Il fantastico mondo delle donne

di Cosimo Spada

Mentre mangiavo il mio classico panino col kebab ieri sera, mi sono accorto che in questa rubrica non avevo mai segnalato un disco di qualche artista donna; onde evitare ricorsi al Tar o noiosi viaggi a Potenza, ho iniziato a pensare a cosa scrivere.

Si però che palle mica voglio mica scrivere il solito articolo sulle donne che scriverebbe un qualsiasi maschio, anche se dotato di notevole prestanza fisica come il sottoscritto. E non mi va neanche di farvi la storia della musica al femminile, che tanto la trovate in giro per la rete.

Ho chiesto al mio guru e mi ha detto: ”Bevi 7 o 8 vodka Martini e poi ebbro scrivi di donne”. Ma sapete quanto costa un vodka Martini? Una “ladrata” unica, ho lasciato perdere.

Mi sono rivolto al mio analista chiedendogli come lo vedeva un articolo dove raccontavo le mie disavventure con il gentil sesso e mi ha risposto: “Ritengo che tu non debba farlo perché in questo modo dileggi te stesso, impegnati ad essere una persona sì e non una persona no”. E poi mi ha dato una strana caramella che mi ha tenuto tranquillo per tutta la giornata.

Ho anche provato a chiedere a Valentina che è donna sin dalla nascita, ma si è trincerata dietro la frase: “Non ne so nulla, ora mi vedo tutta la saga di Guerre Stellari”.

Beh ok io intanto scrivo e le idee verranno fuori.

L’album è quello omonimo di Maria Antonietta, nome d’arte di una ragazza di 26 anni di Pesaro (questa città ultimamente sforna ottimi artisti). La sua storia musicale inizia col duo punk Young Wrist tutto cantato in inglese, dopo un LP in solitaria anche questo in inglese a nome Marie Antoinette dal titolo “Marie Antoinette Wants To Suck Your Young Blood”, è approdata l’anno scorso al suo primo album in italiano modificando il suo nome in Maria Antonietta.

Ecco ora che ci siamo levati di mezzo la bio; parliamo di cose serie: il disco. Non è una regola scritta e non sempre vale, ma quando un artista riesce a creare una forte spaccatura tra chi lo apprezza e chi lo odia e le reazioni sono da entrambe le parti notevolmente accese, allora quell’artista probabilmente vale qualcosa. (intanto l’allarme della casa della mia vicina suona da 20 minuti ed io voglio commettere un omicidio).

Nel caso di Maria Antonietta è successo che all’uscita del disco si sia scatenata una vera guerra in rete per via dei suoi testi molto diretti e, secondo Maria Antonietta, autobiografici. Per citare un verso di “Estate 93”, una delle canzoni dell’album che spiega molto bene il senso dell’album: “E poi le mie canzoni parlano di un solo cazzo di argomento: della mia incapacità di accettare la realtà”. Fragilità, fuga dalla realtà, rapporto con la religione, sesso sbagliato; ognuno di questi temi trova spazio in quest’album, senza nessun paravento metaforico e retorico. Quando M.A. canta: “Volevo solo portarlo a letto” in “Quanto eri Bello”, dice senza mezze misure quello che tante donne potrebbero dire. Oppure quando canta uno dei versi migliori del disco: “Questa è la mia festa e questo è il mio vestito nuovo, questo è il mio Martini cocktail e non sarà il solo” da Questa è la mia Festa. La cosa che mi ha colpito e mi ha spinto a scrivere questo pezzo è soprattutto legato alle molte critiche ricevute dal pubblico femminile, il tipo di critica ve lo potete immaginare: vince su tutte la parola Troia. Però poi tutti se la prendono con Battiato.

Cara amica donna che ogni giorno combatti le imperfezioni della pelle e i segni del tempo, perché attacchi questo disco? Non sei mai andata a letto con un tizio solo perché lo volevi? Non hai mai pensato che parte della tua vita fosse fatta solo da tuoi errori? Insomma cara amica donna, perché attacchi Maria Antonietta se in realtà lei ha raccontato solo quello che frulla per la testa anche a te?

Polemiche a parte questo album è secondo me un notevole passo avanti per la musica italiana al femminile. Innanzitutto perché finalmente affranca le musiciste dalla tradizione musicale italiana che vuole come nume tutelare solo Mina, e finalmente guarda anche all’estero a cantanti di grande spessore come P.J. Harvey, oppure come Curtney Love, che la stessa Maria Antonietta annovera tra i suoi maggiori esempi. Ci sono anche tre canzoni, tra le più tese e intendo tese in senso emotivo, Maria Maddalena e Santa Caterina, o come in Stasera ho da fare dove richiama Giovanna D’Arco. Con la fascinazione per la santità che si contrappone alla pena per le proprie insicurezze.

Per concludere allora che giudizio merita questo album? Per me sicuramente positivo, per dirla con una canzone dei Diaframma ci troviamo davanti ad un Diamante Grezzo. Se la sfiga si farà i fatti propri secondo me Maria Antonietta potrebbe evolversi in un’artista davvero molto interessante.

Ed ora vi saluto, prendo la motosega e vado a fare due chiacchiere con la vicina e il suo allarme.

Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:

I Ministri, Per un Passato Migliore, 2013


2 Comments

  1. Anonimo Aprile 15, 2013 7:33 pm 

    HO SALVATO!

  2. Mimmo Spada Aprile 15, 2013 7:42 pm 

    tutti a Potenza!!!!

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