Taranto. Le piste ciclabili nuocciono gravemente al commercio

di Margherita De Quarto

Un anno fa, proprio in questi giorni, mi trovavo in Germania, ad Aquisgrana, per far visita al mio amico girovago, uno di quelli che non riesce a stare in un posto per troppo tempo, e che preferisce svolgere lavori di bassa manovalanza pur di girare il mondo e divertirsi ad imparare qualche lingua (per la cronaca ora siamo a quota sei). In quei giorni, il nostro unico mezzo di locomozione furono due bici, per giunta illegali, non perché le avessimo rubate, ma perché non erano regolarmente registrate. In più io e il mio amico Yassin non eravamo muniti di patente per guidarle. Già! In Germania bisogna avere la patente per guidare la bici.
Ricordo ancora il cinese dove le comprammo, con il quale contrattammo affinché ce ne desse due al prezzo di una, 15 euro. Riuscimmo nell’impresa. Del resto cosa poteva l’operoso cinese contro le doti contrattuali di un marocchino e gli occhioni verdi di un’italiana del sud?
Con quelle due bici un po’ scassate arrivammo fino al punto in cui Belgio e Olanda incontrano la Germania. Passando per paesini e superstrade, ma senza mai mettere a repentaglio la nostra vita, perché in Germania anche le superstrade hanno la pista ciclabile. Ero esterrefatta. Non ricordo bene quanti chilometri percorremmo quel giorno, ma molti erano in salita. I polmoni e le gambe chiedevano pietà, ma gli occhi erano piacevolmente saturi di paesaggi, che mai avremmo potuto gustare chiusi in una scatola di metallo.
In quei giorni Yassin, quasi divertito dalla mia aria sbigottita, mi raccontò storie che ancor oggi credo siano sue fantasie: “In Olanda, tipo ad Amsterdam, il comune mette a disposizione delle bici – mi raccontava – la gente le usa e le lascia per strada senza preoccuparsi di metterci un lucchetto, perché tanto se non hai quella ne puoi trovare tranquillamente un’altra”.
Cercai di fargli notare che poteva essere considerato furto, ma lui mi disse che non era così, perché le biciclette non erano di proprietà delle persone, erano della città.
Non ho mai scoperto se quel racconto fosse reale o solo una sua fantasiosa declinazione della socializzazione per lasciarmi a bocca aperta e convincermi ad andare in Olanda il giorno seguente. In linea di massima mi convinse che poteva funzionare.
Un anno dopo sono ancora qui, fra Taranto e Bari. Tarantina di nascita e barese di adozione, e come molti giovani fuorisede della mia età vorrei tanto che “Babbo Natale mi portasse una bicicletta in regalo”, ma ogni anno Babbo Natale mi manda una lettera di scuse ed un regalo di consolazione, spiegandomi che nelle città dove vivo, andare in bici è pericoloso, oltre all’altissima probabilità che me la freghino o che me la lascino orfana di sellino.
Come dargli torto. A Bari, il furto del sellino è quasi disciplina olimpionica. A Taranto un po’ meno, e non perché siamo meno specializzati nelle discipline criminali, ma perché non c’è materia prima, non c’è mercato. Le bici sono diffuse nei paesi e difficilmente le si usa come vero e proprio mezzo di locomozione. Chi lo faccia, in verità vuole solo mascherare un impeto suicida, perché a Taranto non esistono piste ciclabili. L’unica è quella di viale Ionio, che come descrive Raffaele Cataldi, del Comitato cittadini liberi e pensanti: “è stretta e piena di pali”. Insomma un marciapiede double face.
Per rimanere in tema Raffaele Cataldi mi racconta della ciclo passeggiata che oggi il Comitato dei cittadini liberi e pensanti ha organizzato: “hanno partecipato almeno 500 persone. Volevamo avvicinare la gente al Comitato e nello stesso tempo premiare simbolicamente il lavoro svolto in Piazza Totò De Curtis dai Ragazzi di “Ammazza che Piazza”. È lì che ci siamo fermati. Abbiamo scelto la ciclo passeggiata anche per mandare un segnale all’amministrazione comunale. In sede di trattativa non fanno che ripeterci che l’inquinamento lo si deve alle auto e alle caldaie, e non alle industrie. Se così fosse, loro comunque non fanno niente per risolvere il problema. Mio figlio di tanto in tanto mi supplica di uscire in bici, ma io non me la sento di dirgli sì, credo che sia pericoloso”.
Un punto di vista condivisibile, ma ad onor di cronaca questa volta la colpa sta nel mezzo. A gennaio, infatti, il Comune mise a disposizione 3.800.000 euro per la costruzione di piste ciclabili. Un progetto che almeno le sarebbe servito a spostarsi dal 91esimo posto della classifica del quotidiano Italia Oggi, per chilometri di aree per ciclisti. Ma in quell’occasione, nonostante il favore della Confcommercio, i commercianti delle vie interessate dal progetto si ribellarono. Le corsie preferenziali per i ciclisti o per i mezzi pubblici avrebbero danneggiato il commercio: sarebbe stato, infatti, eliminato lo spazio per i parcheggi in doppia fila.
Il paradosso è evidente, tutti vogliono le piste ciclabili e un servizio pubblico più efficiente, ma non a costo di rinunciare al posto-auto in doppia fila.
Alla fine pare che i commercianti abbiano vinto la propria battaglia: delle piste ciclabili non si sente più parlare e nemmeno dei 3.800.000 euro destinativi, con buona pace dei commercianti tarantini e dei loro parcheggi in doppia fila.
A me cosa resta? Per adesso mi dovrò accontentare del ricordo di quello che non ho: incredibili piste ciclabili e gente con tanto sano e nordico buon senso.

