP nel 2008 i FF fanno uscire il loro primo omonimo album. Spesso le band al primo album pensano che per ottenere un suono quanto più immediato sia necessario registrare l’album in maniera grezza, senza sovra incisioni o qualsiasi altro lavoro di studio; a volte è una scelta giusta. Non per i FF, che per il primo album scelsero di lavorare attentamente su ogni aspetto del suono, curando ogni particolare. Eppure l’album non suona per niente altisonante o presuntuoso.
Fleet Foxes è un album molto invernale, anche se uscito nel giugno del 2008: in molti dei testi si fa riferimento alla neve, alle montagne dello stato di Washinton, da dove i FF provengono. E visto che sto andando per definizioni, vi dico che questo album è sicuramente un album “bucolico”. La natura più che il tema del disco è una presenza costante, già dalla copertina del disco: un particolare del dipinto Proverbi olandesi, del pittore Pieter Bruegel the Elder, con un’immagine di vita quotidiana in un villaggio di campagna. La natura che fa da sfondo all’album è una natura silenziosa, quasi disinteressata alle vicende degli uomini: più o meno quello che succede ogni volta che mi libero la vescica in giardino…
Prendete White Winter Hymnal, il primo singolo dell’album: in pochi versi i FF ritraggono una giornata d’inverno come tante alte, con la gente che cammina “tutta inghiottita nei loro cappotti/con una sciarpa rossa legata al collo”, e questa calma viene rovinata dalla caduta di Michael nel fosso, e la neve bianca che diventa “rossa come fragole”. Ma non c’è alcuna disperazione in questo racconto: è come nella copertina dell’album, una delle scene di questa storia. In altre canzoni dell’album il richiamo a certi luoghi serve per ricreare certe suggestioni (Ragged Wood).
Al momento in cui scrivo il batterista Joshua Tillman ha lasciato la band, mentre Christian Wargo e Casey Wescott hanno messo in piedi un progetto parallelo, i Poor Moon, davvero interessante.
Ora voi che siete arrivati a leggere fin qui, se ci siete arrivati, correte subito a farvi crescere la barba, anche se siete donne, e correte nei boschi a scrivere canzoni bucoliche. Il problema sarà capire dove a Taranto si potrà trovare un pezzettino di terra.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:
Hypsteria, I Cani, dall’album Il sorprendete album d’esordio dei Cani, 2011;
De Pedis, Amor Fou, dall’album I Moralisti, 2010;
E-Bow Letter, R.E.M., dall’album New Adventure in Hi Fi, 1997;
Dear Justice Letter, Fugazi, dall’album Steady Diet of Nothing, 1991.