Nel 1975 una sentenza della Corte Costituzionale stabiliva finalmente la «differenza» tra un embrione e un essere umano e sanciva la prevalenza della salute della madre rispetto alla vita del nascituro.
Il 22 maggio 1978 veniva approvata la “storica” legge 194, con la quale si riconosceva il diritto della donna ad interrompere, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata. In essa venivano stabilite politiche di prevenzione da attuarsi presso i consultori familiari: purtroppo, era anche ammessa la possibilità di non operare per il medico che avesse sollevato obiezione di coscienza.
Se prima gli aborti clandestini venivano praticati con tossici frullati di prezzemolo o ci si rivolgeva alle cosiddette “mammane” che senza scrupoli, e spesso con carenza di mezzi e igiene necessari, causavano malattie quali setticemie e troppo spesso la morte della malcapitata, oggi, la situazione, non è molto differente.
Sono trascorsi 35 anni dall’entrata in vigore della 194, eppure nulla è cambiato. Basta guardare i dati del ministero della salute, nell’ultima relazione dell’anno 2008, su dati 2005, risulta che gli aborti clandestini siano pari a 15.000, la maggior parte dei quali si riferivano all’Italia meridionale. Tale dato riguarda solo le donne italiane, perché se aggiungessimo le donne straniere, ovvero la fascia socialmente ed economicamente più labile, la cifra crescerebbe vertiginosamente.
In questi anni gli attacchi sferrati alla 194 sono stati numerosissimi : nelle strutture pubbliche la maggior parte dei medici è obiettore infatti negli ultimi 5 anni il numero di ginecologi obiettori è cresciuto dal 58.7% al 69.3% nel quinquennio 2005-2010; stessa cosa per gli anestesisti (dal 45.7% al 50.8%) e personale non medico (dal 38.6% al 44.7%); al sud i medici obiettori raggiungono punte del 80-85% mentre il Centro-Italia è sfornito di presidi che somministrano la pillola RU486
Non solo: i pro-life, accompagnati da ferventi cattolici, maschilisti, nostalgici fascisti dell’ultimo minuto e medici obiettori, organizzano preghiere lunghe intere giornate, banchetti e petizioni per il riconoscimento dei diritti dei non-nati, cimiteri per embrioni con l’obbligo di seppellirli, senza ovviamente consultare la diretta interessata.
Per non parlare della disinformazione che viene trasmessa sul web: mostriciattoli creati al pc spacciati per bambini –o meglio feti– devastati dal presunto aborto. Tutto ciò trova terreno fertile in un paese che risente fortemente della mancanza di un’educazione sessuale che educhi i giovani alla consapevolezza della sessualità, del proprio corpo e all’uso dei contraccettivi.
Ma non è solo l’aborto a subire forti attacchi: anche la contraccezione, infatti, ne risente. Basta guardare l’odissea di questa ragazza proprio nella nostra amata regione , alla ricerca di un medico che le prescriva la pillola del giorno dopo.Viene spedita in giro da un consultorio all’altro: al primo la mandano dall’altra parte della città, al secondo si rifiutano di prescriverle la pillola perché il medico è obiettore.
Da un sentenza del Tar Puglia del 2010 si apprende che tutti i medici sono obbligati a prescrivere la pillola del giorno dopo e a rilasciare documenti per l’Ivg.
Ricordiamo quindi a gran voce che la pillola del giorno dopo non è un metodo abortivo ma è un contraccettivo, quindi come si può essere obiettori per un contraccettivo? A questo punto non ci resta che pensare che tra un po’ gli obiettori e i pro-life bandiranno anche i preservativi e la pillola anticoncezionale.
Come è possibile che i consultori, luoghi nati soprattutto per garantire consulti e ausilio per contraccezione e gravidanze indesiderate, siano presidiati da medici obiettori di coscienza?
Inoltre: perché scegliere di fare il medico se poi ci si rifiuta di aiutare una donna in difficoltà?
In Puglia sono presenti 163 consultori che rilasciano il 13% delle prescrizioni per interruzioni volontarie rispetto 40% della media nazionale. Come se non bastasse, una volta ottenuta la ricetta, è un’impresa titanica acquistarla in farmacia, tra farmacie sprovviste e farmacisti obiettori.
Quasi l’80% dei medici pugliesi nei reparti di ginecologia ed ostetricia è obiettore di coscienza, ma questa diffusione non è da attribuire assolutamente alla coscienza in quanto dietro questi numeri c’è un giro di affari da far girare la testa.
Nella Asl Bari, nel 2011, sono state effettuate 3676 interruzioni di gravidanza. Di queste, il 72% –ben 2606– sono state effettuate in cliniche private. Il Policlinico, con tre reparti di ginecologia, in un anno, ne ha effettuate appena 272. La tariffa di un drg per interruzione di gravidanza si aggira tra le 1100 e le 1400 euro. Moltiplicando queste cifre per il numero degli interventi praticati nel 2011 nel sistema privato, si può calcolare quanto vale il mercato delle Ivg in Puglia: il sistema privato convenzionato barese ha ottenuto nel 2011 dalla Asl rimborsi che variano tra i 2 milioni e 800mila euro e i 3 milioni e 600mila euro.
Terrorismo, disinformazione, privazione dei nostri diritti e speculazione sulla nostra salute.
Quando vi rivolgete ad un consultorio o al pronto soccorso per farvi prescrivere la pillola del giorno dopo, non lasciatevi intimorire. Esponete chiaramente il concetto: la pillola del giorno dopo non è un metodo abortivo (ma contraccettivo) ed è un vostro diritto averne la ricetta!
Non permettiamo agli obiettori di speculare sulla nostra salute, sulla nostra vita e sulle nostre scelte.
Io obietto gli obiettori, e ci metto la pancia!
Io obietto gli obiettori e tutto il sistema politico/sanitario che permette tutto questo illegale affare economico. Fuori dalle strutture pubbliche gli obiettori, dal primario al barellista, è l’unica strada percorribile.
Bello e opportuno articolo, non si può consentire ancora e ancora e ancora, che un diritto sancito sia fraudevolmente negato