di Salvatore Romeo (’84)
La settimana appena trascorsa ha contribuito a definire meglio il quadro del centro-sinistra jonico in vista delle amministrative di maggio. Finalmente il PD sembra aver sciolto i suoi nodi: dopo l’incontro di lunedì fra il segretario regionale Sergio Blasi e i vertici del partito tarantino è ormai quasi certa la convergenza dei Democratici nella coalizione che sosterrà Ezio Stefàno. E’ rientrata infatti la fronda di Michele Pelillo, che una volta per tutte ha scoperto le carte annunciando la volontà di correre per un seggio in Parlamento. Sembra così confermato il sospetto di quanti già da tempo ritenevano che il notabile democratico stesse applicando la tattica inversa a quella raccomandata da Machiavelli: non già mirare al sole per colpire l’avversario poco distante, ma puntare a Palazzo di Città per trovarsi proiettato a Montecitorio o, come pare più probabile, a Palazzo Madama.
In rotta con i compagni di partito resta invece Dante Capriulo, che a questo punto rimane il candidato più autorevole alle primarie che dovrebbero celebrarsi il 4 marzo. Capriulo probabilmente pagherà cara questa decisione: per lui forse si prospetta addirittura l’allontanamento da quella famiglia politica dentro la quale è nato e cresciuto. Non dovrebbe rammaricarsene troppo il buon Dante, considerato ciò che quel partito ha dimostrato di essere negli ultimi mesi in città (e non solo): prima un congresso tenuto “congelato” per più di un anno e chiuso solo grazie a un accordo fra i grandi feudatari locali; poi un atteggiamento imbarazzato e imbarazzante sulla questione primarie, risolto in extremis da un “serrate le fila” che non solo contraddice le disposizioni statutarie, ma lascia sul campo più scontenti che consensi.
Quello che piuttosto dovrebbe seriamente preoccupare il “soldato” Capriulo – che di disarmo non ne vuol sapere – è la prossima battaglia che si appresta a combattere. A tutt’oggi, infatti, le primarie appaiono come un soggetto in cerca di autore: a prescindere dalle candidature per il momento annunciate, le lacune maggiori si riscontrano nella definizione della coalizione e, più in generale, del progetto politico. Quali forze sosterrebbero eventualmente Capriulo qualora superasse questo primo traguardo? Al momento tale questione non ha una risposta precisa.
A ben vedere gli spazi politici ancora disponibili sono due: il Terzo Polo o la Sinistra che ancora non è confluita nella coalizione di Stefàno. Una parte di questa (Rifondazione Comunista) proprio mercoledì scorso ha aperto un cantiere politico, “Taranto Bene Comune”, presieduto dal dott. Cosimo Nume, rispetto al quale hanno manifestato interesse associazioni e movimenti che operano nella società jonica. L’obbiettivo sembra quello di ricompattare la sinistra “diffusa” per avanzare un nuovo progetto di città, radicalmente alternativo a quello perseguito dalla giunta in carica. Il nucleo fondamentale della proposta politica è la valorizzazione del settore pubblico.
Tuttavia, stando a quanto riportato dal consigliere Ciccio Voccoli (esponente di quella stessa area politica, ma sul versante di “Sinistra per l’alternativa”) a margine della riunione del comitato per le primarie di venerdì “prevale [presso i sostenitori della competizione] una impostazione tendente a relazionarsi con tutti coloro che respingono decisioni imposte dall’alto, come avvenuto da parte degli apparati burocratici dei partiti che non hanno tenuto conto delle decisioni della base. In questa ottica il comitato lavorerà per determinare una coalizione elettorale la più ampia possibile senza confini di sorta, tesa non solo ad essere competitiva ma, addirittura,con l’ambizione di vincere la partita.” In definitiva, non si escludono alleanze con i centristi.
Posto che già nel Quattrocento il grande filosofo Niccolò Cusano aveva sostenuto essere la “coincidentia oppositorum” proprietà non di questo ma dell’altro mondo, che scelta faranno Capriulo e il gruppo che lo sostiene? Veleggiare verso il centro – sperando magari di incassare il voto disgiunto dei pelilliani del PD (don Michele ha già dichiarato che il 4 marzo andrà a votare) – o promuovere – come lo stesso Voccoli sembra auspicare nella sua nota – un rassemblement della sinistra dispersa? Perseverando nel nostro vecchio amore per la filosofia diremmo “tertium non datur”: credere che un fiero oppositore dell’operazione San Raffaele come Nume possa convergere con chi di quel progetto aveva fatto quasi una bandiera appare al di là di ogni senso di realtà – d’altra parte lo stesso Ciccio “il rosso” ha già annunciato la sua indisponibilità nei confronti di una coalizione di sinistra che guardi… a destra. Le prossime settimane ci consegneranno la risposta al dilemma. Nel frattempo ci piace pensare che il rappresentante locale di Lavoro e Welfare – la componente del PD più vicina alla CGIL – al punto giusto ricorderà qual è la sua identità più profonda – la sua sub-stanzia, che persiste al di là degli accidenti che ogni cinque anni colorano la scena politica – e farà la scelta giusta. E’ così, vero?