della Redazione di Siderlandia
Cari lettori, avevamo altre intenzioni per questo numero e chi ci segue e ci ha seguito sui social network in questi giorni, lo sapeva già.
Una scossa da parte di un noto personaggio menzionato in una vignetta satirica pubblicata l’8 marzo sulla nostra pagina Facebook, ha creato qualche preoccupazione nel nostro gruppo.
Abbiamo deciso di approfittare di questo spazio per ribadire quello che dovrebbe essere un diritto nel nostro Paese, costato, a tanti altri (molto più degni, sicuramente) prima di noi, lotte, anni di carcere e addirittura l’esistenza: quello alla libera espressione. In passato abbiamo incontrato malumori da parte di lettori affezionati o occasionali riguardo alcuni contenuti dei nostri post: scontri fra diversi modi di vedere le cose, accesi, di rado al di sopra della civile comunicazione, di cui però, nel bene o nel male, abbiamo fatto tesoro ritenendoli espressioni non meno degne di quelle più vicine alle nostre idee.
Sapevamo e tuttora sappiamo cosa vuol dire esporsi, condividere i propri pensieri, la propria espressione e anche, soprattutto, i propri limiti; specie chi, come noi, ama la scrittura capirà come, con ogni riga, ci si “denudi” esponendosi, forti o no, al rischio che il lettore possa apprezzare o infierire approfittando delle basse difese.
Non ci sorprendiamo del “bravo, bel pezzo”, né dello “stronza/o comunista”: siamo ciò che scriviamo per chi ci legge.
Vogliamo quindi cogliere l’occasione per lanciare un messaggio al signor Nicola Russo, che sicuramente ha una dimensione pubblica maggiore della nostra, e che pubblicamente ha annunciato di ricorrere all’autorità giudiziaria, accusandoci di diffamazione a mezzo internet e denunciando, inoltre, chi ha condiviso e cliccato “mi piace” alla nostra vignetta per “concorso in reato”.
Vorremo spiegare al sopracitato che aver messo il Suo volto al Ministero della Giustizia sportiva si basa sui fatti relativi alla finta promozione del Taranto in Serie B e al Suo ricorso al Tar. A noi non sembra ci siano gli estremi per l’accusa di diffamazione, visto che il fatto nella realtà pubblica sussiste.
Nello stesso momento noi ci chiediamo cosa dovrebbe dire la dott.ssa Felicia Bitritto Polignano, una brava persona anche se lontana dalla nostra visione del mondo, che è stata messa al FINTO ministero degli Esteri per il suo cognome e per l’avversità che parte dei tarantini ha per tutto ciò che ricorda qualcosa di barese. Oppure cosa dovrebbe dire il signor Festinante, piazzato al ministero della Cultura e dell’Istruzione, solo per aver deciso di chiamare il suo movimento Galaesus, incredibile connubio, ai nostri occhi, di storia, geografia, lingua e letteratura latina (la citazione alle opere di Virgilio e Ovidio è palese): da intendersi quasi come un liceo classico fattosi lista politica.
Non vorremmo dilungarci anche sugli altri che nella nostra vignetta (che chiaramente voleva prendere in giro anche l’elenco dei ministri messo in giro da Michele Santoro e il suo “Servizio Pubblico”) hanno trovato impresso il loro volto. Probabilmente loro, almeno chi ha avuto modo di vederla fra le “vittime”, hanno capito l’ironia del nostro agire. Sappiamo, e ci rendiamo conto, che l’ironia non è per tutti. Allo stesso tempo però rivendichiamo con forza la nostra libertà di critica e satira. Abbiamo deciso, pur se fra noi è prevalsa una sorta di ironia scaccia-ansie e pro-agrumi da portare in galera rispetto a quanto da Lei minacciato, di scrivere questo pezzo per fare capire a Lei (ed anche ai nostri lettori) che non abbiamo intenzione di fare un passo indietro sulla nostra voglia di parlare in maniera diversa della nostra città. Tanto meno abbiamo timore di aver leso l’onorabilità di qualcuno. In tal caso, sarà nostra premura difenderci nelle sedi opportune. A noi non resta che chiederLe, infine, quel rispetto che Lei vuole conquistarsi con la prepotenza del suo messaggio; il rispetto che meriterebbe chi, pur fra mille difficoltà e non guadagnandoci nulla, scrive e racconta con tanto amore la sua città.
Ma ignoratelo. Persone come lui non valgono nemmeno una pagina internet.
Continuate sereni e con l’onestà intellettuale che vi contraddistigue, a scrivere.
100 risate seppelliranno chi non ha capito che ” A noi non resta che chiederLe, infine, quel rispetto che Lei vuole conquistarsi con la prepotenza del suo messaggio; il rispetto che meriterebbe chi, pur fra mille difficoltà e non guadagnandoci nulla, scrive e racconta con tanto amore la sua città”.
Continuate a dire cose non vere. Non c’è stata una “finta promozione del Taranto in B”, ma una falsa notizia da parte di qualche persona che, da Taranto, ha redatto un documetno falso, tanto che ci sono indagini in corso da parte della Procura di Roma. Per Vs. informazione, il Tar Lazio in primo grado non ha accolto il mio ricorso, ma il Consiglio di Stato, in seguito al mio appello, ha riformato la sentenza del Tar Lazio, dandomi ragione.