Riflessioni di un operaio #2

di Morris Franchini

Significato della parola “ricatto”: “ogni estorsione di denaro o di altro profitto illecito, compiuta con minacce che costituiscano coazione morale”¹. Ecco la parola che mi viene in mente per riassumere tutta la situazione ILVA da vent’anni a questa parte, specialmente dal 26 di luglio dell’anno scorso. Ma andiamo con ordine. Gli avvenimenti di questi giorni sono stati provocati, fino alla loro esplosione, dalla comunicazione, fatta all’inizio del 2013, da parte dell’ILVA di non avere la possibilità di erogare le retribuzioni del mese di dicembre, causa mancanza liquidità. Con un abile gioco di prestigio mediatico, vi è stato prima l’allarme e poi la rassicurazione da parte del Presidente in pectore che “con grandissimo sacrificio” l’azienda avrebbe onorato gli impegni ma – attenzione – il futuro rimane incerto, i prodotti sotto sequestro devono tornare nelle mani della Proprietà. Come ben sapete la Procura e il Tribunale del Riesame hanno respinto al mittente la richiesta di dissequestro ponendo formalmente i dubbi sull’effettiva costituzionalità del cosiddetto “Decreto-salvaILVA” e di tutti i suoi emendamenti. E così è scoppiata la bomba. Nella fabbrica anche la più piccola voce messa in giro assume le dimensioni di una notizia mastodontica. Si è parlato che i Riva hanno lasciato Taranto, che siamo tutti licenziati, che gli stipendi non arriveranno…insomma un’ondata di notizie vere e false che non hanno fatto altro che mettere terrore nei lavoratori. Poi c’è da dire la vergognosa e ridicola insieme – secondo me – presa di posizione dell’azienda che ha sbarrato gli ingressi, chiudendosi in un vero e proprio fortino oltre che nel silenzio di fronte ai propri lavoratori che non possono più vivere nell’incertezza del loro futuro, tenuti costantemente sotto il ricatto della probabile mancanza di retribuzione. E così si continua ad usare gli operai come arma contro la Legge e la Magistratura, si permette di insidiare tra noi il dèmone della divisione. La decisione scaturita dall’incontro Governo-CGIL-CISL-UIL-Istituzioni locali tenutosi nella giornata del 18 gennaio, è quella con cui si consente all’azienda di operare grazie al “Decreto-salvaIlva” e di commercializzare il prodotto finito posto sotto sequestro giudiziario. Ora staremo a vedere…si preannuncia un’altra settimana pesante…da una parte il Governo che tenterà di risolvere la situazione con un nuovo decreto che “porterebbe in un vicolo cieco” secondo il Governatore Nichi Vendola il quale suggerisce invece “un lodo” chiedendo all’azienda di presentare “subito istanza di dissequestro dei materiali finiti vincolando i ricavi della vendita al pagamento delle retribuzioni e all’avvio degli interventi di ambientalizzazione”. “Questa soluzione – conclude Vendola – consentirebbe di gestire nel processo penale il conflitto che sta soffocando l’industria siderurgica italiana e Taranto”. Sì, perché si deve garantire VERAMENTE il rispetto della salute pubblica, del diritto al lavoro e questo lo deve garantire – costituzionalmente – lo Stato. Il 22 gennaio il Presidente dell’ILVA Dott. Ferrante sarà a Taranto per incontrare le Organizzazioni Sindacali e discutere delle prospettive future dello stabilimento e del Piano Industriale. Inoltre il 23 gennaio sarà a Taranto il Ministro dell’Ambiente Clini, presso la Prefettura di Taranto, per un incontro che verterà sulla verifica dell’esecuzione delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale e per gli interventi urgenti di risanamento ambientale, che vedrà coinvolti, oltre alle Organizzazioni Sindacali e le Autorità Locali, anche il Garante Dott. Esposito e il Commissario per le bonifiche Ing. Pini nominati dal Consiglio dei Ministri. Ma un dubbio mi ossessiona: se la famiglia Riva non ha più i soldi per pagare gli stipendi come sostiene, può diventare ovvio che non potrebbe mai attenersi allo stesso decreto e, soprattutto, alla messa in sicurezza della fabbrica, alle opere di bonifica e all’ambientalizzazione? L’azienda, come ho affermato prima, da una parte rassicura e dall’altra ricorre al più subdolo ricatto: dall’incontro del 17 gennaio, tra FIM-FIOM-UILM ed il Direttore dello Stabilimento Ing. Buffo (il quale ha illustrato l’attuale situazione in fabbrica che, al netto dell’attuale andamento produttivo pari a 17.000 tonnellate giornaliere di acciaio), è venuta fuori la notizia confortante che si potrebbe vedere la ripartenza graduale di alcuni impianti, a partire dai primi di febbraio, come il Tubificio ERW ed in seguito di altri impianti come gli altri Tubifici e parte del LAF. Poi, il “dirupo”: il giorno dopo dell’ottimista vertice di Roma la Presidenza ILVA ha affermato che il Gruppo Riva avrebbe garantito i propri impegni “a cominciare dal pagamento degli stipendi” solo “con la completa applicazione della legge anche da parte della Magistratura e il conseguente sblocco dei lavorati e semilavorati ancora sotto sequestro”. E mentre il Sindaco della città di Taranto, Ippazio Stefàno ha indetto il referendum sull’ILVA per il 14 di aprile del figliuolo latitante di Riva non se ne sente più parlare… . Staremo a vedere ed agiremo con la convinzione che i lavoratori, come hanno dimostrato in questi giorni, possono e devono scrivere una bella pagina di storia per salvare la popolazione, i bambini, le donne e gli uomini, la nostra terra dal tremendo disastro provocato dall’arroganza e dall’indifferenza.

