di Serena Mancini
Che cosa accomuna parole come disoccupazione, competenze, emigrazione e frustrazione? In Italia la condizione giovanile. Viviamo infatti in un contesto in cui l’allarme disoccupazione colpisce in primo luogo le fasce più giovani della popolazione (più di un terzo degli under 24 nel nostro paese non ha un lavoro), in presenza di uno Stato che non destina più alcuna risorsa alla scuola e all’università pubblica e che preferisce ridurre la spesa per la ricerca. La conseguenza di tutto ciò è che un numero crescente di giovani italiani preferisce abbandonare il paese per ottenere una formazione e un lavoro dignitosi.
Questa questione, ignorata da una classe dirigente che spesso si lascia sfuggire dichiarazioni infelici sui giovani ora troppo mammoni, ora troppo schizzinosi, è il punto centrale della campagna “Io voglio restare”, lanciata on-line il 25 ottobre. L’appello, promosso da centocinquanta under 35, intende affermare il diritto dei giovani italiani a rimanere nel proprio paese e qui impiegare i rispettivi talenti per costruire una realtà migliore. Si tratta di studenti, neolaureati, ricercatori, braccianti ecc…che, stanchi di dover accettare la condizione di emigranti, hanno deciso di avviare una discussione seria su diritti, tutele e libertà dei giovani a vivere e lavorare in Italia. Con la campagna “Io voglio restare” si invitano tutti i ragazzi a partecipare ad un dibattito sulla condizione giovanile per avviare insieme un “percorso partecipato e una grande campagna di idee e azioni, capace di incidere a livello locale e nazionale” sulle decisioni politiche legate al problema dell’emigrazione italiana.
Una vera è propria sfida, dunque, non solo contro la precarietà del lavoro, ma anche contro le continue offese subite da questa generazione troppo spesso facilmente accusata di vittimismo. Nel comunicato diffuso on-line i promotori dell’appello dichiarano: “Non è più tempo di delegare il futuro delle nostre vite e del nostro Paese. Vogliamo essere donne e uomini in grado di immaginare e scrivere una nuova agenda politica, riprenderci ciò che ci spetta. E’ proprio per questo che, piuttosto che rassegnarci alla marea populista, o ripiegarci su noi stessi, scegliamo di non arrenderci e di iniziare a fare sul serio”. In un Paese in cui la politica cerca ogni giorno di creare antagonismi tra classi, riducendo ogni dibattito ad una sterile “guerra tra poveri”, i giovani decidono di unirsi per condividere idee, conoscenze e abilità all’insegna di un futuro dignitoso nel proprio paese. Il primo appuntamento della campagna è fissato per il 10 novembre a Firenze, in occasione delle iniziative per il decennale del Forum Sociale Europeo. Durante il raduno si discuterà di come avviare un movimento nazionale di “partecipazione politica, impegno sociale e iniziativa pubblica radicata in tutti i territori” capace di fornire una valida alternativa alla fuga. Inoltre sul sito http://www.vogliorestare.it/ è già possibile leggere il testo e firmare l’appello per aderire alla campagna che prevede anche la nascita di comitati promotori in ogni città italiana.
Se proviamo a confrontare i contenuti dell’appello con la situazione di Taranto, ci rendiamo conto della necessità che la campagna si estenda anche alla nostra città. Come riportato in un articolo di Pinuccio Stea apparso l’anno scorso su Siderlandia, la fascia di popolazione tra i 18 e i 34 anni si è infatti drasticamente ridotta nel territorio jonico in circa trent’anni, passando dal 27,31% del 1982 al 21,32% del 2010. Causa principale di questa tendenza allarmante è certamente la mancanza di occupazione, che spinge i ragazzi a emigrare altrove. Negli ultimi anni, sotto questo aspetto, si è assistito a un vero e proprio crollo: basti pensare che nel 2011 il tasso di occupazione della fascia di età tra i 14 e i 24 anni ha fatto segnare una contrazione del 18% rispetto all’anno precedente e, di conseguenza, ha mostrato come solo il 15% di essi mostrasse di avere un lavoro. Si tratta di un salto indietro di diversi anni: un livello più basso di occupazione giovanile è stato raggiunto solo nel 2004. Sulla base di questi presupposti l’adesione ad un’iniziativa come quella promossa dal movimento “Io voglio restare” ci sembra possa interessare direttamente i ragazzi della provincia di Taranto perché, come cantava il trio Ligabue, Jovanotti, Pelù, possano dire anche loro “c’era un volta la mia vita, c’era una volta la mia casa c’era una volta e voglio che sia ancora”.
Citazione finale PERFETTA