di Luca Frosini
Basta, non c’è la faccio più. Chi scrive infatti deve fare i conti con un hobby segreto, malato, inconfessabile. Una “passione” che mi sta triturando l’anima, un qualcosa che soprattutto in un momento del genere, reduce dalla migliore campagna elettorale della mia/vostra vita, diventa impossibile da trattenere o da nascondere. Ebbene sì, ragazzi (rullo di tamburi), io leggo fumetti (boom, versi di sorpresa, facce alla D’Urso quando si scandalizza come se piovessero).
Vi siete ripresi dalla rivelazione? Scherzi a parte, la lettura della cosiddetta arte sequenziale consente, oltre a sicuro relax importantissimo in giorni come questi, la scoperta di certe chicche da leccarsi i baffi, di perle, diciamo così, protagoniste di quelle storie all’apparenza così assurde da non potere essere che vere. Ed è proprio questo il caso del personaggio già introdotto nel titolo, Kill Killer appunto.
Facciamo un salto di più di dieci anni, andando direttamente al 1999: Roberto Galati, giovane illustratore quasi mio concittadino (è di Erba, ridente borgo in provincia di Como) decide di lanciarsi nel campo delle pubblicazioni seriali, quello dei Tex o Dylan Dog per intenderci, con una serie basata sulle avventure di una sorta di super eroe dai natali russi, un vendicatore a metà strada tra Batman e il giustiziere della notte, deciso a lottare contro “il male e i crimini più infami” come si legge nella pagina a lui intitolata su Wikipedia. Un antieroe in poche parole, e nemmeno tanto originale, vista la presenza nella storia dei comics italiani di numerosi personaggi “malvagi ma non troppo”, dal capostipite Diabolik passando ai meno famosi Satanik o Kriminal, titoli a cui il nostro Galati volutamente si richiama almeno nelle atmosfere e nelle ispirazioni grafiche. La casa editrice che si occupa della distribuzione è il colosso Roberto Galati Editore, il distributore la Roberto Galati Distributore, nomi che come potete vedere non c’entrano per nulla con l’autore, se si esclude l’avere lo stesso nome e la stessa identità.
La particolarità del nostro Kill Killer, scritto rigorosamente staccato, è però un’altra. Nelle sue storie infatti l’autore non esita a lasciarsi andare a considerazioni leggermente scorrette, nel senso brutto del termine, sulla realtà circostante. Infatti il protagonista ha un aspetto vagamente nazistoide, è esplicitamente antisemita, razzista e omofobo. Per dire in un numero della collana ci si spinge inoltre a dare per certo un legame tra pedofilia e omosessualità, mentre spesso i cattivi delle singole storie non sono altro che riproposizioni dei vari clichè negativi sui gay o sugli stranieri, con una certa concentrazione sulla “malvagità” degli islamici e dei neri. Villains, per citare il termine inglese, che molte volte parodiano personaggi realmente esistenti, da Patty Pravo (con cui l’autore deve avercela particolarmente, visto che la mostra come una sorta di terribile ninfomane), passando per Massimo D’Alema (convertito al Islam e agente terroristico!) e Gianfranco Fini (nei panni di un produttore di film porno, qualcosa di cui ho sempre sospettato).
Un gioellino d’altri tempi, insomma, a cui conferisce un fascino da incidente stradale la sconclusionatezza di certe trame, l’uso piuttosto disinvolto dell’anatomia umana nei disegni, insomma tutto quello che concorre a dare a quest’opera il titolo di “peggior fumetto della storia”. Una fama meritatissima, quasi cercata dal suo stesso autore, voglioso di sostenere la sua creatura fino ai limiti dell’autolesionismo, arrivando a riproporlo in formato di pratici cd rom dopo il prevedibile fallimento da edicola da cui è scomparso già nel 2000 e a rendersi attivo tutt’oggi, tanto che fino a pochi mesi fa era disponibile un simpatico sito dove poter trovare materiale sul personaggio, oltre che a fan club ufficiali e pagine facebook di sorta.
Il caso di Kill Killer testimonia una volta di più quanto è particolare la “ricerca” della fama nel nostro Paese, dove anche chi propone un modello così negativo, corredato per di più da un prodotto brutto e scadente sotto tutti i punti di vista, può arrivare a costruirsi un certo seguito. Galati infatti nel corso degli anni ha potuto godere di una sorta di celebrità “pop”, proveniente, oltre che da chi a queste idee ci crede, anche da parte dei “normali” cultori del trash. Evenienza quest’ultima a cui questo pseudo illustratore si è sempre particolarmente prestato, come testimoniato dai suoi tentativi di porsi come un ribelle scorretto ma sincero in numerose interviste, dove rivendicava a piè spinto la volontà di aver creato un opera diversa e alternativa al “pensiero dominante” (parole sue, true story).
Insomma una strana brutta storia, per citare il maestro Lucarelli, di quelle così comuni nel nostro Paese. Una storia che non si decide a scomparire e a non lasciare traccia vista l’insistenza di Galati e dei suoi fan, una vicenda tanto particolare dall’essere ordinaria nella nostra bella modernità.
Ps= l’articolo sostiene la campagna dell’ANFCRDEN, l’Associazione Nazionale Fumettisti Comunisti Reduci Da Elezioni Negative, presidente e fondatore Luca Frosini, tesoriere Luca Frosini, iscritti 2 (Luca Frosini e Frosini Luca). Partecipa alla nostra lotta!