L’autismo è per tutta la vita: lettera di un papà

di Alessandro Capobianchi

Ieri è arrivata via mail alla redazione una lettera di un padre di due ragazzi affetti da sindrome di KANNER, ovvero autismo. La redazione tutta ha sentito la necessità di pubblicare la seguente lettera in quanto abbiamo apprezzato lo stile pratico e diretto di questo padre dal carattere forte e coraggioso, una lettera che vuol far capire che, seppur con tanti sacrifici e dolori, quel mondo può arricchirti quotidianamente. Ciò è possibile solo se non si è abbandonati a se stessi, questo “sfogo” è indirizzato non solo alla gente comune, ma anche e soprattutto ad enti locali e non, che non sono in grado di pensare e capire come poter migliorare la realtà di queste persone.

Rita Taccardi

«Non sono un “Diego Della Valle” che può permettersi di acquistare una pagina di giornale e scrivere quel che vuole, tuttavia vi chiedo di pubblicare questa lettera affinchè possa arrivare dove il buon senso non arriva.

Immedesimarsi in una persona con Autismo è praticamente impossibile, ma anche la più amara delle giornate può avere un altro sapore. Questo vorrei dire a quelle madri e padri che hanno un figlio disabile.
Non riesco più a ricordare cosa significa essere normali, nel linguaggio di quel mondo di cui facevo parte e che oggi non mi vuole, da quando combatto contro lo spettro della patologia dell’autismo e dell’autismo istituzionale.
Ho cercato in una vita normale di focalizzare lo scopo della mia vita, ma lungo il percorso è successo qualcosa d’inaspettato.
Come posso aiutarti a vedere, ora, figlio mio!? Posso solo sostenerti con le mie spalle per stare in piedi.
Non riesco a ricordare una vacanza, intesa come tale, una festa vissuta come dovrebbe essere vissuta.
Non siamo liberi di frequentare posti e luoghi comuni, a causa anche di una cattiva informazione, per la mancanza di strutture adeguate ad ospitare ed accogliere dei bambini ed i loro genitori.

Capita di avere di tanto in tanto un fine settimana positivo e quando arriva lo ricordi come un evento storico.

Si continua a parlare di tagli. La crisi lavorativa e sanitaria colpisce anzitutto e soprattutto anziani e disabili, ma mai chi non ha problemi di natura economica, ed indirettamente o direttamente anche i genitori degli stessi bambini e/o ragazzi disabili: una situazione che grava sulle famiglie ed aggrava le stesse famiglie, costringendole a sobbarcarsi di spese ABNORMI per una mancanza di servizi dovuti, ma non voluti (qualcuno sa dirci perchè?).

Dal punto di vista sociale, attendiamo da anni una risposta efficiente e soluzioni altrettanto efficaci.
Ci dicono “vedrai tutto si risolverà” ed intanto il tempo passa e in noi che di tempo non ne abbiamo, ogni giorno cresce lo sconforto, perchè non sai che fare poichè ogni giorno devi combattere con nuovi problemi legati alla malattia di tuo figlio e ti senti disarmato/a, inerme e qualche volta asettico.

Questo è un mondo che non ci vuole, che ci abbandona a noi stessi e in alcuni casi sono gli stessi amici a non comprendere: io sono stanco dei troppi rinvii e dico a tutte le istituzioni (locali e non) BASTA…ma BASTA.
Bisogna intervenire subito: come?
Partendo dalla soluzione e non dal problema: ascoltare i genitori può essere un buon inizio ed applicare le leggi lo è altrettanto; poi occorre cuore e buona volontà.

Non posso sicuramente affermare che questo è quello che avrei voluto per i miei figli, pensando ad una famiglia, in questo mondo di squali.
Una vita difficile, dove solo se ti sai difendere con le unghie e con i denti, riesci a sopravvivere, dove il dio denaro la fa da padrone, dove si è perso il rispetto per il proprio simile.

Non è facile accettare una malattia, una patologia del proprio figlio. Ti chiedi:
– Perchè proprio a me?
– Cosa ho fatto di male?
– Cosa posso fare?
– Chi mi aiuterà?

E poi ti rendi conto che è e sarà solo tuo figlio che vivrà una vita difficile, in un mondo che va sempre piu’ di corsa, lasciando indietro chi non è in grado di stare al suo passo che, in qualche caso, è anche volutamente abbandonato poichè considerato un peso dalla comunità.

Non ho certo la bacchetta magica per risolvere i problemi, sono un genitore come voi, non ho la ricetta per uscire dal tunnel dell’autismo, ma ho capito cosa serve ai miei figli, quali sono le strategie da adottare e perché.
Ho capito che non è piangendomi addosso che darò un futuro ai miei figli. Se puoi capire anche tu, che non hai nulla da perdere, se puoi credere di poter dare un futuro a tuo figlio e a tutti figli dell’autismo, allora sei già tre passi avanti.