Significato della parola “diritto”: “ciò che l’individuo pensa che gli spetti o crede di potere rivendicare in base a esigenze naturali o alla cultura e alle consuetudini della comunità in cui vive”². Significato della parola “dignità”: “importanza che viene a una cosa dal significato spirituale, culturale, sociale che l’uomo le annette, e che la rende degna di rispetto”³.

1 Devoto-Oli 2012 – Vocabolario della lingua italiana – ed. Le Monnier

2 il Sabatini Coletti – Dizionario della Lingua Italiana

3 il Sabatini Coletti – Dizionario della Lingua Italiana

4 Comments

  1. Pietro Gennaio 21, 2013 12:35 pm 

    No, mi spiace, non avrei mai creduto di scrivere in difesa dell’azienda, ma non è così come viene scritto.
    Attualmente la legge è da una parte e la Magistratura dall’altra; per cui se gli operai vengono usati (ed è così, come è sempre stato anche da aprte dei sindacati stessi) contro la legge sono per la Magistratura, o viceversa. Perchè la legge, fatta ad-hoc, ingiusta, improvvisata, ecc… su questo ne potremmo discutere all’infinito, ma intanto adesso è così, garantisce produzione e movimentazione dei prodotti, mentre la Magistratura si oppone. E sinceramente mi pare sia un bel buco legislativo tutto italiano, non si capisce come e perchè un giudice debba avere il potere di opporsi ad una legge, il potere esecutivo e quello giudiziario non dovrebbero essere separati? Assistiamo alla grande coerenza della Magistratura, quella che, a riguardo del terremoto dell’Aquila, condanna Giuliani per procurato allarme e poi condanna la commissione che lo ha cacciato perchè non ha dato l’allarme; così a Taranto, prima, senza la minima preoccupazione per i posti di lavoro e il ricatto occupazionale offerto su un piatto d’argento al padrone, dice che sequestrare gli impianti e fermare la produzione è solo applicare la legge, poi quando la legge cambia, improvvisamente si accorge che si può anche non far applicare.
    Tra l’altro si guardano sempre le cose da una sola prospettiva. Sarà pur vero che il decreto è salva-ILVA, ma dall’altra parte non ci si domanda mai il perchè l’ILVA sia sotto assedio giudiziario, quando intorno ad essa ci sono ENI, Cementir, Basel, Versalis, Porto Marittimo, Arsenale Militare, ecc… che nel frattempo si fanno beffe di qualsiasi disposizione ambientale; quando si parla di “connivenza delle istituzioni”, perdurata per più di 50 anni e quindi anche prima dei Riva e quando era tutto statale, si estromette sempre da queste isituzioni la Magistratura. Eppure la Procura di Taranto esiste da prima degli anni ’60 io credo; e fino ad ora dov’erano? E per tutte le altre aziende che inquinano lì nel polo industriale, dove sono?
    Comunque qui era giunta notizia che i tornelli sono stati sbarrati a causa di un gruppo di (pseudo)ambientalisti che volevano fare irruzione nello stabilimento, mentre gli operai sono stati “dirottati” su un’altra portineria, fatti entrare e poi sono usciti autonomamente – si fa per dire, invece che il giunzaglio del padrone c’era quello dell fim (quindi uguale) – in sciopero.
    E’ chiaro che in questa battaglia, che certo non finirà in pochi giorni, gli operai sono strumentalizzati – ripeto: come sempre e i primi strumentalizzatori sono i sindacati – ma in questo momento e per questo particolare frangente è la Magistratura che si pone contro i lavoratori – e non certo per la salute dei cittadini, illuso è chi lo pensa. Avessero avuto a cuore la salute dei cittadini, si sarebbero mossi nel ’74; o forse anche prima, avrebbero impedito di far costruire uan fabbrica lì, invece di regolamentare espropri al fine di costruirla. Ah, già, ma loro applicano solo legge… quella che vogliono, quando vogliono e con chi vogliono, ovviamente.

