No, non siamo improvvisamente diventati “moderati”. Dopo avervi chiesto di partecipare a tutte le manifestazioni che si sono tenute in questi anni in difesa dei diritti dei lavoratori, in questa occasione dobbiamo avvertirvi che l’azienda vuole giocare sporco sulla nostra pelle. Vuole portarci in piazza, lanciarci contro la Magistratura esclusivamente per difendere sé stessa, non certo il nostro lavoro. A questo imbroglio bisogna opporsi con forza.
Qual’è il problema?
E’ in corso un processo che vede imputati i vertici ILVA. Le accuse sono gravissime: disastro colposo, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto di cose pericolose, inquinamento atmosferico. Tutto è partito circa un anno fa, quando i carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) di Lecce, dopo 40 giorni di indagini, hanno presentato al Tribunale di Taranto una perizia che accertava l’emissione di sostanze altamente inquinanti e tossiche: diossina, benzo(a)pirene, PCB ecc. Il Procuratore Sebastio ha respinto la richiesta di sequestro degli impianti, ma è partito in automatico il processo. Il giudice per le indagini preliminari ha allora ordinato delle nuove perizie per accertare le conseguenze di quegli inquinanti sulla salute umana. I risultati sono sconcertanti. Ad essere più colpiti sono proprio i lavoratori!
Per quanto riguarda gli operai è stata notato “un eccesso di mortalità per patologia tumorale (+11%), in particolare per tumore dello stomaco (+107%), della pleura (+71%), della prostata (+50%) e della vescica (+69%). Tra le malattie non tumorali sono risultate in eccesso le malattie neurologiche (+64%) e le malattie cardiache (+14%).” Gli impiegati “hanno presentato eccessi di mortalità per tumore della pleura (+135%) e dell’encefalo (+111%).”
Perché si è arrivati a questa situazione?
Tutte le grandi fabbriche d’Europa per operare devono ottenere una certificazione, chiamata AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). E’ un obbligo imposto dall’Unione Europea e tutti gli stabilimenti siderurgici del Continente l’hanno ottenuta dopo essersi impegnati a ridurre il proprio impatto sulla salute e sull’ambiente. La scadenza per ottenere l’AIA era il 2007; il governo Prodi istituisce una commissione per la concessione all’ILVA nel 2006, ma con l’arrivo di Berlusconi tutti i membri vengono sostituiti. Dopo anni di lavoro il risultato arriva nell’agosto 2011: rigettate la maggior parte delle prescrizioni presentate dai movimenti ambientalisti, il governo decide di concedere l’AIA. Grande soddisfazione hanno espresso gli stessi rappresentanti politici locali: Sindaco, Presidente della Provincia e della Regione. Ma oggi, di fronte alle risultanze delle perizie commissionate dalla Magistratura, il nuovo Ministro dell’Ambiente, Clini, ha deciso di riaprire la procedura.
Alla luce di questi fatti possiamo affermare che
La magistratura è intervenuta perché la politica è stata incapace di tutelare la salute di tutti, imponendo ad ILVA degli adeguamenti adottati in tutta Europa!
D’altra parte la stessa dirigenza aziendale si è dimostrata miope: invece di assumersi le sue responsabilità ha fatto di tutto per aggirare gli ostacoli!
L’importanza della giornata del 30 Marzo, è cruciale. Non c’è bisogno di sottolineare il fatto, a chi lavora con noi in fabbrica, di come la manifestazione sia stata organizzata in maniera “anomala” per essere considerata espressione “spontanea” della volontà dei lavoratori. Anche coloro che non conoscevano nello specifico le informazioni che abbiamo fornito in questo volantino per permettere ai colleghi e compagni di avere tutti gli elementi per fare le proprie valutazioni, sono rimasti straniti da una manifestazione in cui i preposti dell’azienda raccolgono le adesioni nominali dei lavoratori e danno le indicazioni sull’organizzazione e sullo svolgimento della stessa. Riteniamo anche di dover denunciare alcuni volantini circolati in maniera massiccia nello stabilimento negli ultimi giorni e affissi addirittura nelle bacheche aziendali in cui si dice che “il posto di lavoro è barattato nelle aule di tribunale”. Ciò non solo non corrisponde al vero, in quanto la magistratura non baratta nulla e risponde esclusivamente ad obblighi di legge, ma punta pericolosamente il dito proprio dove non ci sono responsabilità. Noi crediamo che la Procura della Repubblica debba poter lavorare con la necessaria tranquillità, in un percorso che sarà lungo e combattuto (ricordiamo che anche l’ILVA avrà la possibilità di presentare le sue controperizie). Questo confronto rappresenta la reale possibilità di conoscere l’effettivo stato delle cose ed è solo attraverso questo accertamento che si potrà indirizzare il gruppo Riva e le istituzioni, compreso il governo nazionale, a perseguire tutte quelle strategie e quegli interventi necessari a risolvere in maniera definitiva il problema del rapporto tra Ambiente, Salute e Lavoro, nell’interesse prima di tutto di noi lavoratori che risultiamo essere quelli più esposti, specie dopo l’ultima riforma previdenziale che ci consentirà di raggiungere il requisito pensionistico solo dopo oltre 42 anni di contributi.
Per questo manifestare sotto il tribunale il giorno dell’udienza per l’incidente probatorio rappresenta quanto più di autolesionistico la classe operaia possa fare.
Come lavoratori, se vogliamo renderci protagonisti realmente del nostro futuro lavorativo, dobbiamo:
- Pretendere che si faccia la massima chiarezza sulle condizioni ambientali e sanitarie in cui operiamo
- Chiedere alla proprietà di attuare tutte quelle modifiche impiantistiche per rendere lo stabilimento ecosostenibile, investendo contestualmente in migliorie al fine aumentare la qualità delle produzioni per essere maggiormente competitivi sul mercato mondiale dell’acciaio in prospettiva futura
- Chiedere alle istituzioni di programmare ed effettuare tutte le bonifiche necessarie per riparare i danni che sono stati inferti al nostro territorio per decine e decine di anni e a cui hanno contribuito anche altri impianti industriali, oltre che la Marina Militare
- Batterci per il riconoscimento della nostra attività come “lavoro usurante”,
premendo sulle istituzioni e sull’azienda affinché ciò si realizzi quanto prima e permettendo alla magistratura di svolgere il proprio compito.
Cellula di Fabbrica ILVA – PRC