di Serena Mancini
Si è svolto anche quest’anno, dal 12 al 16 maggio a Torino, il celebre Salone internazionale del libro, importante vetrina culturale per piccoli e grandi editori. Un’immensa biblioteca organizzata in quattro padiglioni del Lingotto su di una superficie di 51.000 metri quadri, ha accolto in cinque giornate appassionati lettori provenienti da tutto il mondo. Il Salone del libro 2011, giunto alla sua XXIV edizione e promosso dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, istituzione costituita dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Città di Torino e sovvenzionato da sponsor privati, è stato caratterizzato da un ricco programma di appuntamenti, convegni e spettacoli di ogni tipo. Ospite d’onore del “festival” è stato quest’anno la Russia: al grande Paese sono stati dedicati dibattiti e tavole rotonde tra scrittori, giornalisti e registi russi e italiani in grado di sviluppare validi confronti sulle culture, le letterature, il cinema e i diritti di ambo i Paesi. Un’importante sezione dedicata alla multiculturalità è stata certamente “Lingua Madre”, uno spazio appositamente rivolto a quanti volessero ascoltare storie di vita narrate dagli stessi protagonisti. Tra gli incontri più significativi va certamente evidenziato quello con Marina Nemet nel quale l’autrice iraniana ha raccontato la sua esperienza di sopravvissuta alla prigionia; la scrittrice, imprigionata all’età di soli 16 anni, ha rivelato di essere riuscita a parlare delle atrocità subite solo dopo diversi anni, esattamente come accaduto per i superstiti dei campi di sterminio nazisti. Torturata e stuprata nella prigione di Evil (a Teheran) la donna riuscì a salvarsi grazie ad un “accordo” con una delle sue due guardie che, “innamoratasi di lei”, le impose di sposarlo (e di convertirsi all’Islam) in cambio della sua vita e soprattutto di quella di sua madre. Insomma, un vero patto col diavolo che l’autrice si vide costretta ad accettare e che dal 2007 ha deciso di raccontare al mondo attraverso i suoi libri Prigioniera a Teheran e Dopo Teheran (2010), entrambi editi da Cairo editore.
Tema conduttore del Salone è stato comunque quello della memoria, a cui non poteva mancare il riferimento ai 150 anni dell’Unità d’Italia e ai suoi relativi problemi di unificazione.
Tanti gli ospiti presenti alla Fiera: tra i più noti possiamo citare Umberto Eco, Luis Sepúlveda, Dario Fo, Serena Dandini, Ascanio Celestini, Margherita Hack ecc…Ma qui arriva la nota dolente: mi riferisco alle lunghe code alle biglietterie previste non solo per l’accesso alla Fiera, ma anche per assistere agli eventi a cui partecipavano nomi illustri. Se infatti molti dibattiti erano organizzati in padiglioni aperti e di facile fruizione per tutto il pubblico, tanti altri erano a numero limitato. Per questi ultimi erano dunque previsti ulteriori biglietti, distribuiti in due distinte fasce orarie: dalle 10.30 per gli eventi mattutini e dalle 16.30 per quelli pomeridiani e serali. Inutile sottolineare le ore perse in fila in attesa del proprio turno! Questo tipo di organizzazione ha certamente garantito a ciascun visitatore almeno uno spettacolo (considerato che gli eventi erano volutamente sovrapposti), ma ha penalizzato gli incontri meno noti a cui spesso non era possibile partecipare perché impegnati nelle code delle biglietterie. D’altra parte però anche questo tipo di esperienza si trasformava in un’occasione di confronto. I minuti persi in attesa di ricevere un biglietto permettevano ai visitatori di conoscersi, scambiare opinioni sugli eventi precedenti e magari suggerire titoli di libri interessanti.
