Cercare la sintesi, non è roba facile. Mica tutti ci riescono, io non ce la faccio. Volevo scrivere questo articolo di fretta, senza pensarci, ma torno indietro sempre a rileggere quello che scrivo. Come dite? “Ma tu scrivi sempre di fretta, i tuoi articoli sono sempre un po’ buttati lì”. Ehi chi vi da’ il diritto di parlarmi così? Mica sono il vostro Charlie Brown!
Ecco lo vedete, dove va a finire la sintesi? Di sicuro non va su questa paginetta di Open Office.
Insomma facciamola breve, ecco, perché questi sono tempi di poche parole e questo sarà un articolo volutamente minimale.
Minimale? Sì perché parliamo degli Altro.
Gli Altro sono di Pesaro (città di cui prima o poi vi parlerò) e incarnano perfettamente il nome della loro band. In un’altra vita sono un illustratore e fumettista, un fisico e un programmatore, sembra quasi una barzelletta. Non hanno mai cercato pubblicità, fanno pochi concerti e rilasciano poche interviste; l’essenziale.
Hanno quindi un piccolo giro di fan, ma devoti, io ne faccio parte.
Hanno all’attivo tre album, tutti chiamati con una singola parola: Candore, del 2001, Prodotto del 2004, e Aspetto del 2007. La band però aggiunge sempre al titolo del disco il proprio nome, giocando con i significati sottraendo alla comprensione più immediata ma lasciando un mare vastissimo a quella più profonda.
Succede così con le canzoni degli Altro, se mettete insieme i loro tre album a malapena riuscite a raggiungere un’ora di musica. I loro testi sono scarni, spesso di un verso solo. Ma con gli Altro funziona così, non lavorano sulla chiarezza, a loro interessa di più fotografare l’attimo, magari un attimo che staccato da altri attimi può risultare incomprensibile, ma che è unico; come succedete ad esempio con Passato dall’album Altro Aspetto e coi suoi due fulminati versi: “Ho fatto i conti col mio passato/ho preso un libro sui Templari”. Cosa significano? Che vogliono dire? Ha importanza saperlo? Ce ne sono molte di canzoni così nei loro dischi, pure essendo incomprensibili hanno una loro sostanza. Capitano poi invece altre canzoni dove pochi versi riescono a raccontare un mondo intero di storie e emozioni; chi ascoltando il ritornello “Io credevo che noi fossimo uno, soltanto uno” da Pitagora, contenuta nell’album Altro Candore, non ritorna col pensiero a tutte le occasioni in cui ha pensato una cosa del genere e non serve allora stare lì a chiedersi cosa vogliono dire quelle parole, lo sai già.
Voce e chitarra della band è Alessandro Barronciani illustratore e fumettista, nei suoi lavori è possibile ritrovare tutto il mondo che è presente nella musica degli Altro, questo è il suo blog http://alessandrobaronciani.blogspot.it/ .
E la musica? Beh, sicuramente rientrano in quel magico mondo che i critici chiamano “Post Punk” fatto di chitarre che vanno diritte al punto, batterie precise e bassi martellanti; nel corso degli anni hanno perfezionato il loro stile passando dalla ruvidezza di Candore, al suono spoglio di Prodotto, fino ad Aspetto sicuramente il disco più maturo.
Vi segnalo anche che stanno uscendo, senza una precisa scadenza, quattro ep dedicati alle quattro stagioni. Fino ad ora ne sono usciti tre: “Autunno“, uscito in primavera, “Estate” uscito in pieno inverno e “Primavera“, uscito quest’estate. Loro dichiarano che questo sfasamento non sia voluto, io lo trovo bellissimo.
Vi consiglio anche l’omaggio fatto dalla Barberia (anche di loro prima o poi vi dovrò parlare) che ha chiesto ad alcuni artisti della scena indipendente italiana di reinterpretare le canzoni del loro primo album Candore pubblicando poi il tutto su musicassetta (!), ne è venuto fuori un lavoro interessante dal titolo divertente: “Facciamo Altro” ecco il link per chi ne volesse sapere di più: http://barberia.wordpress.com/2012/07/15/altro-candore-aa-vv-facciamo-altro/
Come avevo detto all’inizio il mio feeling con l’idea di sintesi non è buono. Tutto questo ammasso di parole poteva essere riassunto in un’unica frase: gli Altro sono bravi, ascoltateli”
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:
Toro Y Moi, Anything in Return, 2013