Giovedì scorso è accaduto un gravissimo incidente nello stabile in cui abito : una bombola del gas è esplosa, nell’abitazione di un’anziana, causando poi un incendio e una notevole fuga di gas.
Sono stati momenti di terrore e angoscia, dovuto anche al ritardo dei vigili del fuoco.
Non sapevamo se fuggire per le scale inondate di fumo o rimanere in casa e aspettare che la tragedia si consumasse fino alla fine.
In quei momenti vedi la vita scorrerti davanti agli occhi come un film, il terrore ti immobilizza e non riesce a farti ragionare su come agire, su quale sia la scelta migliore per salvarsi, tentando di trovare il coraggio e la forza negli occhi degli altri coinquilini con il quale fino al giorno prima non avevi mai scambiato una parola.
Vi starete chiedendo perché vi racconto questo, semplicemente perché nonostante si fosse sfiorata la tragedia – le persone che rischiavano la vita erano almeno una ventina- e i danni siano stati ingenti ,quasi nessuno che si occupa di informazione della provincia ha fatto minimamente accenno alla questione.
Sono mesi ormai che la cronaca tarantina è sparita per lasciare un vuoto incolmabile e un bollettino maniacalmente dettagliato sulla questione Ilva.
Accendendo il tg più autorevole della provincia noi tarantini non abbiamo quasi più accesso alla “nostra” informazione ma ci viene descritto solo ciò che riguarda lo stabilimento.
Raramente quando si fa accenno ad altro sono questioni che riguardano la politica e i vari cerca voto.
I tarantini stessi sono come paralizzati, non hanno più curiosità, non vogliono più sapere cosa accade nella loro città, si sono solo create due grandi fazioni : i lavoratori dell’Ilva impauriti e preoccupati per il proprio futuro e quelli che ne chiedono la chiusura immediata, molti di questi appassionati dell’ultimo minuto della vicenda.
Fino a qualche anno fa parlare di Ilva a Taranto era come parlare di un fantasma, facevamo accenno ai fumi e allo sgradevole odore, ma niente di più, nulla di approfondito su cosa stesse creando sulla salute degli abitanti e di cosa fosse in realtà quella zona grande il doppio della città che pian piano come una iena, spolpava lavoratori in cambio di disoccupazione e malattie.
Se qualcuno ne parlava in modo consapevole tentando di svegliare i vari “addormentati nel bosco” veniva tacciato di essere un matto, un “pesantone” o un comunista.
Il gesto più rivoluzionario e che gettò una secchiata di acqua ghiacciata sul volto di chi ronfava furono i timbri lasciati come una caccia al tesoro da qualcuno
Quasi nessuno li apprezzò accusando gli autori di aver sporcato Taranto (la città più inquinata d’Europa) se non fosse una tragedia ci sarebbe da ridere.
Ricordo ancora quando, più o meno cinuque anni fa, una canzone di Caparezza che trattava in modo ampio e brillante la tragica situazione tarantina, venne criticata quasi da tutti.
Il livello di consapevolezza tarantina non si era ancora alzato, dormicchiava sotto una coperta di fumi, presa tra pettegolezzi e qualche griffe da mostrare al sabato pomeriggio nella consueta vasca per il centro cittadino.
L’artista venne tacciato da tutti –in particolar modo da alcuni politici- di rinnegare le sue origini, di raccontare menzogne per lucrare e fare successo, lui stesso nel testo, per gioco, si autoaccusò di villipendio al turismo di massa, consapevole del fervente campanilismo pugliese.
Ora quella “fierezza campanilista” è scomparsa per dare spazio alla lotta tra poveri, dalla padella alla brace.
Questo anche a causa di una mancata informazione consapevole e trasparente che aiuti, soprattutto chi non ha molti mezzi a disposizione, a sapere cosa accade.
Da un’informazione che non trattava l’argomento a un’informazione che tratta esclusivamente quell’argomento.
L’informazione tarantina è sterile e monotematica, si offre ai cittadini solo ciò che vogliono ascoltare o meglio i cittadini si sono fatti addomesticare dalla disinformazione, chiedono solo ciò che essa racconta, non si fanno domande, non si arrabbiano.
Sembra di essere ripiombati nel ventennio fascista -dove tutto venne azzerato per innalzare il Duce e le sue gesta- mai inchieste, pochissima cronaca, mai iniziative su scuole, ospedali, enti, università e come se stessimo in apnea, come se non ci fosse più una vita, siamo anche diventati tutti ipocondriaci a causa dell’abuso di informazione terroristica e “di pancia”.
E’ giusto e doveroso divulgare le varie vicende dello stabilimento Ilva ma non è la quantità l’elemeno giusto affinchè si alzi la consapevolezza, Carmelo Bene diceva : “L’abuso d’informazione dilata l’ignoranza con l’illusione di azzerarla”.
Ed è esattamente quello che è successo a Taranto. Ci saranno altre decine di Ilva se non decidiamo finalmente di leggere e ragionare e fare una buona informazione perchè senza di essa siamo doppiamente vulnerabili al cospetto dei detentori di potere, pronti come sempre a sferrare l’ultimo colpo e annientarci per allargare solo e unicamente i propri sporchi interessi.