di Serena Miccoli
Valanghe di polemiche hanno accompagnato l’uscita del trailer dell’intervista ad Alessio Giannone da parte del giornalista Michele Montemurro sul numero 39 di Wemag.
Fra le voci indignate numerosi i tifosi, fra cui qualche nome eminente della cronaca sportiva locale.
Anche noi di Siderlandia abbiamo in Aprile incontrato il regista barese, incentrando l’intervista sul video in cui il personaggio Pinuccio chiamava “Emilio” davanti allo stabilimento.
Ed anche noi abbiamo dedicato solo l’ultima domanda all’artista Alessio Giannone.
È inevitabile: avviene quando il (un) personaggio precede la persona per notorietà; ed è ancora più inevitabile la confusionaria equivalenza personaggio=attore nelle nostre teste ammaestrate da anni di reality shock, storie “vere” ben acconciate e sparate in tv, da esistenze vere se viste, lette, sentite.
In questo contesto è il personaggio che infanga “l’onore” e la rispettabilità di una città, portando all’estremo e rappresentando scene che tutti vediamo, tutti viviamo e tutti malediciamo, e non chi nella realtà è causa di “disonore” per i cittadini tarantini.
Lo sfogo dei tanti, sul ridondante ritornello barese di merda, è espressione di una rabbia che a Taranto ogni giorno cresce, si capisce, e sappiamo perché. Ma la polemica che emerge, sulla quale brilla quel commento «Taranto non è solo questo!», somiglia a quella di Berlusconi all’epoca del successo di Gomorra: Saviano fa “pubblicità” alla Mafia, Saviano è il problema.
Magari fosse un problema di pubblicità a situazioni invivibili o di bagni nelle fontane indotti dalla bufala del Taranto in B. Il problema reale che tutti vivono e piangono – così come la questione per cui altri si sono bagnati – ha altre radici e altre facce; ben vengano i video satirici a dare linfa ad una questione vera e viva che per il resto d’Italia esiste solo se a parlarne è una trasmissione televisiva.
Bravissima Serena, un gran bell’articolo