Breve storia di una generazione

di Serena Miccoli

Sabato sera al Next, lo spettacolo serale della Repubblica delle idee al Petruzzelli, sono andate in scena molte storie di vite di pugliesi. Una ci ha colpito in particolare: quella di Torto OG (Gaetano Occhiofino), rapper, giornalista e blogger barese. Si è esibito con i ragazzi della CCG (Comitiva Capa Gira) con Pass u pallon, un brano realizzato durante il laboratorio musicale da lui condotto all‘Accademia di Cinema Junior di Enziteto.

Prima dell’esibizione musicale, è stato proiettato un filmato in cui un attore ha interpretato un monologo scritto da Torto Og: nato come una nota su Facebook, il pezzo è stato condiviso da tantissimi utenti e oggi è contenuto in Breve storia di una generazione, libro edito da Caratteri Mobili.

Ne condividiamo il testo, perché è impossibile esserne indifferenti, non risentire in quanto è scritto ciò che ci è stato più volte detto e che ci siamo detti, da soli, più volte: parole che forse accomunano non una sola generazione e che colpiscono dritto alla pancia, perché raccontano, nulla più e nulla meno, che quello che senza filtri in tanti provano oggi e chissà per quanto ancora…

Breve storia di una generazione

Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo.
Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. Lo imparammo.
Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. Ci convinsero e lasciammo perdere.
Quando lasciammo perdere, rimanemmo senza un centesimo.
Ricominciammo a sperare, disperati.
Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli.
Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tfr, zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro.
Non facemmo figli – per senso di responsabilità – e crescemmo.
Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre.
Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo.
Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa.
Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”.
A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”.

Torto O.G.


1 comment

  1. Gaetano Occhiofino Aprile 24, 2013 6:37 am 

    Grazie davvero per le belle parole! Felice di avervi convinti. Grazie anche a nome dei ragazzi. Torto

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