Vertenza TP: arriva l’accordo, nessuno a casa

di Serena Miccoli

“Buongiorno…dopo 3 mesi, è il primo in cui ci si sveglia tranquilli senza la pistola di essere licenziato sulla tempia.”

È lo stato emblematico di uno degli ultimi recenti capitoli della vertenza Teleperformance. La frase è di Andrea Lumino, segretario della SLC CGIL di Taranto, lavoratore di TP, che all’indomani delle 30 ore di trattativa al Ministero, incarna lo stato d’animo delle lavoratrici e dei lavoratori del grande call center tarantino.

Gli abbiamo chiesto, in vista della conferenza stampa di oggi, l’esito della vertenza e cosa succederà da domani ai lavoratori.

«Il risultato per noi è positivo – dice Lumino – perché, come venuto fuori dalla vertenza in questi mesi, siamo stati posti davanti all’aut aut da parte dell’azienda: o la riduzione del contratto a 4 ore o il licenziamento; oppure, addirittura, l’azienda avrebbe chiuso.

Da domani i lavoratori continueranno con la cassa integrazione a rotazione che durerà fino al 30 Giugno. Dal 1° Luglio parte poi l’accordo sofferto, quello delle oltre 30 ore di trattativa al Ministero. L’accordo prevede una serie di punti importanti che necessitano di un periodo di organizzazione aziendale, visto che parliamo di una palazzina di circa 2000 lavoratori.

Questa la mediazione che l’azienda è riuscita a tenere al Ministero: organizzare l’orario lavorativo per 2000 persone in maniera differente da quella prevista fino ad oggi, prevede una forza organizzativa non indifferente.

Dal luglio, per la durata di 2 anni l’azienda si impegna a non aprire procedure di licenziamento collettivo. Quindi fino al 30 giugno 2015.

Per i lavoratori di Teleperformance abituati a vivere una vertenza all’anno, anche due all’anno nei casi dal 2010 in poi, vuol dire avere un periodo di stabilità e serenità lavorativa e familiare.»

 

TP ha sempre giustificato gli annunci dei licenziamenti parlando di “carenza di commesse”. Quante e quali sono ad oggi? Qual è la realtà?

 

«Per quanto riguarda i lavoratori stabilizzati ci sono Enel e Eni, e poi Monte dei Paschi di Siena.

Con questo accordo abbiamo garantito i diritti dei lavoratori, non c’è stata la riduzione a 4h che l’azienda aveva posto, e abbiamo anche ottemperato a una necessità aziendale: l’abbassamento del costo del lavoro. Ciò permetterà all’azienda di entrare nuovamente sul mercato e di acquisire commesse facendo cadere di fatto quell’ostacolo per il quale si diceva che non poteva prenderne.

Adesso ci aspettiamo che le commesse vengano prese!»

 

Mentre a Taranto sono salvi i posti di lavoro, a Roma, la chiusura della sede di Via di Priscilla ha lasciato a casa 500 lavoratori. «Il posto di lavoro non è una cosa secondaria. Bisogna essere ben coscienti del contesto in cui ci troviamo» – sottolinea Lumino, ricordando che molte lavoratrici della sede tarantina di Teleperformance sono mogli di lavoratori dell’Ilva, altra realtà aziendale che preoccupa i cittadini di Taranto.

«A Taranto abbiamo lottato per la tutela dei diritti e il mantenimento dei livelli occupazionali. I lavoratori perderanno 50euro netti sullo stipendio rispetto a quello che succede invece oggi con gli ammortizzatori sociali. Situazione minorativa perché metà della platea aziendale, a causa della cattiva gestione degli ammortizzatori arrivava a prendere qualche centinaia di euro; oggi tutti i lavoratori, senza alcuna distinzione perderanno una cifra di molto inferiore. Dal punto di vista economico è vantaggioso. Inoltre i lavoratori manterranno il loro monte ore settimanale, ma cambierà la loro distribuzione: verremo pagati in base al nostro monte ore, distribuite in maniera diversa a seconda dei cali e dei picchi di chiamate. Però l’importante è garantire equità a tutti i lavoratori, che ora c’è, per contratto.»

Le battaglie contro la riduzione del monte ore e le deroghe alle leggi e al contratto sono state lotte che abbiamo appreso, cogliendone gli umori, i timori, le ostinazioni nella difesa dei propri diritti, in tempo reale dalle interazioni sui social networks e via mail dai ragazzi di TP e dallo stesso Andrea Lumino della SLC CGIL. In questa realtà, in questo momento si dimostra che le lotte sindacali ancora hanno un valore, se intraprese seriamente.