Ma cos’è questa crisi?

di Cosimo Spada

ANTEFATTO

Domenica scorsa avevo deciso che il pezzo di questa settimana sarebbe stato su SanRemo. Ma man mano che lo vedevo mi annoiavo sempre di più(tranne quando cantava Maria Nazionale, ma quella è un’altra storia); quando poi ho abbassato tutto il volume per ascoltare altro, alzandolo solo per ascoltare alcuni artisti (Elio, Gazzé, Silvestri, Almamegretta), ho capito che potevo anche lasciare perdere questo pezzo. Poi venerdì mattina mentre ero in autobus ho avuto un’illuminazione. Ecco il risultato di quella illuminazione.

Qualche anno fa vidi un intervista, realizzata nei primi anni settanta, probabilmente per TV7, in cui un Bruno Vespa, non ancora salottiero, intervistava Franco Zeffirelli in giro per le strade di Roma in carrozza. L’intervista era realizzata nel pieno dell’Austerity, che il governo di allora proclamò in seguito alla crisi del petrolio. Zeffirelli rifletteva che la crisi economica in quel frangente gli aveva comunque regalato una Roma senza auto e caos. Insomma: non tutti i mali vengono per nuocere.

Anche io ho pensato la stessa cosa diverse settimane fa, anche se in maniera più triviale rispetto a Zeffirelli, quando ho deciso di lasciare la macchina, per il caro benzina, e tornare a prendere l’autobus.

L’aria frizzante del mattino, la città che si risveglia il profumo del pane appena sfornato; che armonia! Ma tutto questo era rovinato dagli anziani chiacchieroni sugli autobus.

Questa lobby  che dall’invenzione della ruota tedia gli altri viaggiatori con inutili chiacchiere sui loro malanni, sulla pensione che non basta mai, su quanto si stava meglio prima (ma prima quando? Se quando erano giovani gli anziani di allora dicevano che si stava meglio “prima” e via così in una spirale di follia storica) e soprattutto il non plus ultra di tutte le “stolkerate” da autobus: gli acciacchi.

Era una lotta quotidiana che affrontavo con scarsi risultati. Ma poi il Maestro Zeffirelli è ritornato alla mia mente con quella sua riflessione sulla crisi. Come cantava Rodolfo De Angelis “Ma cos’è questa crisi?”. Una soluzione c’era!

Da apprendista misantropo di belle speranze quale sono ho riscoperto il lettore mp3. Da quel momento non c’è stato più malanno, nipotino o riforma pensionistica che mi abbia tediato il viaggio; negli ultimi mesi poi ho aggiunto anche la lettura del libro durante il viaggio che devo dire ha contribuito a creare un bozzolo niente male. Come dite? Che ne pensa il mio analista? Beh….. Diciamo che non è contento e vorrebbe che io rompessi questo bozzolo, scoprirò nelle prossime sedute cosa voglia dire.

Ma torniamo a noi. Senza fare molto caso a cosa mettevo dentro ho riempito il mio lettore di tutta la roba che ci poteva stare, compresa molta musica che avevo ascoltato poco o niente. È stata un’ottima scelta che mi ha portato a (ri)scoprire alcune cose a cui non avevo dato la giusta importanza.

Ad esempio ho riscoperto gli Amor Fou e il loro disco “100 Giorni da Oggi” uscito nel 2012.

se lo avessi ascoltato bene l’anno scorso probabilmente lo avrei inserito tra i miei 10 album preferiti dell’anno.

Gli Amor Fou sono una band italiana molto influenzata dalla musica cantautorale italiana, e con un immaginario decadente che li avvicina ai Baustelle. Tra l’altro il paragone non è mai stato negato dal leader della  band Alessandro Raina; ci sono però delle sostanziali differenze nello stile di scrittura dei brani: se i Baustelle sono fortemente intrisi di quell’estetica decadente e fortemente pervasi da riferimenti culturali alti, gli Amor Fou invece tendono ad una visione anch’essa romantica ma molto più realistica, non ricorrendo mai alla citazione ma cercando parole semplici ma efficaci per raccontare, soprattutto, dei personaggi piuttosto che delle storie. In questo senso il loro capolavoro è sicuramente i Moralisti, ascoltatevi per esempio “De Pedis” o “Cocaina di Domenica”, e vi farete un’idea.

Personalmente però durante i viaggi in autobus ho imparato ad apprezzare molto di più “100 Giorni da Oggi”. Quest’album rappresenta, secondo me, il tentativo (secondo me riuscito) di abbandonare quell’immaginario decadente e provare a raccontare in maniera più moderna la realtà intorno a loro.

Innanzi tutto attraverso la musica; affianco degli strumenti analogici si inseriscono inserti elettronici, e si abbandonano quelle atmosfere dimesse e datate di certo cantautorato per sonorità più rock dagli arrangiamenti più aperti. E poi ci sono i bellissimi testi. Qui la crasi è ancora più evidente. Dove i Baustelle raccontano di estate dell’83, o Mala Scola, Alfredino o Pasolini, gli Amor Fou guardano al presente; come nel bellissimo pezzo Primavera Araba, dove gli eventi del Nord Africa si scontrano con l’ottusità di una “primavera italiana” dove ci si indigna per “due giovani si toccano su un poster dell’Ikea” per poi concludere amaramente che: “Il potere ama e poi guarda crepare un generale libico”. Diretti e senza tanti giri di parole. C’è anche il tentativo di riflessione sulla religione come in “Padre davvero” oppure l’ironia di Gli Zombie nel video di Thriller , che racconta la storia di un tizio che porta il cane a pisciare davanti alla questura e all’università adesca le matricole borghesi con la chetamina.

Purtroppo a dicembre del 2012 gli Amor Fou hanno dichiarato di volersi fermare per un tempo imprecisato, potrebbero non riformarsi più. È un peccato ritrovare una band e poi perderla. Ma le loro canzoni ormai non spariranno più dal mio lettore mp3.

È il caso di dire: Grazie crisi.

P.S.

Maria Nazionale tu mi turbi.

Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:

The Stone Roses, The Stone Roses, 1989

 


2 Comments

  1. giuseppino pittalis Febbraio 18, 2013 4:38 pm 

    anche a me turba la maria nazionale….non ti diro’ mai da quale punto di vista però
    Complimenti

  2. Mimmo Spada Febbraio 18, 2013 7:06 pm 

    sapevo di trovare molti rimasti turbati dalla grande Maria. Grazie per i omplimenti

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