Il racconto di Boccaccio da parte di Dario Fo è stato certamente tra i più gettonati: partendo dal Decameron, il grande attore ha colto l’occasione per evidenziare la somiglianza del nostro mondo con quello medievale e alla domanda “Che cosa scriverebbe oggi Boccaccio” ha risposto: “Forse, più o meno, scriverebbe le stesse cose, ma avendo il coraggio di dire nome e cognome e mettere anche le foto di chi sta parlando”. Altro evento che merita di essere citato è stato l’incontro con la scrittrice sarda Michela Murgia, per altro condotto da un abilissimo Gad Lerner. L’autrice ha presentato al pubblico il suo ultimo libro dal titolo Ave Mary, dedicato alla figura della Madonna e agli stereotipi che sottostanno alla sua idolatria, persino nella sua rappresentazione iconografica. Michela Murgia introduce il suo libro parlando della rappresentazione di Maria e delle storie che ci sono state tramandate su di Lei, non avendo più accesso diretto alla realtà effettiva del passato. In tutte le sue rappresentazioni iconografica –sottolinea la scrittrice – Maria è sempre giovane e bella, ma il suo è sempre un modello; anche Maria come Cristo è morta, ma nelle raffigurazioni dell’assunzione è sempre viva, sembra non essere mai invecchiata. Se Maria fosse morta a 55 anni dove sono le sue immagini? Cosa vuole indicare questa costruzione estetica alle donne? Maria non subisce le tracce del tempo perché è senza peccato; così mentre onorabile è la vecchia maschile, quella femminile non esiste nelle sue figure dominanti o non esiste affatto.
Infine, per evidenziare ulteriormente il vasto ventaglio di temi affrontati nel Salone, possiamo citare l’incontro di domenica sera con Ascanio Celestini, che ha tenuto un monologo tratto dal suo ultimo libro intitolato Io cammino in fila indiana. Uno spettacolo ricco di riflessioni, di emozioni e di tante risate collettive. Un modo semplice di mostrare al pubblico quali sono le grandi problematiche del nostro Paese: come fosse un anziano nonno che racconta le sue vicende di guerra ai nipotini, così Celestini utilizza brevi racconti allegorici per stimolare la riflessione nei suoi interlocutori. Uno stile tutto suo, che nessuno riuscirebbe mai ad imitare, perché caratterizzato da parole che assumono veridicità solo se pronunciate dalla sua bocca e dal quel buffo “pizzetto” in movimento sul suo mento!
Altro spazio importante all’interno della Fiera è stato certamente quello riservato alle trasmissioni televisive in diretta, come “Per un pugno di libri”, condotto da Neri MArcorè. Ogni visitatore aveva la possibilità di assistere alla preparazione della trasmissione e di partecipare attivamente come concorrente: rispondere alle domande sugli autori dei libri consentiva di riceverne di nuovi in omaggio. Quale migliore scenario per questa trasmissione se non quello offerto dal Salone? Una menzione particolare merita inoltre la cittadinanza torinese, la cui grande partecipazione garantisce ogni anno il successo della manifestazione. E ora che l’evento si è concluso ci auguriamo che anche chi non vi ha partecipato impari a leggere di più perché, come disse Bacone: “ La lettura fa l’uomo completo”.Si è svolto anche quest’anno, dal 12 al 16 maggio a Torino, il celebre Salone internazionale del libro, importante vetrina culturale per piccoli e grandi editori. Un’immensa biblioteca organizzata in quattro padiglioni del Lingotto su di una superficie di 51.000 metri quadri, ha accolto in cinque giornate appassionati lettori provenienti da tutto il mondo. Il Salone del libro 2011, giunto alla sua XXIV edizione e promosso dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, istituzione costituita dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Città di Torino e sovvenzionato da sponsor privati, è stato caratterizzato da un ricco programma di appuntamenti, convegni e spettacoli di ogni tipo. Ospite d’onore del “festival” è stato quest’anno la Russia: al grande Paese sono stati dedicati dibattiti e tavole rotonde tra scrittori, giornalisti e registi russi e italiani in grado di sviluppare validi confronti sulle culture, le letterature, il cinema e i diritti di ambo i Paesi. Un’importante sezione dedicata alla multiculturalità è stata certamente “Lingua Madre”, uno spazio appositamente rivolto a quanti volessero ascoltare storie di vita narrate dagli stessi protagonisti. Tra gli incontri più significativi va certamente evidenziato quello con Marina Nemet nel quale l’autrice iraniana ha raccontato la sua esperienza di sopravvissuta alla prigionia; la scrittrice, imprigionata all’età di soli 16 anni, ha rivelato di essere riuscita a parlare delle atrocità subite solo dopo diversi anni, esattamente come accaduto per i superstiti dei campi di sterminio nazisti. Torturata e stuprata nella prigione di Evil (a Teheran) la donna riuscì a salvarsi grazie ad un “accordo” con una delle sue due guardie che, “innamoratasi di lei”, le impose di sposarlo (e di convertirsi all’Islam) in cambio della sua vita e soprattutto di quella di sua madre. Insomma, un vero patto col diavolo che l’autrice si vide costretta ad accettare e che dal 2007 ha deciso di raccontare al mondo attraverso i suoi libri Prigioniera a Teheran e Dopo Teheran (2010), entrambi editi da Cairo editore.