4 Comments

  1. Luca Aprile 29, 2013 3:47 pm 

    Ad Amsterdam, cittá nella quale vivo, la bicicletta é il mezzo di locomozione piú usato . . .
    Non é vero che il comune mette a disposizione le bici che poi lasci per strada. . . Non é vero e non sarebbe possibile, almeno non ora, perché é pieno di italiani che le bici le rubano ed hanno un commercio parallelo . .
    Quindi, credimi, se trovi una bicicletta “non legale”, a 10/15 Euro, stai tranquilla che qualcun’ altro se la sta piangendo perché gli é stata rubata . . ;)

  2. Elio Aprile 29, 2013 6:34 pm 

    a bruxelles città dove vivo le biciclette si comprano a 30-50€ al Marché du Midi, ovviamente rubate. Io ovviamente l’ho scoperto tardi: nel senso che mi sono fatto spedire la mia fighissima bicicletta pieghevole acquistata in Italia, pagata 230€ e che dopo un mese mi hanno ovviamente rubato. ora io e il mio coinquilino abbiamo 2 biciclette pagate 90€ in totale, scattanti e esteticamente inguardabili al punto giusto, da non essere appetibili per i ladri di biciclette.
    A parte questa diffusa inciviltà del furto di bici al quale ci si abitua (o democraticamente son stato derubato di una bici a Taranto vecchia, una a Roma e una a Bruxelless), la cosa sconcertante è la mancanza di piste ciclabili a Taranto. Servirebbero 10 euro di pittura per tracciare per terra 100mt di pista ciclabile, non servono grandi investimenti, solo grandi sforzi per cambiare la testa delle persone.
    A Taranto non c’è nemmeno una strada con una pendenza degna di nota (sottopassaggi e discesa Vasto a parte), quindi se non ci sono piste ciclabili è perché i Tarantini sono perlopiù educati male e giudicano “poracci” (come si dice a Roma) quelli che vanno in bici, senza rendersi conto che i veri poracci sono loro!

  3. massimo Maggio 7, 2013 2:58 pm 

    è evidente che la parte migliore di taranto dovrà iniziare a contare di più in questa città, facciamoci sentire. Comunque il comune ha deliberato una pista al centro dello spartitraffico di viale magna grecia (per ora fino a via veneto) che dovrà far parte del quadrilatero magna-grecia/via plateja/lungomare. Via Plateja dovrebbe sostituire il progetto previsto in via principe amedeo, che dicevate nell’articolo

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