di Mara Pavone
In Italia succede sempre così, quando si deve prendere una decisione che inciderà negativamente sulla popolazione lo si fa in fretta e furia, e soprattutto senza dare diffusione della notizia.
Nei giorni scorsi il Ministro Profumo ha redatto uno dei decreti attuativi della Riforma Gelmini, quello sui LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), che inciderà direttamente sui requisiti richiesti per accedere al bando di borse di studio ADISU, e sulla modalità di ripartizione dei fondi destinati al diritto allo studio.
Una norma del genere va sicuramente discussa e analizzata nei minimi dettagli, il Ministro invece pare sia intenzionato a farla approvare prima della fine della legislatura. Il decreto era stato portato alla conferenza stato-regioni del 7 febbraio, ma in seguito alle proteste degli studenti e al disappunto delle regioni la discussione è stata rimandata al 21 febbraio. Insomma il pericolo è ancora in agguato, perché se il 21 il decreto fosse approvato, significherebbe avere un drastico calo di erogazione delle borse di studio – specialmente al sud – e questo per svariati motivi.
Una delle prime misure che balzano all’occhio è l’imposizione di un limite di età per l’accesso al bando, chi si immatricola dopo i 25 anni ad un corso di laurea triennale ed a 32 anni ad un corso di laurea specialistica, non avrà diritto a percepire la borsa di studio al primo anno.
Insomma poco importa se si è “capaci e meritevoli” (art. 34 della Costituzione, il Ministro Profumo dovrebbe rileggerlo), oltrepassata quella soglia di età non si viene considerati idonei ad avere la borsa di studio. Questa è una palese discriminazione nei confronti di chi, avendo difficoltà economiche, deve cominciare subito a lavorare dopo il diploma e quindi non ha la possibilità di proseguire gli studi appena finita la scuola.
Uno degli aspetti più preoccupanti è il limite ISEE per l’accesso al bando, inizialmente era fissato in: 14300 al sud, 17150 per gli atenei del centro, 20000 al nord.
Nella seconda bozza del decreto (che verrà discussa il 21) la differenziazione dell’ ISEE viene eliminata, ma non viene fissato un limite identico per ogni regione; ogni regione potrà decidere di imporre un ISEE che va da un minimo di 15512.50 ad un massimo di 20987.50.
Anche se, rispetto alla prima bozza, apparentemente le differenziazioni tra nord e sud spariscono, il pericolo di un esodo di studenti verso il nord rimane. Nelle regioni del sud infatti le richieste di borse di studio sono maggiori e queste hanno più difficoltà nell’erogare le borse di studio a tutti gli idonei, dunque è immaginabile che il limite ISEE venga mantenuto più vicino ai 15000.
Al nord le richieste sono minori, quindi è più facile che le regioni del nord fissino il limite ISEE più vicino ai 20000 non avendo problemi ad erogare le borse di studio a tutti i richiedenti. Quindi si potrebbe presentare la situazione in cui uno studente con un ISEE sui 18000 non è idoneo a ricevere la borsa di studio in un Ateneo del sud, ma se si trasferisse in un Ateneo del nord potrebbe vincerla.
A questo si aggiunge il fatto che vengono inaspriti i criteri di merito per accedere al bando. Ad esempio per presentare domanda di borsa di studio al secondo anno di un corso di laurea triennale sono richiesti 35 CFU (in Puglia ora sono 25), per il terzo anno 90 CFU (ora 80).
Per i corsi di laurea specialistica/magistrale i CFU richiesti per presentare domanda al secondo anno sono 40 (In Puglia ora sono 30), 95 per l’ultimo semestre (ora 80).
Inoltre nel decreto non si accenna ai “punti bonus”, quelli che fino ad oggi potevano essere richiesti dagli studenti che non riuscivano a raggiungere i CFU necessari per accedere al bando.
E’ ovvio che dei criteri di merito devono esserci, d’altronde l’art. 34 della Costituzione afferma che lo Stato deve aiutare i “capaci e meritevoli”, però in questo decreto c’è un innalzamento sproporzionato dei criteri di merito; in alcuni corsi di laurea c’è una particolare disposizione degli esami e degli appelli che renderebbe difficile per uno studente raggiungere i CFU necessari per fare domanda di borsa di studio.
Viene modificata anche la classificazione tra studente “in sede”, “pendolare” o “fuori sede”. Nello specifico viene considerato “fuori sede” lo studente “residente in un luogo distante dalla sede del corso frequentato e raggiungibile in più di 75 minuti con mezzi di trasporto pubblico”. Allo stato attuale in Puglia lo studente fuori sede è quello che impiega 65 minuti per raggiungere la sede universitaria. Aumentando in questo modo il tempo di percorrenza diminuiscono gli studenti fuori sede (che diventano quindi “pendolari”); dunque chi fino ad oggi è considerato fuori sede con l’approvazione del decreto potrebbe ricevere una borsa di studio minore e non avrebbe più diritto all’alloggio nelle residenze universitarie.
Calano anche gli importi delle borse di studio. Ad esempio in Puglia uno studente in sede con un ISEE di “fascia A” percepisce 1849,00€ mentre per gli ISEE di “fascia B” 1210,00€. Con i LEP previsti dal decreto chi è in “fascia A” percepirebbe 1500€, chi è in “fascia B” 800€.
Riguardo invece il riparto dei fondi per il diritto allo studio, nel decreto è esplicitamente scritto che le borse di studio vengono coperte in prima istanza con i fondi derivanti dal pagamento della tassa regionale, e solo se questi non bastano intervengono i fondi statali. Quindi in sostanza, ipotizzando che tutte le borse di studio di una regione vengano coperte con il gettito derivante dalla tassa regionale, lo Stato non ci metterebbe un euro, le borse di studio verrebbero pagate dagli studenti stessi.
Il Ministro Profumo ha dichiarato che le accuse mosse dagli studenti che in questi giorni hanno invaso piazze ed occupato residenze universitarie sono infondate, a suo dire si tratta di una “cattiva interpretazione” del decreto e addirittura le borse di studio aumenteranno del 20%. E’ evidente che queste dichiarazioni vengono fatte solo con l’intento di calmare gli animi, inasprendo i criteri di reddito e di merito le borse di studio possono solo diminuire.
Nel frattempo la mobilitazione non si ferma, l’obiettivo è fare in modo che il 21 febbraio quel decreto non venga approvato.