Tema conduttore del Salone è stato comunque quello della memoria, a cui non poteva mancare il riferimento ai 150 anni dell’Unità d’Italia e ai suoi relativi problemi di unificazione.
Tanti gli ospiti presenti alla Fiera: tra i più noti possiamo citare Umberto Eco, Luis Sepúlveda, Dario Fo, Serena Dandini, Ascanio Celestini, Margherita Hack ecc…Ma qui arriva la nota dolente: mi riferisco alle lunghe code alle biglietterie previste non solo per l’accesso alla Fiera, ma anche per assistere agli eventi a cui partecipavano nomi illustri. Se infatti molti dibattiti erano organizzati in padiglioni aperti e di facile fruizione per tutto il pubblico, tanti altri erano a numero limitato. Per questi ultimi erano dunque previsti ulteriori biglietti, distribuiti in due distinte fasce orarie: dalle 10.30 per gli eventi mattutini e dalle 16.30 per quelli pomeridiani e serali. Inutile sottolineare le ore perse in fila in attesa del proprio turno! Questo tipo di organizzazione ha certamente garantito a ciascun visitatore almeno uno spettacolo (considerato che gli eventi erano volutamente sovrapposti), ma ha penalizzato gli incontri meno noti a cui spesso non era possibile partecipare perché impegnati nelle code delle biglietterie. D’altra parte però anche questo tipo di esperienza si trasformava in un’occasione di confronto. I minuti persi in attesa di ricevere un biglietto permettevano ai visitatori di conoscersi, scambiare opinioni sugli eventi precedenti e magari suggerire titoli di libri interessanti.
Il racconto di Boccaccio da parte di Dario Fo è stato certamente tra i più gettonati: partendo dal Decameron, il grande attore ha colto l’occasione per evidenziare la somiglianza del nostro mondo con quello medievale e alla domanda “Che cosa scriverebbe oggi Boccaccio” ha risposto: “Forse, più o meno, scriverebbe le stesse cose, ma avendo il coraggio di dire nome e cognome e mettere anche le foto di chi sta parlando”. Altro evento che merita di essere citato è stato l’incontro con la scrittrice sarda Michela Murgia, per altro condotto da un abilissimo Gad Lerner. L’autrice ha presentato al pubblico il suo ultimo libro dal titolo Ave Mary, dedicato alla figura della Madonna e agli stereotipi che sottostanno alla sua idolatria, persino nella sua rappresentazione iconografica. Michela Murgia introduce il suo libro parlando della rappresentazione di Maria e delle storie che ci sono state tramandate su di Lei, non avendo più accesso diretto alla realtà effettiva del passato. In tutte le sue rappresentazioni iconografica –sottolinea la scrittrice – Maria è sempre giovane e bella, ma il suo è sempre un modello; anche Maria come Cristo è morta, ma nelle raffigurazioni dell’assunzione è sempre viva, sembra non essere mai invecchiata. Se Maria fosse morta a 55 anni dove sono le sue immagini? Cosa vuole indicare questa costruzione estetica alle donne? Maria non subisce le tracce del tempo perché è senza peccato; così mentre onorabile è la vecchia maschile, quella femminile non esiste nelle sue figure dominanti o non esiste affatto.