  2. Giancarlo Gennaio 22, 2013 3:21 pm 

    Pietro, di cui sopra, esprime una tesi comune ad altre persone e di cui occorre tenere conto. La magistratura ha agito, a mio avviso, nel segno de: “La legge è uguale per tutti” e dei diritti e doveri costituzionali sanciti dalla Carta. Poteva farlo prima? No, per la semplice ragione che il risultato oggettivo dei danni umani dell’inquinamento (indagine scentifica epidemiologica non di parte, pubblica)) non è stato sacito prima. Non intervenire avrebbe leso l’autonomia di uno dei poteri dello Stato, la magistratura, appunto. Stia tranquillo Pietro, se si fosse trattato di una piccola azienda nessuno in loco ed altrove avrebbe contestato il sequestro del “corpo del reato”. Il “logo Vendola”, a tal proposito, è un formidabile assis all’azienda….che approva (non a caso). Vorrei ricordare che l’impegno dell procura di Taranto sulla questione ambientale dura da trenta anni e che solo essa e non chi era deputato ad intervenire, sindacati e partiti, chiuse l’infame palazzina LAF dove erano segregati da tempo una settantina di dipendenti Ilva rei solo di esigere rispetto e tutela della dignità violati dalla proprietà Ilva. Oggi il livello dello scontro è sulla applicazione della Carta. Il futuro non è solo dei lavoratori di questa città ma di tutta la nazione. La magistratura opera prima di tutto per loro!

    • Pietro Gennaio 22, 2013 8:05 pm 

      Non sono certo qui a negare che vi siano ampie connivenze politiche; nè che gli interessi manifestati abbiano fini tutt’altro che “etici” e siano determinati dalla massa (di persone ma soprattutto di denari) interessati dalla cosa.
      Tutti parlano della palazzina LAF di Taranto ma nessuno di via Corsica di Genova, ove la magistratura non è minimamente intervenuta. Quetsa è la legge uguale per tutti.
      Sulla questione degli studi ambientali, pubblici, è possibile chiaramente leggere che i risultati epidemiologici si riferiscono – e altrimenti non potrebbero – all’intero polo industriale. Non mi srisulta che la diossina ce l’abbia scritto sulla schiena che arriva dalla sola ILVA, con una raffineria a pochi metri di distanza.
      A me continua a sembrare che ci sia una nettissima parzialità da parte della magistratura. A proposito, ecco (uno dei tanti esempi) come questa opera per i lavoratori: http://www.contropiano.org/it/sicurezza-lavoro/item/13917-goodyear-condanne-lievi-e-assoluzioni-per-i-fabbricanti-di-morte

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