Sinistra: dove stiamo andando?

di Andrea Cazzato

“C’è grossa crisi” direbbe il Messia, il portatore della parola di Quelo e per parafrasare sempre il mitico personaggio di Guzzanti “Qua la gente non sa più QUANTO stiamo andando su questa Terra”. In effetti il caos regna sovrano, ad essere abbastanza obiettivi.
Nel detonatore del “superiamo la concezione di destra e di sinistra” di memoria a 5Stelle, chi si è fatta davvero esplodere è stata la sinistra, visto che le manifestazioni di Berlusconi (tra figuranti e meno), come le sue esternazioni al limite della fantascienza, riscuotono sempre un buon successo.
In questo mese e mezzo post-elettorale si è cercato di capire, in sporadici casi allontanandosi dallo scaricabarile dell’ “è colpa di X, se non fosse stato per Y, c’era la neve quel giorno, gli alieni, le cavallette” (che ricorda Jack Blues quando incontra l’ex fidanzata e cerca di non farsi uccidere), quali sono le ennesime motivazioni di una sconfitta elettorale inaspettata dai più.

Beh, inaspettata fino ad un certo punto, sia chiaro. Perchè i sentori c’erano tutti, già dalla nomina a capo del Governo di Mario Monti. Il Pd, nel nome della responsabilità, si lega le mani e sostiene il governo, come le formazioni di centro e il Pdl (ma stranamente questi ultimi, sentendo i mesi prima delle consultazioni, pare stessero fuori gioco). Andando a sinistra invece, dopo questa parentesi di centro neo-liberista, si è cercato un rilancio dopo anni di ricerca del bandolo della matassa, del tira e molla, del “ma che faccio vengo alla festa? Mi si nota di più se vengo o no”, celeberrimo momento del film Ecce Bombo di Nanni Moretti, che sembra racchiudere gli ultimi anni di una sinistra eternamente indecisa e mai chiara sul da farsi. “Che facciamo? Ci si nota di più se non diciamo niente in tutto questo casino oppure se parliamo di fallimento del capitalismo? E comunque secondo me capitalismo si scrive con la maiuscola, SCISSIONE!”. E perchè non spaccarsi allora? Ed ecco che il più “grosso” troncone della sinistra, quella un po’ più raffinata, borghese e da discussione sui massimi sistemi (economici si intenda), se ne va definitivamente (dopo l’“eccellente” risultato in coalizione) con gli ex compagni, i “traditori” di qualche anno fa. Al grido di “RIMEFCOLIAMOCI” ecco che si rientra nel sogno del grande partito di “sinistra”, non identitaria e giammai radicale, per carità!!! (n.d.a agli amici di Sel, non vi arrabbiate se vi vedo con questi occhi, ma spesso fate di tutto per darmi ragione, almeno una buona parte di voi).

Ma in tutti questi anni, dico io, due domande sul fatto che Berlusconi fa le stronzate e sta sempre là se le sono poste? L’unica analisi uscita sembra sia stata: “Forse siamo troppo di sinistra noi?!” e giù ad inseguirlo sul suo campo. Una delle prime cose che mi hanno insegnato da quando studio comunicazione politica, è l’agenda building. Questo mostro significa, in soldoni, “definizione dei temi di cui tutti i talk show e i tg parleranno contemporaneamente”, convinti che a tutti possa interessare quell’argomento in quel momento. Dal 1994 ad oggi Berlusconi di cosa parla sempre? Di tasse. In questa campagna elettorale di cosa abbiamo parlato? Di tasse. Per di più è passato, al cittadino poco informato, che il più importante alleato di Monti non è stato di certo il Pdl, con la sua maggioranza schiacciante nelle due Camere, bensì il Partito Democratico. “Ricostruzione di una verginità”, tutto in poco più di un anno, mentre i bersaniani si affannavano a smacchiare giaguari e Renzi, come un avvoltoio, attendeva la sua ora. Ed in tutto questo c’è una parte di sinistra che, nonostante questi continui autogol e la lampante deriva liberista, per inseguire Monti e l’Europa, continua a credere in questo gruppo di “rinnegati” e “rinnegabili”, capace di non vincere nemmeno a porta vuota, per rimanere nella metafora calcistica.

Tutto quello che si muove fuori dall’ala protettiva piddina, è macerie. La sinistra cattiva e puzzolente, quella che della scissione e del divorzio ha fatto un fiore all’occhiello, riparte (si fa per dire), dalla batosta di Rivoluzione Civile, da nuovi congressi, nuove mozioni, nuovi documenti. Rifondazione si rilancia nella cooperazione coi movimenti e in un grande soggetto di sinistra che possa riconoscersi nel rifiuto del capitalismo come unica forma di coesistenza, ma c’è chi all’interno cerca altre vie. I Comunisti Italiani si dividono, fra chi vuol fare la corte al Partito Democratico (che tanto ci ha voluto in questi anni) e chi vuol rilanciare un’unità dei comunisti.

Detta così sembra di avere a che fare con partiti solidi, fatti di una struttura indistruttibile e stracarichi di iscritti e militanti, che si “lancerebbero a bomba contro l’ingiustizia”. Ma ahinoi non funziona più così. Per molti di noi la stanchezza inizia a farsi sentire e le nostre massime cariche, presentatesi dimissionarie dopo la batosta delle nazionali, non sembrano aver capito il problema sino in fondo. Si spera che comprendano sia utile non solo riprendere subito ad aprirsi all’esterno (e non intendo agli altri partiti, ma alle persone, alla gente, al ritorno in strada), ma che si ricominci anche con un lavoro di rafforzamento della convinzione di non essere in un gruppo perdente e che, alla bene in meglio, cerca di tirare a campare per tenere viva la fiaccola del comunismo in Italia. Essere ridotti a questo, alla lunga, logora, e lo fa profondamente, fino alla volontà di eutanasia politica.

E stancamente, per la settecentesima volta, mi tocca citare il poeta russo Majakovskij Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada”.Da qui a novembre avremo da discutere tutti insieme, e spero lo faremo veramente, almeno questa volta.


3 Comments

  1. mafalda quino Aprile 15, 2013 6:36 pm 

    Citazioni supelative, che quasi quasi questa “sinistra persa” e sciattona non merita. Le tue parole disincantate mi piacciono. Anche se amara è meglio guardare la realtà con occhi attenti senza nostalgiche zavorre.

  2. Gino De Marzo Aprile 16, 2013 10:49 am 

    Eccellente articolo la cui conclusione, però, mi pare solo uno slogan da riempire di contenuti: di che cosa e come si parla ai “ragazzi di strada”?

  3. Andrea Cazzato Aprile 16, 2013 11:17 am 

    La ringrazio signor De Marzo per il giudizio sul mio articolo. A proposito dei ragazzi di strada le posso dire che risulta sempre più difficile, dopo anni fuori allenamento per tutti noi, ricominciare un dialogo per capirne i problemi e le esigenze. Come esempio amo citare sempre i social network. Per molti dei miei compagni, l’utilizzo del social network è diventato l’unico strumento di interazione e di attività politica della propria militanza. Pur ritenendo, in effetti, questi strumenti utili alla diffusione delle idee, allontanano sempre più i comunisti dalla “strada”.
    Le ripeto, per noi diventa sempre più complesso, col passare del tempo, riprendere il dialogo con queste fasce, ma dobbiamo di comune accordo trovare la via migliore per riprendere un dialogo coi “ragazzi di strada”. La ricetta giusta non la ho, ma si accettano proposte.

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