Ed ecco una di quelle notizie che ti fanno svoltare la giornata…a Milano e a Taranto, la Guardia di Finanza ha iniziato il sequestro di beni per l’ammontare di 8,1 miliardi di euro su disposizione del Tribunale di Taranto. I beni mobili ed immobili che verranno confiscati fanno capo alle società Rivafire Spa e Ilva (fonte Ansa).
Come annunciato da Casula sul Fatto Quotidiano, “è probabilmente il più grande sequesto della Repubblica”. Tutto nasce, quindi, dalla richiesta del gip Todisco che, basandosi sulla stima dei custodi giudiziari nominati dal Tribunale per risanare l’area a caldo dello stabilimento tarantino, ha disposto questo sequestro. L’accusa rimane molto pesante, per la famiglia Riva, ed è “associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale”, in quanto la società Rivafire, sempre rifacendosi all’articolo di Casula, “secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe ottenuto negli anni un notevole vantaggio economico attraverso quella che i magistrati definiscono una consapevole omissione degli interventi per la protezione e salvaguardia dell’incolumità dell’ambiente, degli operai e dei cittadini di Taranto”.
A caldo, possiamo definire questo atto del Tribunale di Taranto l’ennesimo tentativo di rendere parzialmente giustizia alla città jonica. A noi non resta che sperare che si faccia al più presto chiarezza sulle responsabilità della famiglia Riva e dei sodali politici e non che sono la causa del disastro ambientale e sociale della nostra terra.
Nel ricordare la vicenda Archinà, con fuga londinese del buon Fabio, non ci resta che augurare alla famiglia Riva, e ad Emilio in particolare, questa canzone (Emì, ti può servire, impara)