I lavoratori Ilva della cellula di fabbrica del Partito della Rifondazione Comunista leggono con estrema preocupazione gli ultimissimi sviluppi del dibattito che vede ambiente e occupazione in contrapposizione sempre più netta. Noi che viviamo la problematica in maniera doppia (meglio dire completa), tanto come lavoratori quanto come cittadini, non possiamo non notare e denunciare il pericoloso cambiamento di fase che rischia di portare a conseguenze nefaste per la tenuta sociale del nostro territorio.
Assistiamo in fabbrica, da qualche giorno a questa parte, ad un particolarissimo film, che vede come attori protagonisti i preposti aziendali e come utili comprimari i lavoratori: i primi impegnati ad alimentare le legittime preoccupazioni dei secondi e a trasformarle velocemente in paura organizzata. Il regista e la trama ci sembrano scontati. Il terreno di scontro è, in prima istanza, l’Autorizzazione Integrata Ambientale, argomento di un cruciale e delicato incontro domani a Bari (oggi per chi legge) e in previsione del quale si vocifera, tra le mura dello stabilimento, di “spontanee” proteste da parte di lavoratori preoccupati, tanto sotto gli uffici del capoluogo, tanto in loco. E non è un caso che l’argomentazione principale portata dai “caschi bianchi” (in fabbrica i colletti si sporcherebbero troppo presto) per convincere i lavoratori ad “impegnarsi” sia quella per la quale l’attivita’ dell’azienda terminerà a fine mese, in quanto senza AIA (che comunicano essere stata ritirata) è impossibile produrre. Basterebbe ricordare che l’Ilva ha continuato a produrre con AIA scaduta non per un mese ma per interi anni per confutare la tesi, ma si approfitta di una poco profonda conoscenza di questi argomenti da parte dei lavoratori . Probabilmente si punta a impedire che l’incontro a Bari si svolga con la necessaria tranquillita’, provando a dirottare l’attenzione verso altre situazioni ed altre problematiche. In seconda battuta, si inizia a forzare affinché i lavoratori, giustamente preoccupati per le risultanze delle perizie della Procura della Repubblica – che vedono proprio nei lavoratori la categoria più pesantemente colpita dall’impatto ambientale e sanitario -, si mettano a ragionare “di pancia”, agitandogli davanti al naso lo spettro della quantomai rapida perdita del posto di lavoro.
A questo gioco sporco, che abbiamo già visto in altre situazioni e in altre realtà – e i cui risultati sono stati usati senza alcuna pieta’ contro i lavoratori – la cellula di fabbrica di Rifondazione Comunista non si presta in nessun modo. La nostra posizione è insieme chiara, netta e semplice. Abbiamo la massima fiducia nell’operato della Magistratura, che deve poter svolgere il suo ruolo nella massima tranquillità sociale; e vediamo nella revisione dell’AIA, attraverso il massimo impegno di tutte le parti coinvolte – specie quelle istituzionali – per raggiungere l’ obiettivo della massima eco-sostenibilità previo l’utilizzo di ogni mezzo tecnico possibile – arrivando a poter discutere anche nel merito dei piani industriali dell’azienda – il segnale che a Taranto si possa superare una volta per tutte il conflitto tra ambiente e lavoro. Ci sembra che solo in questo modo i lavoratori possano diventare parte attiva e consapevole della difficile e cruciale partita che si sta giocando. Noi siamo in campo per questo.