di Massimiliano Martucci
In principio è lo ius soli, ovvero il principio di legge secondo il quale la cittadinanza del neonato è della terra in cui viene alla luce. La proposta della cittadinanza arriva diritta diritta da una campagna di sensibilizzazione che si chiama “L’Italia sono anch’io” ed è promossa da tanti enti, anche di natura trasversale, che sono particolarmente sensibili all’argomento dei diritti di cittadinanza. La campagna diviene ufficiale a fine settembre, si fanno i banchetti in giro per l”Italia, finché quel buontempone di Napolitano non ha l’ardire di pronunciare in un discorso pubblico il suo accordo con la proposta. Certo, il discorso è stato pronunciato proprio in occasione di un incontro sui nuovi cittadini italiani (mica poteva dire il contrario), ma è stato subito ripreso dai media più importanti, grazie anche alla bravura della Rete G2 di far rimbalzare la notizia. In pochissimo tempo, stiamo parlando del 15 novembre scorso, la notizia apre i telegiornali. Per un attimo sembra passata la crisi e il problema ritorna ad essere quello del rapporto tra noi cittadini italiani discendenti da famiglie italiane e i cittadini di origine straniera. Ovvero, per un attimo si torna a parlare di diritti e non di economia.
Il buonismo bipartisan che ha accompagnato la dipartita governativa di Berlusconi viene incrinato sensibilmente. La Lega Nord, ormai quasi ufficialmente in campagna elettorale, rilascia dichiarazioni molto chiare, felice in qualche maniera che sia stato Napolitano a tirare fuori la scusa per tornare a raccogliere consenso.
Gli eventi si susseguono velocemente: Maroni commenta citando la Costituzione il 22 novembre e quattro giorni dopo viene data la notizia di Rachida, una donna straniera uccisa “perché voleva integrarsi sempre di più”. Sembra una congiuntura astrale, la dimostrazione che con queste cose non si scherza. Salvo poi andare a vedere la data del fatto e scoprire che risale a sette giorni prima.
La domanda è: perché una notizia di un crimine così efferato viene data con così tanto ritardo? Le spiegazioni possono essere molte e alcune anche antitetiche tra loro. I media si sa sono strumenti nelle mani del potere che, per quanto piccolo che sia, tenta di usarli a proprio vantaggio. Anche io che scrivo in questo momento tento di influenzarvi attraverso la scelta di parole buone, ma nei confronti dei media broadcasting la mia non è che un fionda spezzata.
La situazione critica che stiamo attraversando sta catalizzando sempre più l’attenzione dei cittadini verso il proprio futuro: la crisi ha di fatto smentito la narrazione berlusconiana in cui il rischio erano i diversi, i neri e i comunisti. La crisi ha dimostrato che sono i poteri forti a causare il dolore e la morte. Avere la possibilità di parlare di migranti, non può che essere un’occasione colta al volto da parte di chi scrive i sommari dei telegiornali. Ovvero, poter soffiare ancora sul fuoco della paura dell’invasione non può che giovare a chi vuole allentare un po’ la pressione sulle caste e sui privilegiati. Trovare un capro espiatorio è una necessità, soprattutto se si va verso situazioni in cui la tensione sociale non può che aumentare. Rischiare che il popolo inquadri giusto nel mirino è un rischio che davvero non si può correre.
Il 29 novembre Tg2 Punto di Vista dimostra quello che possono fare i media nel momento in cui sono correttamente guidati: per parlare di Rachida, la donna uccisa perché voleva diventare cristiana (che, da solo, questo fatto vale più di mille manifesti reazionari) vengono chiamati due ospiti. La prima è Souad Sbai, presidente dell’Associazione delle Donne Marocchine in Italia, deputata del Pdl (eletta in Puglia) e Matteo Salvini, europarlamentare della Lega Nord. In teoria la prima della maggioranza, il secondo dell’opposizione, la prima è una rappresentante naturale dei migranti, il secondo uno di quelli che prega il dio Po. In pratica due tipi di razzismi diversi a confronto.
Durante la breve trasmissione è una gara a chi utilizza il luogo comune più grosso per spaventare e per mettere in guardia gli italiani che i terroristi sono in mezzo a noi e non dobbiamo dimenticarcelo.
Solite menate. Se non fosse per un particolare importante, detto velocemente alla fine: anche gli immigrati potenzialmente assassini e medievali che non vogliono l’integrazione così come la vogliamo noi della Lega Nord o del Pdl hanno diritto agli ammortizzatori sociali e alla pensione. In poche parole: se lo Stato non avrà i soldi per le pensioni e le casse integrazione, è colpa dei marocchini. Il salto del razzismo politico è indice del momento storico: gli immigrati non vengono più a portarci via il lavoro (che non c’è), ma la pensione.
Il 26 novembre scorso, un barcone affonda lungo le coste di Brindisi per sfuggire ad una motovedetta della Guardia di Finanza. Ci sono tre morti e decine di dispersi.
Meglio: tre possibili pensionati in meno.