Nostalgia a 90

di Cosimo Spada

 

Mettere una certa distanza tra sé e l’oggetto del proprio giudizio dovrebbe essere un buon modo per essere obiettivi. Non sempre però, occorre anche una buona vista.

Io una buona vista non ce l’ho. Spesso, per strada, se mi capita di vedere una donna a lunga distanza, penso: “Minchia quella è proprio una figa!”. Quindi rimango sul suo stesso lato della strada e preparo le mie pupille allo spettacolo di bellezza che la genetica, il caso e preservativi non all’altezza delle aspettative dei consumatori, hanno messo sulla mia strada.

Faccio alcuni metri e i miei occhi miopi iniziano a mettere meglio a fuoco l’oggetto dei miei desideri visivo-libidinosi. Le sue forme non sono così perfette; ok, va bene,  il suo culo non sembra tondo, ma dopotutto ve la ricordate la Venere del Botticelli? Non c’è bisogno di dire altro, non sarà perfetta ma non sarà male.

Faccio ancora altri metri e il giudizio comunque positivo si va incrinando ancora (mi sento come un qualsiasi elettore del PD alle ultime elezioni insomma), i miei occhi iniziano a notare che signora non solo non rispetta gli attuali canoni di bellezza, di cui però abbiamo già detto non ce ne frega molto, ma anche quelli di Botticelli. Ma stiamo calmi, la mia vista non mi può ingannare, ancora alcuni metri e la vedrò in tutta la sua umana bellezza, certo, non perfetta, ma chi sono io per parlare di perfezione? Io che ho votato Ingroia alle scorse elezioni dovrei parlare di perfezione? Non scherziamo dai!

Ma la verità ti arriva addosso comunque, anche se tu la photoshoppi come le foto delle modelle, arriva il momento in cui dovrai renderti conto che hai il doppio mento. Io e la donna oggetto dei miei desideri di quel momento siamo ormai l’uno di fronte all’altra: una delusione sconfinata.

Lei ha superato abbondantemente i 50, e li ha superati talmente male che neanche un ottimista al culmine della sua falsità potrà mai farle dei complimenti per il suo aspetto. La mia vista in combutta con  la mia immaginazione mi hanno ingannato.

Solo dopo averla superata mi sfiora il pensiero che forse anche lei aveva avuto una fugace visione di un uomo affascinante che proveniva dal fondo della strada, e che pian piano io mi sia mostrato in tutta la mia umana imperfezione. Tutto questo per dire che cosa: curate di più il vostro aspetto? Non emozionatevi per qualcosa che ancora non conoscete bene? Usate lenti migliori per i vostri occhiali? No, tutto questo serve per dire che non bisogna essere nostalgici.

Ebbene sì, tutto sto po po di parole servono solo per dire che dovremmo cercare di essere più obbiettivi nel guardare al passato. Questa mancanza di obiettività la si vede soprattutto in musica. Da almeno venti anni si assiste ad una serie di sbuffi e tristezze assortite, ricordando un passato che non tornerà più, mentre il presente è brutto e senza colore.

Che il periodo che va tra gli anni 60 e 80 sia stato prolifico e culturalmente stimolante è cosa risaputa; ma, se provassimo a guardare nella loro interezza quegli anni, ci renderemmo conto  anche di quegli aspetti che quanto meno rendono quegli anni meno favolosi e anche meno attraenti. (Wow, sono riuscito a dire una cosa sensata in pochissime battute! Beccati questo Baricco!!!).

Se la nostalgia degli anni 60/80 trova delle giustificazioni, più problematica è la nostalgia dei 90.

Questo decennio è stato il momento in cui quel senso di inferiorità rispetto alla musica degli anni precedenti ha preso corpo. Tranne per alcune sacche di “resistenza” (il trip hop, la scena rave, e i Radiohead che da soli fanno storia a parte), tutto il decennio è stato dominato dalla devozione al passato.

Eppure oggi non sono poche le band che si ispirano a quegli anni, sopratutto al rock lo-fi dei Pavement oppure agli inventori dello shoegaze My Bloody Valentine. Dopotutto lo dicevano anche i Blur in Girls & Boys:Live in the 90’s is paranoid”. Ascoltatevi due band a caso per capire cosa dico, ad esempio gli Smith Westerns o i Sic Alps.

Ma ci sono anche band molto interessanti che con quella nostalgia hanno flirtato molto bene. Parliamo degli Yuck.

Gli Yuck sono una band inglese fortemente influenzata dalla musica degli anni 90. il loro primo disco omonimo, uscito a febbraio 2011, ha avuto un grandissimo successo ed è stato uno dei miei album preferiti di quell’anno. Come si può immaginare è un album incentrato sulle chitarre, che in linea col decennio dei 90 sono davvero grasse e piuttosto sature e una grande attenzione alla melodia. Holing Out è tutto questo: in una sola canzone potete ascoltare uno dei migliori riff degli ultimi anni con due chitarre che sembrano esplodere come in un remake di Zabriskie Point ed aperture melodiche improvvise come altrettanto improvviso è il ritorno delle chitarre selvagge. Anche in Get Away giocano su passaggi più sporchi e più melodici, mentre basso e batteria danno struttura alle canzoni. Sorprese riserva Suicide Policeman decisamente più raccolta, dove proprio quelle chitarre imperiose dei brani precedenti diventano docili finalizzate a raccontare un amore difficile, questo tipo di sonorità però non devono sorprendere visto anche il progetto acustico della band dal nome Yu(c)k. A chiusura dell’album c’è Rubber, una lenta marcia di sette minuti con un muro di chitarre talmente alto da quasi inghiottire la voce di Daniel Blumberg che però come in tutto l’album rimane pacata quasi monotona. Ad onor del vero va detto che dai video live della band che potete reperire in rete, dal vivo gli Yuck non sono proprio irresistibili, anche se ho letto anche recensioni ai loro concerti molto lusinghiere, qui un link per farsi un’idea . Insomma da provare.

Allora bambini cosa abbiamo imparato oggi: 1) La nostalgia non è scevra da giudizi storici; 2) Baricco è di una noia disarmante; 3) Munitevi di occhiali o lenti che vi permettano di vedere in maniera chiara chi sta sopraggiungendo dall’altra parte della strada.

Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:

Jimi Hendrix, People, Hell and Angels, 2013

2 Comments

  1. giuseppino pittalis Marzo 26, 2013 10:42 pm 

    cosimo spada sei un mito

  2. Mimmo Spada Marzo 27, 2013 10:46 am 

    grazie Giuseppino e grazie per la difesa della buonissima carne di cavallo

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