di Remo Pezzuto*
Sembra ormai così lontano il ricordo del momento in cui i parlamentari delle opposizioni di centro destra e centro sinistra salirono sui tetti delle sedi universitarie occupate dagli studenti e dai ricercatori durante la mobilitazione autunnale contro la riforma Gelmini. Erano disposti ad ascoltare le motivazioni del nostro dissenso, i punti che più contestavamo e ci preoccupavano del disegno di legge, ascoltare e farsi portavoce delle nostre richieste cercando di osteggiare l’iter parlamentare della riforma. Quello che chiedevamo loro era una discussione pubblica sui temi dell’università, chiedevamo una partecipazione alla costruzione di una reale riforma che partisse dal basso, da chi l’università e la ricerca la vive realmente.
Ma come si sa gli italiani hanno la memoria corta e così anche i nostri parlamentari, espressione in tutto e per tutto del popolo e soprattutto adoratori di “Giano bifronte”. E questo lo dimostra il fatto che il 18 Maggio è stata presentata un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’economia e dell’istruzione a firma di Ichino, Ceccanti, D’Alia, Germontani, Leddi, Ignazio Marino, Morando, Poli Bortone, Nicola Rossi, Rusconi, Rutelli, Tonini, Treu, Valditara, relativamente alla creazione del “Fondo per il Merito”, previsto dalla Legge Gelmini di riforma del sistema universitario, che pare piuttosto una provocazione e un invito da parte dell’opposizione affinché i signori ministri diano attuazione nel più breve termine possibile a quanto di peggio prevede la riforma.
E’ possibile che la stessa opposizione parlamentare, che sino a qualche tempo fa appoggiava la nostra mobilitazione contro i tagli imposti dal Ministro Tremonti e la riforma Gelmini, ora chieda l’applicazione di quello stesso modello che noi ancora contestiamo? Non c’è da stupirsi però, dal momento che questa interrogazione è stata presentata dagli esponenti liberali e liberisti del Partito Democratico (per intenderci: coloro che hanno negli scorsi anni hanno dato il via a liberalizzazioni sfrenate del mercato, alla piaga del precariato – e che ne legittimano ancora l’esistenza). Questi sembrano essersi dimenticati di Bersani sul tetto della Facoltà di Architettura a Roma, che solidarizzava con il movimento degli studenti e dei ricercatori, visto che ora firmano interrogazioni assieme ai sostenitori ed al relatore della riforma Gelmini.
Ma veniamo al merito. L’interrogazione propone la possibile introduzione del modello di contribuzione inglese, un modello che noi rigettiamo duramente, così come hanno fatto le studentesse e gli studenti che sono scesi in piazza per manifestare ed evitare il vertiginoso aumento delle rette universitarie deliberato dal governo conservatore guidato da David Cameron. Un modello che apre ad incrementi senza limite della tassazione universitaria, che in questa Italia non tutti potranno permettersi, visti gli incrementi consistenti della contribuzione che si sono già riscontrati nei nostri atenei e che vanno anche ben oltre il limite fissato dalla legge – che prevede che la contribuzione studentesca non superi il 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario.
Noi non possiamo dimenticare invece che l’Italia è lo stato che investe meno nella formazione universitaria e nella ricerca tra i paesi OCSE, nonostante il sistema italiano si fondi sul libero accesso alla conoscenza e sulla garanzia di un pieno diritto allo studio per i capaci e meritevoli. Un sistema che però è messo in crisi a causa dello scarso finanziamento degli atenei, dei tagli al Fondo integrativo per il diritto allo studio, che ha aumentato il fenomeno “degli idonei non vincitori” di borsa di studio, mantenendo come media nazionale di copertura solo il 40% degli idonei.
Se da una parte però il modello proposto dall’opposizione prevede l’aumento delle tasse, dall’altra richiede a gran voce, proprio per ovviare a questo problema e per sopperire alla mancanza di fondi per il diritto allo studio, l’introduzione dei “prestiti d’onore” anche nel panorama universitario (come contemplato d’altronde dalla stessa Riforma Gelmini). Questo è un modello che ispira la competizione tra chi potrà e chi non potrà accedere al sistema universitario sulla base della condizione economica di partenza. Gli studenti infatti saranno costretti a contrarre, ancor prima dell’inizio del percorso di studio, dei prestiti da saldare in un futuro che si annuncia però sempre più precario e senza lavoro; per cui potrebbe determinarsi una condizione di indebitamento cronico. Il rischio sarebbe particolarmente alto al Sud, dove l’assenza di assistenza e tutela di diritti e formazione, si associa ad un livello elevatissimo di disoccupazione: il 47% di laureati e dottori di ricerca (dati ISTAT), oltre la media nazionale.
In questi ultimi tre anni siamo stati protagonisti di una stagione di lotta che ci ha visto opporci proprio a questo aumento incondizionato delle tasse all’interno dei nostri atenei, con richieste di rimodulazione delle fasce di reddito, della contribuzione studentesca e soprattutto cercando di preservare le fasce più deboli. Ribadiamo fermamente la nostra contrarietà a qualsiasi forma di prestito d’onore e crediamo che sia necessario un intervento serio e concreto per poter garantire la copertura totale delle borse di studio e la creazione di un welfare studentesco universalistico che possa permettere a tutti il libero accesso al sapere.
Ancora una volta la demagogia sui problemi dell’Università, sugli sprechi e sulle rendite parassitarie, che pur ci sono e che contrastiamo quotidianamente mettendoci la faccia, viene utilizzata per legittimare misure e provvedimenti a danno degli studenti e del loro diritto allo studio. Demagogia fomentata anche da parlamentari dell’opposizione che hanno votato contro la Riforma Gelmini. Come studenti e studentesse dell’università ci opporremo a qualsiasi aumento delle tasse universitarie, siamo pronti a tornare in piazza per difendere i nostri diritti e la possibilità di poter studiare in un università accessibile a tutti.
* Coordinatore sindacato studentesco Link Taranto