Infine, per evidenziare ulteriormente il vasto ventaglio di temi affrontati nel Salone, possiamo citare l’incontro di domenica sera con Ascanio Celestini, che ha tenuto un monologo tratto dal suo ultimo libro intitolato Io cammino in fila indiana. Uno spettacolo ricco di riflessioni, di emozioni e di tante risate collettive. Un modo semplice di mostrare al pubblico quali sono le grandi problematiche del nostro Paese: come fosse un anziano nonno che racconta le sue vicende di guerra ai nipotini, così Celestini utilizza brevi racconti allegorici per stimolare la riflessione nei suoi interlocutori. Uno stile tutto suo, che nessuno riuscirebbe mai ad imitare, perché caratterizzato da parole che assumono veridicità solo se pronunciate dalla sua bocca e dal quel buffo “pizzetto” in movimento sul suo mento!
Altro spazio importante all’interno della Fiera è stato certamente quello riservato alle trasmissioni televisive in diretta, come “Per un pugno di libri”, condotto da Neri MArcorè. Ogni visitatore aveva la possibilità di assistere alla preparazione della trasmissione e di partecipare attivamente come concorrente: rispondere alle domande sugli autori dei libri consentiva di riceverne di nuovi in omaggio. Quale migliore scenario per questa trasmissione se non quello offerto dal Salone? Una menzione particolare merita inoltre la cittadinanza torinese, la cui grande partecipazione garantisce ogni anno il successo della manifestazione. E ora che l’evento si è concluso ci auguriamo che anche chi non vi ha partecipato impari a leggere di più perché, come disse Bacone: “ La lettura fa l’uomo completo”.Si è svolto anche quest’anno, dal 12 al 16 maggio a Torino, il celebre Salone internazionale del libro, importante vetrina culturale per piccoli e grandi editori. Un’immensa biblioteca organizzata in quattro padiglioni del Lingotto su di una superficie di 51.000 metri quadri, ha accolto in cinque giornate appassionati lettori provenienti da tutto il mondo. Il Salone del libro 2011, giunto alla sua XXIV edizione e promosso dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, istituzione costituita dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Città di Torino e sovvenzionato da sponsor privati, è stato caratterizzato da un ricco programma di appuntamenti, convegni e spettacoli di ogni tipo. Ospite d’onore del “festival” è stato quest’anno la Russia: al grande Paese sono stati dedicati dibattiti e tavole rotonde tra scrittori, giornalisti e registi russi e italiani in grado di sviluppare validi confronti sulle culture, le letterature, il cinema e i diritti di ambo i Paesi. Un’importante sezione dedicata alla multiculturalità è stata certamente “Lingua Madre”, uno spazio appositamente rivolto a quanti volessero ascoltare storie di vita narrate dagli stessi protagonisti. Tra gli incontri più significativi va certamente evidenziato quello con Marina Nemet nel quale l’autrice iraniana ha raccontato la sua esperienza di sopravvissuta alla prigionia; la scrittrice, imprigionata all’età di soli 16 anni, ha rivelato di essere riuscita a parlare delle atrocità subite solo dopo diversi anni, esattamente come accaduto per i superstiti dei campi di sterminio nazisti. Torturata e stuprata nella prigione di Evil (a Teheran) la donna riuscì a salvarsi grazie ad un “accordo” con una delle sue due guardie che, “innamoratasi di lei”, le impose di sposarlo (e di convertirsi all’Islam) in cambio della sua vita e soprattutto di quella di sua madre. Insomma, un vero patto col diavolo che l’autrice si vide costretta ad accettare e che dal 2007 ha deciso di raccontare al mondo attraverso i suoi libri Prigioniera a Teheran e Dopo Teheran (2010), entrambi editi da Cairo editore.
Tema conduttore del Salone è stato comunque quello della memoria, a cui non poteva mancare il riferimento ai 150 anni dell’Unità d’Italia e ai suoi relativi problemi di unificazione.
