Taranto, referendum Ilva: “Un segnale sociale forte”

di Serena Miccoli

La Consulta ha decretato la costituzionalità del decreto Salva Ilva. Una mazzata fra i denti che in me, e penso anche in molti di voi, ha provocato le più svariate reazioni nel giro di una serata: dall’amarezza più rassegnata, a quella voglia di “spaccare tutte cose” a cui in tanti incorriamo. Ma attendiamo la pubblicazione della sentenza…

Domenica intanto si terrà il referendum sulla chiusura totale o parziale dello stabilimento. Qui troverete i quesiti e quanto scritto da Andrea Cazzato la scorsa settimana.

Era il 2007 quando il Comitato Taranto Futura propose il referendum. Nel 2010 venne fissata per la prima volta una data per il suo svolgimento (27 Marzo 2011) a seguito dell’esito del ricorso al TAR presentato dall’avv. Russo: il Comune di Taranto che, in un primo momento non aveva accolto le istanze del Comitato, avviò l’iter referendario. Dei cinque quesiti inizialmente previsti, ne vennero ammessi dai garanti nominati dal Comune tre: quelli che troveremo domenica, e un terzo, riguardante la richiesta di risarcimento danni per inquinamento ambientale all’Ilva s.p.a.
Ma ricorsi di Ilva, Confindustria, Cgil e Cisl, accolti dal Tar nell’Ottobre 2009, fecero però congelare il decreto del sindaco con il quale veniva fissata la data della consultazione. Il ricorso al Consiglio di Stato, presentato successivamente da Russo, diede ragione ai sostenitori del referendum (e a coloro che avevano firmato) nell’Ottobre 2011: via libera, quindi, al referendum.

Nonostante le aspettative di molti volessero lo svolgimento della consultazione in concomitanza con le elezioni amministrative, bisognò aspettare Gennaio 2013 per vedere fissata dal sindaco una data, quella definitiva, per il sudato referendum: habemus 14 Aprile! I garanti, riuniti il 17 Gennaio, non ammisero il terzo quesito, poiché “il Comune di Taranto ha già promosso l’azione di risarcimento nei confronti dei responsabili dello stabilimento per inquinamento ambientale”.

Dal 2007 ci separano cinque anni e numerose vicende legate al rapporto fra Taranto e il siderurgico: l’intervento della magistratura, l’estate 2012, il decreto Salva Ilva… Ma soprattutto da allora è sempre stata più crescente la presa di coscienza e posizione dei cittadini. Qual è, oggi, il significato del referendum alla luce di quanto successo?

“Un referendum, come questo proposto, sulla chiusura parziale o totale dello stabilimento, non riteniamo sia la risposta ai tanti problemi della nostra città. Intendiamoci, nessun boicottaggio da parte nostra nei confronti di chi lo ha promosso.”  -sostiene Ciccio Voccoli. ALBA infatti non parteciperà al referendum, ritenendo che la lotta per la tutela dei diritti dei tarantini vada intrapresa attraverso un progetto alternativo, che proponga in maniera partecipata un nuovo modello di sviluppo per la città in grado di dare anche speranza ai tanti disoccupati, precari, giovani, donne e pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese e vivono in condizioni di disagio a tutti i livelli. E poi aggiunge: “forse tre anni fa questo referendum avrebbe avuto un senso, quello di aprire un dibattito. Oggi, alla luce di quanto successo, anche questo obiettivo è superato grazie sia alla lotta dei magistrati e alle tante iniziative che si sono prodotte nel variegato mondo ambientalista e anti liberista. Lo stesso contenuto dei referendum,ci sembra un passo indietro rispetto ai livelli di mobilitazione e di sedimentazione che in questi anni si sono registrati intorno alla vicenda Ilva.”

Rifondazione e Sinistra in Movimento attraverso una nota, qualche giorno fa, hanno comunicato la propria posizione: partecipazione al referendum, scheda bianca. Una decisione non definitiva, però, da quanto ci dice Luca Occhionero: “la nostra posizione è dettata da una motivazione specifica: quella di rispettare il dettato della magistratura che non ha mai parlato di chiusura degli impianti, né degli impianti inclusi dell’area a caldo, ma che ha imposto alla proprietà una serie di prescrizioni utili affinchè l’Ilva possa produrre a norma di legge eliminando ogni inquinamento. Purtroppo i due quesiti referendari sono entrambi contrari a questa impostazione”. Non si esterranno domenica, nonostante queste ragioni: “pur essendo un referendum consultivo, che quindi non decide nulla e nulla deciderà, riteniamo che non si debba chiedere alla gente di non partecipare. L’ andate al mare di craxiana memoria – a parte essere inadeguato a metà aprile – ricorda troppo la posizione di tutti quelli (politici, sindacati, giornalisti ed altri) che si sono seduti al tavolo degli affari di Archinà. Noi intorno a quel tavolo non ci siamo mai seduti e non vogliamo essere considerati conniventi o collusi come altri.”

In ultimo abbiamo chiesto quindi a Nicola Russo il valore di questo referendum per la città in questo dato momento: secondo l’avvocato non partecipare e non votare alla consultazione costituirebbe perdere una possibilità storica per cambiare le sorti della città. “Noi abbiamo sempre detto che il Referendum ha lo scopo per indurre la classe dirigente a cambiare radicalmento lo sviluppo economico della città, pensando seriamente alla tutela della salute e del lavoro dignitoso. Il lavoro deve servire per vivere, non per morire!”
Inoltre, riguardo le perplessità sulle prospettive occupazionali legate alla chiusura totale o parziale dello stabilimento, specifica che “con il Referendum l’Ilva non chiuderebbe il giorno dopo; bisogna trovare le alternative occupazionali e poi chiudere. Certamente, non viviamo oggi nella ricchezza; la salute dei cittadini e lavoratori è precaria. Allora perchè non tentare uno nuovo sviluppo economico?”
Il Comitato Taranto Futura in questi giorni ha avviato una serie di incontri con l’Ordine degli Ingegneri, degli Architetti e con il Collegio dei Geometri al fine di elaborare nuove prospettive per lo sviluppo economico della città. “Noi siamo, inoltre – aggiunge Russo – per il rilancio concreto della mitilicoltura, della pesca e dell’agricoltura, oltre che per lo sviluppo della piccola e media impresa.” E ritornando al voto al referendum di domenica, conclude: “Votando due sì sulle schede daremo un forte segnale sociale.”

Un segnale sociale: un riflesso istintivo alla luce delle ultime 24 ore di vicende e dichiarazioni, fra le quali quelle di Ferrante che comunica alla stampa di voler procedere ad una valutazione dei danni subiti dall’azienda, a causa del sequestro, per eventuali richieste di risarcimento…
La partecipazione al referendum, sarà il segnale adatto?


1 comment

  1. gigi Aprile 11, 2013 8:20 pm 

    4) Il quesito sottoposto a referendum è dichiarato accolto nel caso in cui i voti attribuiti alla risposta affermativa non siano inferiori alla maggioranza assoluta degli elettori con diritto di voto, altrimenti è dichiarato respinto.
    E’ quanto recita lo Statuto del Comune di Taranto all’ Art. 52 “ll Referendum consultivo.”
    A che serve votare scheda bianca?

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