Ho vissuto parte della mia vita alla ricerca di risoluzioni ai miei problemi, rivolgendomi alle istituzioni, nella speranza che qualcuno con un cuore grande mi prendesse per mano, facendomi uscire dal baratro. Ho vissuto così 2 anni di travaglio cercando risposte a domande dove risposte non c’erano.
Ho perduto del tempo prezioso che mai nessuno restituirà a me e ancor meno ai miei figli, per accorgermi che solo un genitore come me può capire lo stato d’animo nel vedere il proprio figlio autistico, un misto tra angoscia e impotenza, per scoprire di non poter parlare con nessuno, perdendo ogni contatto con la realtà, con la vita sociale. Ed allora si diventa disabili nostro malgrado e nello specifico AUTISTICI.
Ho conosciuto Mara, una mamma ed una donna straordinaria. Ho visto in lei gli occhi di una madre gonfi di dolore per l’autismo di suo figlio, senza nessuno a cui raccontarlo, con la consapevolezza di essere sola. In lei ho rivisto i stessi miei occhi.
Ho rivisto quegli occhi ritornare alla speranza, sorridere verso un suo simile, anche se solo uno sconosciuto, e comprendere che insieme è possibile vincere.
Insieme possiamo fare tanto, insieme possiamo aiutare i nostri figli, scendere dal titanic per risalire sull’arca: non permettere a nessuno di annullarti, noi siamo chi vogliamo essere.

Ma il vero autistico, il vero ostacolo, è la politica ed i suoi rappresentanti che si mettono le dita nelle orecchie per non sentire, le mani sugli occhi per non vedere, sulla bocca per non parlare ed in mezzo alle gambe per farsi cavoli suoi.
Vedendo, anni fa, “Rain man”, oggi in una tournè teatrale, pensavo, durante e dopo, a cosa avrei fatto se fosse capitato anche a me. Oggi ho 3 figli di cui 2 autistici e mi batto per loro, vivo per loro, morirei per loro.
Il senso di responsabilità dei genitori con figli autistici è elevatissimo. Non possiamo spianare loro la strada, ma costruire attraverso un duro lavoro una carta stradale con la quale possono orientarsi.
Voglio salutarvi dicendovi che questa lettera non è rivolta solo agli orfani di ideali ma si rivolge anche a coloro che vogliono cambiare il modo di guardare all’esistenza.

Autismo è per tutta la vita, ma mai contro la Vita

4 Comments

  1. mafalda quino Ottobre 29, 2012 9:27 am 

    La scelta di Siderlandia di pubblicare questa lettera mi ha colpita. Le parole, i pensieri, le paure, la rabbia, lo sconforto, di Alesssandro Capobianchi sono il “pane quotidiano” di tutti quelli che vivino con e per un caro con disabilità. Non so quanti italiani abbiano la consapevolezza della durezza di una vita che trascorre in questo modo, ogni giorno, tutti i giorni. E’ per questo che diventa indispensabile strappare il velo del silenzio che avvolge l’esistenza di tante famiglie. La disabilità è per tutta la vita, mai contro la vita.

  2. FRANCO MASENELLO Ottobre 29, 2012 1:31 pm 

    Non sono rimasto colpito dalla lettera di questo papà a cui va tutto il mio affetto, vicinanza e solidarietà perchè questa è la storia di tutti noi, genitori di bambini e ragazzi anche autistici. L’autismo non è una sindrome rara ma solo poco conosciuta, colpisce un bambino ogni 88 nuovi nati e la disabilità più frequente. Credo si debba fare rete, mettersi assieme, costruire noi i centri per le terapie. Ci sono tanti buoni esempi in Italia ed è con loro che ci si deve metetre insieme, federare, fare squadra. Quella dell’autismo è una esperienza di vita durissima per le famiglie e per le persone che ne sono affette ma è anche una sfida straordinaria. Mio figlio Massi mi ha preso per mano e mi ha accompagnato in questa sfida, ad un certo punto ho capito tutto e mi sono dedicato anima e corpo affinchè lui sia sempre meno autistico. Onestamente capisco che è più facile a dirsi che a farsi, ma bisogna pur partire…… Un abbraccio affettuoso ed amichevole.

  3. autore della lettera Novembre 4, 2012 2:25 am 

    sono contento Franco!
    il mio interesse non era di colpire per il racconto di una storia, l’ennesima, personale…ma di raccontare la vita difficile e disparata delle famiglie.

    la tua affermazione mi conferma di essere riuscito nel mio intento.

  4. autore della lettera Novembre 6, 2012 1:56 am 

    NON CI DOBBIAMO SOLO ADATTARE, MA DOBBIAMO CONDIVIDERE. NON POSSIAMO E NON DOBBIAMO VOLTARE LE SPALLE ALLA VITA, AL PRESENTE.

    CI HANNO DATO UN MONDO CHE CI FACEVA VIVERE DISCRETAMENTE, MENTRE SI ARRICCHIVANO ALLE NOSTRE SPALLE. CI HANNO ABITUATO, NEL TEMPO, A FARCI I CACCHI PROPRI, DISINTERESSANDOCI DEGLI ALTRI… LASCIANDO POCO SPAZIO AL SENSO CIVICO.
    CHI DI VOI NON SI è MAI LAMENTATO CHE VORREBBE PER I PROPRI FIGLI QUALCOSA DI PIù!…EBBENE!

    NONOSTANTE LE DIFFICOLTA’..IO NON MI SONO MAI ARRESO E VI ASSICURO CHE DI MOTIVI PER FARLO NE AVREI AVUTI TANTI.

    MI ASPETTO CHE ANCHE VOI FACCIATE LA STESSA COSA…” NON PERMETTETE A NESSUNO DI DIRVI CHE SIETE FINITI..NEANCHE A VOI STESSI E REAGITE A CHI HA DECISO CHE DOVETE SOCCOMBERE.

    SIATE VOI ARTEFICI DEL VOSTRO DESTINO

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