Tanti gli ospiti presenti alla Fiera: tra i più noti possiamo citare Umberto Eco, Luis Sepúlveda, Dario Fo, Serena Dandini, Ascanio Celestini, Margherita Hack ecc…Ma qui arriva la nota dolente: mi riferisco alle lunghe code alle biglietterie previste non solo per l’accesso alla Fiera, ma anche per assistere agli eventi a cui partecipavano nomi illustri. Se infatti molti dibattiti erano organizzati in padiglioni aperti e di facile fruizione per tutto il pubblico, tanti altri erano a numero limitato. Per questi ultimi erano dunque previsti ulteriori biglietti, distribuiti in due distinte fasce orarie: dalle 10.30 per gli eventi mattutini e dalle 16.30 per quelli pomeridiani e serali. Inutile sottolineare le ore perse in fila in attesa del proprio turno! Questo tipo di organizzazione ha certamente garantito a ciascun visitatore almeno uno spettacolo (considerato che gli eventi erano volutamente sovrapposti), ma ha penalizzato gli incontri meno noti a cui spesso non era possibile partecipare perché impegnati nelle code delle biglietterie. D’altra parte però anche questo tipo di esperienza si trasformava in un’occasione di confronto. I minuti persi in attesa di ricevere un biglietto permettevano ai visitatori di conoscersi, scambiare opinioni sugli eventi precedenti e magari suggerire titoli di libri interessanti.
Il racconto di Boccaccio da parte di Dario Fo è stato certamente tra i più gettonati: partendo dal Decameron, il grande attore ha colto l’occasione per evidenziare la somiglianza del nostro mondo con quello medievale e alla domanda “Che cosa scriverebbe oggi Boccaccio” ha risposto: “Forse, più o meno, scriverebbe le stesse cose, ma avendo il coraggio di dire nome e cognome e mettere anche le foto di chi sta parlando”. Altro evento che merita di essere citato è stato l’incontro con la scrittrice sarda Michela Murgia, per altro condotto da un abilissimo Gad Lerner. L’autrice ha presentato al pubblico il suo ultimo libro dal titolo Ave Mary, dedicato alla figura della Madonna e agli stereotipi che sottostanno alla sua idolatria, persino nella sua rappresentazione iconografica. Michela Murgia introduce il suo libro parlando della rappresentazione di Maria e delle storie che ci sono state tramandate su di Lei, non avendo più accesso diretto alla realtà effettiva del passato. In tutte le sue rappresentazioni iconografica –sottolinea la scrittrice – Maria è sempre giovane e bella, ma il suo è sempre un modello; anche Maria come Cristo è morta, ma nelle raffigurazioni dell’assunzione è sempre viva, sembra non essere mai invecchiata. Se Maria fosse morta a 55 anni dove sono le sue immagini? Cosa vuole indicare questa costruzione estetica alle donne? Maria non subisce le tracce del tempo perché è senza peccato; così mentre onorabile è la vecchia maschile, quella femminile non esiste nelle sue figure dominanti o non esiste affatto.
Infine, per evidenziare ulteriormente il vasto ventaglio di temi affrontati nel Salone, possiamo citare l’incontro di domenica sera con Ascanio Celestini, che ha tenuto un monologo tratto dal suo ultimo libro intitolato Io cammino in fila indiana. Uno spettacolo ricco di riflessioni, di emozioni e di tante risate collettive. Un modo semplice di mostrare al pubblico quali sono le grandi problematiche del nostro Paese: come fosse un anziano nonno che racconta le sue vicende di guerra ai nipotini, così Celestini utilizza brevi racconti allegorici per stimolare la riflessione nei suoi interlocutori. Uno stile tutto suo, che nessuno riuscirebbe mai ad imitare, perché caratterizzato da parole che assumono veridicità solo se pronunciate dalla sua bocca e dal quel buffo “pizzetto” in movimento sul suo mento!
Altro spazio importante all’interno della Fiera è stato certamente quello riservato alle trasmissioni televisive in diretta, come “Per un pugno di libri”, condotto da Neri MArcorè. Ogni visitatore aveva la possibilità di assistere alla preparazione della trasmissione e di partecipare attivamente come concorrente: rispondere alle domande sugli autori dei libri consentiva di riceverne di nuovi in omaggio. Quale migliore scenario per questa trasmissione se non quello offerto dal Salone? Una menzione particolare merita inoltre la cittadinanza torinese, la cui grande partecipazione garantisce ogni anno il successo della manifestazione. E ora che l’evento si è concluso ci auguriamo che anche chi non vi ha partecipato impari a leggere di più perché, come disse Bacone: “ La lettura fa l’uomo completo”.