di Massimiliano Martucci
Una notizia si è diffusa domenica intorno a mezzogiorno in città: sulle schede elettorali manca il nome di Franco Ancona (candidato sindaco del centrosinistra, ndr). La notizia si è sparsa in piazza, tra i capannelli di persone e rimbalzando da una bocca all’altra è arrivata fino ai giornalisti locali, che si sono ritrovati nel comitato centrale del candidato sindaco per le dovute verifiche.
Sicuramente una svista, un errore, si commenta. Nessuno si sbilancia, ma tutti in cuor loro sanno che l’avversario di centrodestra potrebbe arrivare ad azioni del genere, truccare le schede. Ma questo è falso e questa notizia ha tutte le caratteristiche per diventare un esempio concreto e locale di viralità.
Analizzando il fatto possiamo renderci conto che ha le caratteristiche tipiche della bufala virale, della leggenda metropolitana. Innanzitutto è verosimile e la notizia è confermata da diverse persone che tra loro non hanno rapporti. Poi la notizia è inscritta in un contesto il cui clima è infarcito di dubbi e sospetti, come ogni campagna elettorale che si rispetti, la fiducia è la prima cosa che viene a mancare, soprattutto se si è troppo vicini alla stanza dei bottoni, ma non tanto da essere determinanti. Al clima di sospetto si aggiunge anche il posizionamento che l’avversario ha nel panorama sociale cittadino. Innanzitutto è circondato da persone che sono riconosciute, a torto o a ragione, come i fautori del declino locale e quindi capaci di macchinazioni inverosimili pure di proteggere i propri interessi. Il nome di queste persone è risaputo ma non sono mai apparse in pubblico, per molti non hanno faccia, molti ancora non li nominano. E quindi viene in mente l’Innominato di Manzoni, e Don Rodrigo è il candidato sindaco di centrodestra. In un contesto narrativo del genere il fatto che le schede siano sbagliate acquista veridicità e una rilevanza di non poco conto.
La notizia continua a rimbalzare fino a sera, fino a quando ormai i nomi delle sezioni in cui è accaduto di trovarle si sono moltiplicati: la 4, la 2, la 19, la 22, la 12. Ognuno dice la sua, ognuno è allarmato, ognuno chiede di intervenire.
La notizia è diventata virale e nonostante non sia assolutamente vera, e vi spiegheremo perché secondo noi, nella testa dei cittadini ha acquistato peso e influenza: Marraffa trucca le schede pur di vincere.
Ma la notizia è falsa e la spiegazione (questo articolo è stato scritto prima dell’inizio dello scrutinio) può essere di due tipi:
- Errore materiale: alcune schede sono state stampate male. Le probabilità che questo accada sono davvero bassissime, quasi nulle.
- Errore di percezione: è quello che crediamo sia più vicino alla realtà. La notizia ha avuto come prima fonte una persona anziana che non trovando il nome del candidato Ancona ha dichiarato che mancava. Queste schede per il ballottaggio, dobbiamo dirlo, sono fatte proprio a cazzo di cane, perché in uno spazio di almeno 800 centimetri quadrati, i nomi dei due candidati sono scritti in alto a sinistra, uno sotto l’altro, in una disposizione non troppo naturale. Di solito un candidato sta a destra, l’altro a sinistra (e non solo politicamente). Quindi lo sguardo, dopo aver riconosciuto il primo nome, si sposta a destra, per cercare l’altro, seguendo la consuetudine occidentale di leggere da sinistra a destra. Non trovando nulla, non ritenendo possibile che il nome fosse da un’altra parte, allora la sua mancanza diventa verità. La mancata percezione diventa percezione.
Se è vera le seconda ipotesi si potrà verificare oggi, al momento dello scrutinio. Ma ci prendiamo qualche rigo per dire perché, secondo noi, anche a volerlo fare apposta, cancellare il nome del proprio avversario dalla scheda elettorale, non può che essere controproducente. Innanzitutto perché poi le schede vengono ricontate ad una ad una sia dagli scrutatori che dai rappresentanti di lista e quindi dalla Commissione Centrale che ufficializza il voto. L’inesattezza della scheda non farebbe che far annullare il voto. Ma soprattutto generebbe un passaparola negativo sul candidato che si sarebbe dovuto avvantaggiare. Così come in realtà è successo.