di Remo Pezzuto*
E’ passato un anno dall’assemblea fondativa di LINK coordinamento universitario. Un anno intenso, che ha visto una crescita della nostra organizzazione. Un’organizzazione nata dai sogni di alcune realtà, che con l’impegno, la lotta e la passione sono riuscite a far diventare LINK una realtà autonoma e affermata all’interno del panorama nazionale studentesco, sindacale e politico. La nostra crescita è riconducibile non soltanto al numero di città che sono andate a comporre la rete di realtà che formano LINK, ma anche all’analisi avanzata e alla messa in discussione della società in cui viviamo, alla costruzione di un nuovo immaginario, un nuovo agire, nuove pratiche di lotta, nuove vertenze sul territorio locale e nazionale.
LINK coordinamento universitario nasce all’interno dell’esperienza del movimento dell’Onda del 2008, un movimento in cui realtà associative diverse (di stampo sindacale o collettivi) contestavano la distruzione dell’Università Pubblica provocata dai tagli imposti con la legge 133; LINK ha superato i limiti di quel movimento spontaneo, dotandosi di una struttura che è espressione delle basi territoriali che lo compongono. Un movimento quindi “dal basso”, che evita le egemonie verticistiche e discute collettivamente dei temi tanto territoriali quanto nazionali, mettendo in condivisione e connessione esperienze, forme, rivendicazioni.
Nella nostra prima campagna comunicativa, “Hanno rapito il nostro futuro, riprendiamocelo”, abbiamo posto in evidenza il sentimento di indignazione che la nostra generazione aveva nei confronti di un governo e una maggioranza sempre più autoritari, che ci privavano di ogni strumento di elevazione culturale e sociale, e di un ceto politico di tutti i colori sempre più miope, incapace di ascoltare le rivendicazioni degli studenti e della popolazione.
Siamo stati protagonisti e artefici di un autunno costruito con cognizione e coscienza, in cui abbiamo capito che, come dice Ingrao, “indignarsi non basta”. Perché non basta indignarsi contro lo svuotamento di servizi, didattica e ricerca dell’Università Pubblica; non basta indignarsi contro l’accentramento dei poteri decisionali nelle mani del Rettore che, da semplice “Barone” che era è diventato vero e proprio Monarca dell’Università; non basta indignarsi per l’ingresso dei privati all’interno dei consigli d’amministrazione; non basta indignarsi contro l’ideologia del “merito” e della “produttività” imposta dal Governo Berlusconi; non basta indignarsi quando gli spazi di democrazia e partecipazione all’interno dell’Università vengono limitati o negati. Bisogna avere la capacità (in questo autunno l’abbiamo avuta) di sfondare i muri dei luoghi del sapere, da un lato portando avanti la tutela e la difesa estenuante dell’Università Pubblica, attraverso la rivendicazione di nuove forme di democrazia interna (referendum studentesco e assemblee di Facoltà) e la pratica quotidiana dell’“Altrariforma”; dall’altro, costruendo un immaginario nuovo che consenta di costruire una nuova società, un nuovo welfare, un nuovo mondo.
Siamo stati capaci di aprire spazi di discussione e di dibattito, che hanno riportato al centro della discussione, dell’opinione pubblica e politica, i temi del reddito, delle politiche abitative, della mobilità, del diritto allo studio e siamo stati capaci di modificare l’agenda e il dibattito politico parlamentare nazionale. Pur mantenendo ferma la nostra autonomia, ci siamo mescolati nel movimento studentesco, che non solo ha chiesto un futuro migliore, ma ha anche rivendicato la costruzione di un presente differente.
Intendiamo la rappresentanza studentesca e sociale come mezzo e non un come un fine; un passaggio per cercare di cambiare l’università e la società tutta attraverso la logica della vertenza e del conflitto. Siamo stati capaci di tessere relazioni e alleanze con operai, lavoratori della conoscenza, precari; con queste figure in tutto questo anno abbiamo riempito le piazze e costruito rivendicazioni e piattaforme, contro i ricatti nel lavoro e per i diritti, contro la precarietà nel lavoro e nella vita. Il prossimo autunno sarà sicuramente differente, un autunno ancora tutto da pensare e costruire nel campeggio di formazione “Riot Village”, che si terrà uest’estate.
LINK coordinamento universitario è l’esempio di come la politica, quella vera, possa essere ancora possibile, di come si possa ritornare ad essere l’alternativa reale e protagonisti nel nostro paese, di come la pratica del conflitto sia ancora possibile e vincente, di come questa pratica possa ancora determinare avvicinamento e consenso tra gli studenti e tra la popolazione. Per il prossimo autunno dobbiamo essere capaci di riaccendere una protesta costante e cosciente all’interno delle piazze di tutto il paese. Dobbiamo essere come un diluvio, un uragano, un oceano, la rivoluzione culturale contro la ginnastica dell’obbedienza.
In direzione ostinata e contraria.
P.s. Faccio il mio in bocca al lupo al nuovo esecutivo nazionale e in particolare a Claudio Siciliano, Responsabile dell’Organizzazione di LINK coordinamento universitario.
* Coordinatore LINK Taranto